Pino Aprile a Benevento presenta “La brigante bambina”

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Ieri sera a Benevento, presso il circolo de “La Fagianella”, nell’ambito dell’evento “I briganti al tempo dell’Unità d’Italia. Banditi o Patrioti?”, Pino Aprile ha presentato l’ultima sua opera “La brigante bambina” un romanzo d’amore e libertà, come annunciato dallo stesso autore.

 L’incontro, moderato da Michele Di Filippi, ha visto l’intervento di Biagio Prisco , presidente del circolo  “La Fagianella” e di Ovidio Valerio Testa,  Sindaco di Pontelandolfo, uno dei comuni del Sannio che più di altri pagò un prezzo importante all’epoca della lotta al brigantaggio da parte del neonato esercito  italiano a guida “piemontese”.

Alla presenza di un folto pubblico di appassionati di vicende storiche del Risorgimento e di questione meridionale, il poliedrico  giornalista scrittore ha raccontato nel suo romanzo la storia di Luisa, una ragazzina che, quando l’esercito sabaudo invade il Regno delle Due Sicilie per unificare l’Italia, diventa una brigantessa, costretta a prendere le armi e la via della clandestinità per contrastare l’occupazione militare. Sarà lei, la brigante bambina, a guidare il suo gruppo di indomiti ribelli, rivelando doti di saggezza e coraggio, espressione di tante donne dell’epoca che, attraverso le armi e la lotta armata, anticipano in questo modo il tempo della loro stessa emancipazione. Luisa incontrerà altre donne combattenti che la passione per i propri uomini e per la libertà ha portato ad unirsi alla lotta.

Il brigantaggio e la questione meridionale

Il racconto che fa Pino Aprile delle vicende di quegli anni travagliati della nostra storia mira a dar voce all’epopea di un popolo, quello del Mezzogiorno, che inizialmente animato dalla speranza per un futuro migliore e di maggiori diritti, sostenendo la lotta di liberazione condotta da Garibaldi,  patisce subito dopo la disillusione di un processo di unificazione che mortifica ogni loro aspettativa di sviluppo e libertà.

L’incontro con l’autore è stato, quindi, l’occasione per dibattere su quei temi che negli ultimi anni sono ritornati prepotentemente alla ribalta, come quello del travagliato processo di unificazione che per anni è stato descritto sui libri di storia, omettendo – però – fatti e questioni salienti che, per molti versi, oggi lo fanno apparire sotto un’altra luce. Si discute, infatti,  ancora oggi se  piuttosto che di una felice “unificazione”  si sia trattato della triste  “annessione” di una parte del Paese (il Mezzogiorno), che di fatto diventò una colonia e che non era poi così arretrato,  sul piano economico e dello sviluppo industriale, come – invece – per tanto tempo ci è stato descritto.

Pino Aprile mette il dito nella piaga e, con il suo romanzo, denuncia, senza sconti, le ingiustizie,  l’oppressione e addirittura il genocidio “dimenticato”  che i meridionali furono costretti a subire per effetto dell’unificazione. Da quel momento, ricorda Aprile, nasce la questione meridionale, con l’impoverimento del Mezzogiorno, sempre più depauperato dalle sue risorse più preziose (materiali ed umane), inaugurando le grandi emigrazioni verso gli altri paesi europei e d’oltreoceano.

Prendendo le mosse dal suo romanzo d’amore e di libertà, lo scrittore ha voluto raccontare da Benevento la tormentata storia di quegli anni, scritta finora solo dai “vincitori”, analizzando le vere ragioni che originarono il fenomeno del brigantaggio, ricordando la storia di molti protagonisti di quella appassionata  lotta armata contro il neonato stato unitario: quella di Carmine Crocco, soprannominato il generale dei briganti,  di Ninco Nanco e di tanti altri che alla fine furono uccisi (spesso a tradimento), fucilati  e sopraffatti dalla più organizzata gendarmeria piemontese. Teatro di questi avvenimenti furono le aree interne e i monti del Sannio, dell’Irpinia, della Daunia, della Lucania, del Molise e della Calabria, dove i briganti, per lo più contadini senza terra,  si nascondevano e cercavano di contrastare l’esercito italiano e la nuova organizzazione dello stato unitario. Aprile ha ricordato come in quegli anni si registrarono arresti, fucilazioni sommarie e saccheggi in tutto il Meridione; tra questi gli eccidi compiuti dall’esercito a Gaeta, a Rionero, ad Auletta ed anche nel Sannio a Pontelandolfo e Casalduni.

Il sanguinoso saccheggio di Pontelandolfo compiuto dai bersaglieri che entrando in paese, incendiarono le case e  passarono alle armi senza pietà i poveri ed indifesi  abitanti, è stato ricordato anche dal Sindaco di Pontelandolfo Ovidio Valerio Testa, citando fonti storiche locali.

Del resto, nel corso del dibattito suscitato dall’incontro, è stato ricordato come lo stesso eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, nel settembre del 1868, disgustato per la condotta del Governo, che nulla faceva per le popolazioni del Mezzogiorno, diede le dimissioni da Deputato al Parla­mento. In una lettera ad Adelaide Cairoli, lo stesso Garibaldi scrisse:” Ho la coscienza di non aver fatto male; nonostante, non rifarei oggi la via dell’Italia Meridionale, temendo di esservi preso a sassate da popoli che mi tengono complice della spregevole genìa che disgraziatamente regge l’Italia e che seminò l’odio e lo squallore là dove noi avevamo gettato le fondamenta di un avvenire italiano, sognato dai buoni di tutte le generazioni e miracolosamente iniziato”.

Pino Aprile da Benevento  attacca il progetto dell’Autonomia differenziata

L’occasione della presentazione dell’ultimo romanzo di Pino Aprile giunge proprio quando in Parlamento si sta discutendo del ddl Calderoli sull’Autonomia differenziata, già approvata in Senato, progetto  ritenuto dallo scrittore pugliese  pericolosissimo, in quanto capace  di spaccare definitivamente il Paese e la coesione sociale e territoriale. Del resto, mentre Aprile presentava a Benevento il suo romanzo, a Roma a Piazza degli Apostoli, il Governatore della Campania, De Luca, insieme a centinaia di sindaci del Mezzogiorno, protestavano vivacemente  contro il Governo, reo di aver avallato il disegno di legge Calderoli a favore dell’autonomia differenziata.

Il messaggio che Pino Aprile lancia da Benevento, anche nella sue veste di Presidente onorario dell’Intergruppo parlamentare “Sud, Aree fragili e Isole minori”,   è di alzare la guardia rispetto ad un progetto, quello dell’autonomia differenziata che,  senza adeguate garanzie a tutela dei territori più fragili , determinerà la definitiva divisione del Paese e delle rispettive comunità, con quella meridionale che, dopo essere stata sfruttata e depauperata di ogni risorsa sin dalla nascita dello Stato unitario, appare sempre più abbandonata ad un triste ed inesorabile destino.

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