I roditori della politica: quando l’ambizione personale divora il bene comune

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In ogni stagione della politica, tra le aule istituzionali e i corridoi del potere, si aggirano figure silenziose ma determinate: sono i cosiddetti “roditori della politica”, personaggi che antepongono sistematicamente l’interesse personale al bene collettivo.

Chi sono i roditori della politica

Non si distinguono per idee o visione strategica, ma per l’abilità nel logorare, lentamente ma inesorabilmente, ciò che altri hanno costruito con impegno. Sono coloro che non progettano, non propongono, non innovano. Piuttosto, si nutrono del lavoro altrui: riforme, iniziative, azioni che potrebbero migliorare davvero la vita dei cittadini.

Un sistema politico logorato dall’opportunismo

Il loro obiettivo non è mai il progresso del Paese, ma la conservazione della propria posizione di potere. Sono esperti nel sorridere in pubblico ma abili nel sabotare in privato. Agiscono nell’ombra, rendendo inapplicabili le riforme, rallentando i processi decisionali e manipolando gli equilibri a proprio favore.

Meritocrazia ostacolata e giovani delegittimati

La politica che dovrebbe premiare il merito spesso viene ostacolata proprio da questi individui. Tecnici competenti, politici onesti e giovani amministratori capaci vengono isolati o silenziati. La burocrazia, anziché supportare, diventa spesso complice dell’inerzia, assecondando la logica delle spartizioni e dei compromessi al ribasso.

Il prezzo per il Paese

Il risultato è un sistema dove il cambiamento reale diventa difficile, se non impossibile. Le idee migliori vengono soffocate, i progetti virtuosi deragliati, e il Paese resta impantanato in un presente che non evolve. Le potenzialità di crescita e di sviluppo vengono sacrificate sull’altare dell’autoconservazione politica.

Serve una reazione collettiva

Per invertire questa rotta, è necessario che l’opinione pubblica, i media, gli intellettuali e soprattutto gli elettori si rendano conto del fenomeno. Riconoscere i “roditori della politica”, smascherare i loro metodi e chiederne conto è il primo passo per una vera riforma culturale.

Solo così la politica potrà tornare a essere ciò che dovrebbe: uno strumento di servizio, innovazione e giustizia sociale. Perché senza integrità, il cambiamento resta una promessa vuota.

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