La questione delle aree interne e del loro spopolamento ancora una volta sotto i riflettori

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Ieri sera a Benevento, presso la sede dell’associazione FUTURIDEA, la presentazione del libro “La questione aree interne. Riflessioni sociologiche”, del prof. Francesco Vespasiano, associato dell’Università del Sannio, edito dalla Franco Angeli, è stata l’occasione per un confronto di idee in un interessante confronto in cui sono intervenuti: Roberto Costanzo (già europarlamentare e Presidente della Fondazione Mario Vetrone), Carmine Nardone (già parlamentare e Presidente della Provincia di Benevento e oggi Presidente di Futuridea). L’incontro, moderato da Rocco Cirocco, della stessa associazione beneventana organizzatrice dell’evento, ha visto la partecipazione di un folto pubblico di appassionati cultori di temi di sviluppo locale e questione meridionale  e di esperti ed addetti ai lavori.

L’incontro con l’autore è stata l’occasione di porre, ancora una volta, la questione dello spopolamento e dell’impoverimento delle aree interne al centro del dibattito pubblico, nel momento in cui si discute di autonomia differenziata, di PNRR e di ZES Unica Mezzogiorno.

L’obiettivo dell’opera del prof. Vespasiano è parsa quella di andare oltre le teorie, per cercare di comprendere la complessa e diversificata realtà delle aree interne,  prospettando soluzioni concrete al grave disagio socio-economico che si vive in questi territori, marginali e lontani rispetto ai circuiti nazionali e regionali che contano.

Un’esperienza specifica, sulla quale Vespasiano ha soffermato la sua attenzione, è stata quella, considerata come innovativa, della “Strategia Nazionale Aree Interne”, avviata da Fabrizio Barca, al tempo in cui fu ministro per la coesione territoriale (2011-2013), durante un governo tecnico. La Strategia andava oltre la tradizionale logica dei finanziamenti a pioggia, richiedendo uno sforzo di programmazione in ambito locale, che coinvolgesse le comunità.

Nel corso della discussione seguita all’intervento del prof. Vespasiano, sono emersi i limiti della governance pubblica, ancora basata sull’erogazione di contributi finanziari, senza però il concepimento di una strategia complessiva di sviluppo, in grado di contrastare il grave declino demografico qui in atto.

L’intervista al sociologo Francesco Vespasiano

Al termine dell’incontro abbiamo intervistato il prof. Francesco Vespasiano, associato di “Sociologia” presso l’Unisannio ed autore del volume.

Prof. Vespasiano le chiediamo che cosa sono oggi per lei le “aree interne” e se esistono ancora le “terre della polpa e quelle dell’osso”?

(F. Vespasiano):Esistono e sono distribuite lungo tutto il territorio nazionale; rappresentano più della metà dei Comuni italiani e, al loro interno, vivono poco più di 13 milioni di cittadini. Per alcuni aspetti, per esempio: la distribuzione delle risorse economico-finanziarie e le prospettive di sviluppo socioeconomico, presentano i connotati della storica identificazione in osso e polpa”.

Il suo ultimo libro “La questione delle aree interne” e le riflessioni sociologiche da lei svolte possono contribuire, a suo parere, ad aprire un serio e più ampio dibattito sul tema, troppo spesso affidato solo agli addetti ai lavori?

(F. Vespasiano):Lo spero vivamente, essendo una persona che ha scelto da adulto di vivere in un’area interna”.

I dati ISTAT e gli ultimi rapporti SVIMEZ descrivono sempre più spesso le aree interne del Mezzogiorno come territori marginali e in grande sofferenza, a causa soprattutto dei fenomeni di desertificazione sociale e di depauperamento materiale, con un destino inesorabile che sembra già scritto. Come sociologo, qual è la sua opinione in merito?

(F. Vespasiano):La situazione attuale non è paragonabile a quella del Mezzogiorno postunitario, ma persistono disparità distributive che dovrebbero sfidare la classe dirigente (innanzitutto, quella meridionale) a ideare progetti di sviluppo a breve, medio e lungo termine, magari utilizzando al meglio le risorse finanziarie rese disponibili da fonti europee”.

Gli strumenti messi attualmente in campo dal governo con la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), a suo avviso, costituiscono una risposta sufficiente per rispondere alle tante emergenze economiche e sociali qui in atto?

