Medio Oriente, tutto quello che c’è da sapere sul conflitto israelo-palestinese

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Immagine di Freepik

Medio Oriente, tutto quello che c’è da sapere sul conflitto israelo-palestinese. Avuto luogo lo scorso 7 Ottobre, il conflitto è ancora in corso e non appresta ad arrestarsi. Anzi, la situazione tende ad aggravarsi sempre più, coinvolgendo anche altri attori internazionali.

Il mattino del 7 Ottobre, il movimento militante islamico Hamas ha lanciato un attacco a sorpresa contro Israele. Il quale, a sua volta, ha dichiarato lo stato di guerra, tale da consentire pesanti bombardamenti sul territorio di Gaza. Avviati anche attacchi via terra. Numerose morti di civili, nonché feriti.

Medio Oriente: le origini palestinesi

Nonostante si tratti di due popoli semitici e dunque con origini comuni, i conflitti israelo-palestinesi persistono da molto tempo. La Palestina è da sempre considerata un territorio strategico, a maggior ragione adesso, che sono stati scoperti giacimenti di petrolio e gas naturale. Abitata in prevalenza da arabi, con una ridotta quantità di ebrei, tra l’altro sparsi per il Mondo in quanto perseguitati. Per tale ragione nacque l’ideologia sionista, da Theodor Herzl, poi ampiamente diffusa e divenuta un movimento politico e sociale. Alla base del Sionismo vi era la concezione di dare vita ad un luogo in cui poter raggruppare tutti gli ebrei in uno Stato indipendente. Sarà proprio la Palestina, denominata terra d’Israele.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il territorio palestinese passò dal protettorato britannico a quello della neo nata ONU. La quale votò, in maggioranza, la risoluzione 181 del 1947. Tale risoluzione prevedeva la divisione della Palestina in due Stati. Lo Stato di Israele in mano ebraica e lo Stato palestinese in mano araba. Con Gerusalemme e Betlemme quali territori internazionali. Nonostante la maggioranza della popolazione fosse araba, la divisione territoriale vedeva una più vasta porzione di territorio in favore di Israele. Tutto ciò fu reso possibile in quanto Israele, dal punto di vista politico, era più forte. Per cui gli arabi palestinesi rifiutarono la risoluzione ONU, giudicandola non equa. A differenza di Israele, che nel 1948 proclamò lo Stato di Israele. Fu così che gli israeliani iniziarono un’espulsione di massa nei confronti dei palestinesi, vedendo anche il fenomeno della migrazione forzata da parte dei palestinesi stessi.

Conflitto israelo-palestinese: andato male l’unico tentativo di Pace

Nel 1993, a Washington, vennero ratificati gli Accordi di Oslo per il cessate il fuoco. Tra il Primo Ministro Israeliano Rabin ed il Capo Palestinese dell’OLP Arafat. Sotto l’egida del Presidente americano Bill Clinton. Tali accordi prevedevano che entrambi gli Stati venissero riconosciuti e venne istituita l’ANP, l’Autorità Nazionale Palestinese. Che avrebbe affiancato l’OLP, l’organismo politico di rappresentanza palestinese più importante, nei suoi lavori. Nonostante questo, Israele ha continuato ad impossessarsi di territori non suoi.

Conflitto israelo-palestinese, come siamo arrivati ai giorni nostri

Ci sono stati vari conflitti, nel corso degli anni, ma la situazione attuale è da ricondurre alla Guerra dei sei giorni del 1967. In cui Israele, temendo un attacco, invase il territorio palestinese, sconfiggendolo in soli sei giorni. Conquistando la Striscia di Gaza, la Cisgiordania, Gerusalemme, la Penisola del Sinai ed il Golan. Tutte annessioni condannate e non riconosciute dall’ONU.

Nel 1988, l’OLP proclamò l’indipendenza dello Stato di Palestina. Riconosciuto da un centinaio di Paesi ONU, ma ciò non cambiò la situazione in senso pratico. Tutti questi conflitti scatenarono anche la reazione di una frangia più estremista di palestinesi, tra cui Hamas. Un’organizzazione politica e paramilitare, giudicata da molti Paesi, tra cui Ue ed Usa, un’organizzazione terroristica.

La situazione di Hamas peggiorò negli anni ‘90. Tant’è che Israele alzò due enormi muri per contenere la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Segregando, di fatto, la relativa popolazione. Situazione che persiste ancora oggi. Attualmente, lo scenario peggiore è a Gaza, sotto il controllo politico di Hamas a seguito delle elezioni del 2006. La Cisgiordania, invece, è rimasta sotto il controllo dell’ANP ed in particolare del partito Fatah. Più moderato, ma scevro di consensi, guidato da Abu Mazen.

Medio Oriente: il conflitto israelo-palestinese divide il Mondo a metà

C’è chi si schiera in favore di Israele e chi, viceversa, in favore della Palestina. Con l’ausilio dell’hashtag #FreePalestine (Palestina libera). Sostenendo che Israele stia commettendo Crimini di Guerra, configurandosi come un vero e proprio Genocidio. Oltre che violare il Diritto Internazionale con l’avallo dell’intero Mondo, che resta a guardare senza agire. A tal proposito, si segnala una denuncia da parte di Amnesty International (link).

Ricordiamo che sulla Striscia di Gaza, Israele ne detiene il controllo aereo, marittimo, demografico e contributivo. Oltre a decidere ogni eventuale ingresso ed uscita dal territorio, valido anche nel caso di aiuti umanitari. In questo senso, l’unico punto di passaggio non controllato da Israele è il valico di Rafah, sotto il controllo egiziano. Il quale, nel corso dell’attuale offensiva, è stato chiuso. Tale da non permettere il flusso di aiuti umanitari alla popolazione palestinese.

Conflitto israelo-palestinese: le posizioni dell’ONU e dell’Italia

Sulla questione è intervenuto anche il Segretario Generale dell’ONU, Guterres. Il quale ha evidenziato che “gli attacchi di Hamas non vengono dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione” da parte di Israele. Pur non giustificando “gli attacchi spaventosi di Hamas”. Queste parole hanno subito suscitato l’ira di Israele, che ha chiesto le dimissioni di Guterres.

Altro fatto che ha suscitato lo sdegno dei più, è stata l’astensione di molti Paesi circa la risoluzione ONU per la tregua a Gaza (link). Tra i quali configura anche l’Italia. Come evidenziato dagli esperti, l’unica soluzione possibile, per porre fine a questa guerra, è garantire l’indipendenza della Palestina. “Due popoli, due Stati”.

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