Morti improvvise nell’era Covid: chiesta l’istituzione di un registro in ogni Regione

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Drug prescription for treatment medication. Immagine di jcomp su Freepik

L’iniziativa è partita all’interno del network di lavoro Albero della vita e la dottoressa Laura Teodori si è fatta interprete di questa problematica, insieme all’aiuto di alcuni componenti del network, per farne un lavoro corale che ha riunito singoli professionisti e molte associazioni.

I dati a livello nazionale e internazionale registrano un aumento di morti per tutte le cause. Anche i dati a disposizione pubblicati da Eurostat dimostrano che in Europa si è verificato un eccesso di mortalità in un arco temporale che coincide con la somministrazione dei vaccini anti-COVID-19.  I dati ISTAT (https://www.istat.it/it/archivio/240401) evidenziano un aumento di mortalità in alcune regioni italiane, negli anni corrispondenti alle campagne vaccinali anti-COVID-19. Inoltre, a destare notevoli preoccupazioni e allarme nella popolazione sono le notizie delle numerose morti improvvise, soprattutto nei giovani sani e negli sportivi.

Dopo l’archiviazione dell’inchiesta su Conte e Speranza, rimane aperta la questione degli sprechi per l’acquisto di materiale medico, di prevenzione e contrasto alla pandemia (mascherine, vaccini, sedie a rotelle per distanziamento nelle scuole), leggi qui.

Ma ora si accende un ulteriore riflettore su questa vicenda. Riguarda il post-pandemia. Riguarda gli effetti più o meno dichiarati, dei vaccini a lungo termine. A raccogliere dati, informazioni e segnalazioni è una associazione, o meglio un “network di lavoro”, come preferisce definirla la dottoressa Laura Teodori.  L’iniziativa che stanno portando avanti in questi giorni è la richiesta dell’istituzione di un registro delle morti improvvise registrate nel post-pandemia.

Una lettera a tutti i presidenti di regione e agli organi di governo regionali

Si tratta di una lettera indirizzata a tutti i presidenti di Regione per la richiesta di istituzione di un registro sulle morti improvvise per poter capire, studiare ed intervenire nel caso ci sia una correlazione con le campagne vaccinali anti-covid19. È una iniziativa che una parte autorevole della comunità scientifica chiede ma a sottoscrivere la lettera ci sono anche avvocati, magistrati e personalità della società civile. Ovviamente ogni Regione ha trasmesso la lettera con delle specificazioni della realtà territoriale, elaborata quindi con l’impegno di persone e associazioni che operano e vivono nei vari territori.

Intervista alla dottoressa Teodori

Abbiamo intervistato la dottoressa Teodori chiedendole quali sono le loro richieste e come è nata l’iniziativa:

«Questa lettera è indirizzata alle Regioni perché loro hanno la possibilità/responsabilità di istituire un registro delle morti improvvise.

Ma ci sono altre due richieste altrettanto importanti.

Una riguarda l’istituzione di ambulatori che prendano in carica chi ha avuto eventi avversi dovuti ai vaccini anti-covid19 con percorsi ragionati e condivisi di cura e ascolto.

L’altra proposta riguarda l’istituzione di un tavolo di confronto per avviare un dialogo con le autorità regionali. 

Casella di testo:      Dottoressa Laura TeodoriIl concetto che noi vogliamo ribadire con questa lettera è di non lasciare da sole le persone che hanno avuto eventi avversi e sono state danneggiate in modo più o meno severo, ma anche quello di fare prevenzione con una sorveglianza attiva».

Continua la dottoressa: «Considerato che i numerosi appelli, anche di una parte importante della comunità scientifica nazionale e internazionale, diretti all’istituzione di cure domiciliari precoci, corredati di dati e risultati certificati, non sono stati presi in considerazione e che la gestione di questa malattia ha generato nella popolazione un carico enorme di problematiche di salute e di sofferenza, i firmatari di questa richiesta chiedono con forza che una risposta concreta venga data alle persone che ora stanno soffrendo per essersi fidate e adempiuto a quanto veniva loro chiesto».

l’Albero della vita: un network di lavoro a sostegno delle Regioni

Chiediamo quale è stato il ruolo dell’Albero della Vita e di cosa si tratta.

«La lettera nasce all’interno dell’Albero della vita che è un network di lavoro che riunisce tra professionisti, ricercatori di base, biologici molecolari, cardiologi, endocrinologi cardiovascolari, pediatri. Ma non solo dal mondo della scienza, ma anche magistrati, molti avvocati. Queste figure sono molto importanti perché la pandemia è stata gestita per mezzo di circolari e decreti-legge. Ma ci sono insegnanti, professionisti, cioè tutte le persone di buona volontà che hanno deciso di lavorare insieme. Questo ci dà una grande forza.  Ne fanno parte intere associazioni di medici, avvocati, forze dell’ordine etc. Le adesioni sono in continua crescita. Il network nasce dall’idea di Norma Gaudio e del dr. Paolo Fangucci proprio per costruire un laboratorio di idee e azioni».

«Cercare le cose che ci uniscono e non che ci dividono. Questo è di fondamentale importanza»

Lo ribadisce con forza la dottoressa. Bisogna unirsi per raggiungere degli obiettivi.

«Due cose sono fondamentali. E cioè essere focalizzati sugli obiettivi ed essere d’accordo sul percorso.

bisogna concentrarci sull’obiettivo e lasciare stare tutte le pur legittime differenze e cercare di lasciare andare personalismi, narcisismi e mantenere comunque uno standard “alto ed etico” di ragionamento e di azione. In questo momento bisogna stare in cordata e non disperdere le energie, darsi una disciplina di lavoro, tanta buona volontà e tanto spirito di sacrificio. Questo si sforza di fare l’albero della vita. Lo dobbiamo alle tante persone che soffrono e si aspettano da noi un aiuto, E proprio con questo spirito di condivisione abbiamo offerto alle associazioni di proporsi come i capifila per le regioni dove erano maggiormente rappresentative e di portare avanti l’istanza in autonomia».

La lettera ha raggiunto tutte le Regioni, tranne l’Abbruzzo che ha già avvito un percorso simile in maniera autonoma.

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