(F. Vespasiano):Sufficiente non credo, ma costituiscono una prima buona risposta, perché rende protagonisti i territori e i gruppi dirigenti locali. Inoltre, la strategia (SNAI) messa in campo ha chiarito un punto di particolare criticità: utilizzare, sotto la sorveglianza scientifica di un comitato tecnico, tutte le risorse esterne per attivare le potenzialità interne”.

Quali possibilità intravede e quali soluzioni concrete prospetta per invertire la rotta e fare delle aree interne un volano di sviluppo per il Mezzogiorno e per l’intero Paese?

(F. Vespasiano):Le aree interne dovrebbero negoziare, in contesti politici multilivello, il costo/prezzo dell’utilizzo delle risorse provenienti da quelle aree: cervelli, competenze, mestieri, acqua, cibo, terra, paesaggi, salvaguardia territoriale, ecc..Dovrebbero, cioè, rivendicare i diritti di cittadinanza e i diritti sociali delle aree interne”.

Secondo l’ultimo Rapporto SVIMEZ 2023 dal 2002 al 2021 hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 2,5 milioni di persone, in prevalenza verso il Centro-Nord (81%). Al netto dei rientri, il Mezzogiorno ha perso 1,1 milioni di residenti. Le migrazioni verso il Centro-Nord hanno interessato in misura crescente le giovani generazioni: tra il 2002 e il 2021 il Mezzogiorno ha subìto un deflusso netto di 808 mila under 35, di cui 263 mila laureati, pari al 33% del totale.

Secondo lei, esiste la reale possibilità nel medio termine di trattenere sul territorio i giovani meridionali e soprattutto quelli provenienti dalle aree interne?

(F. Vespasiano): “Mi sembra molto difficile, a queste condizioni”.

Sempre secondo l’ultimo Rapporto SVIMEZ 2023 risulta un quadro delle criticità infrastrutturali italiane caratterizzate da sotto-dotazione al Sud e da saturazione al Nord. Grande ritardo emerge in particolare per quanto riguarda la rete ferroviaria del Sud: solo 181 km di alta velocità (12,3% del totale), presente solo in Campania; gap enorme anche per elettrificazione della rete. Anche la dotazione di infrastrutture stradali del Sud è nettamente inferiore per estensione della rete autostradale (1,87 km per 100 km2, contro 3,29 al Nord e 2,23 al Centro): in Sardegna nessun km di autostrada, marginali in Basilicata.

Secondo lei, è ancora possibile colmare i divari territoriali esistenti e, in questo senso, quanto pesa l’attuale gap infrastrutturale esistente?

(F. Vespasiano): Pesa molto, troppo. Qualcosa si sta provando a realizzare, ma i tempi continuano a essere lunghi”.

L’attuazione della ZES Unica Mezzogiorno, che non discrimina fra aree più sviluppate della fascia costiera e quelle più marginali delle aree interne, a suo avviso non rischia di accrescere la sofferenza di queste ultime?

(F. Vespasiano): “Non discriminare in una situazione del genere significa, paradossalmente, dare a chi già ha dei vantaggi, un accrescimento del vantaggio (in sociologia indichiamo questa situazione effetto san Matteo). Si dovrebbe ideare un aumento di risorse (la ZES) per quelle realtà ancora oggi svantaggiate e, in questo modo, provare a ridurre almeno in parte il gap”.

L’attenzione e le  iniziative per le “aree interne

L’intervista al sociologo Francesco Vespasiano ci ha consentito di analizzare la questione delle “aree interne” da una prospettiva diversa che, senza nascondere i problemi, ne individua la portata sociale e i relativi effetti, prospettando la necessità di un cambio di passo solo con una strategia condivisa che parta dal basso.

Si tratta, peraltro, di temi che, finalmente, sono entrati nel dibattito pubblico e nell’agenda politica del Governo e delle Amministrazioni Regionali e Comunali e che, in particolar modo, costituiscono il focus dell’Intergruppo Parlamentare Sud, Aree interne e Isole minori”,  che ne ha fatto un caposaldo  della propria strategia per il rilancio del Mezzogiorno, tanto da organizzare numerose iniziative ed eventi sul tema, tra cui segnaliamo quello di prossimo svolgimento il 31 maggio ad Ercolano,  a Villa Signorini, cui seguirà un convegno a metà giugno a Roma, alla Camera, per la presentazione di un organico disegno di legge per le aree interne e, ancora, a metà luglio a Benevento con gli Stati Generali delle Aree Interne, organizzato dall’Intergruppo parlamentare con FUTURIDEA e l’Istituto EURISPES.

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