L’associazione ex parlamentari della Repubblica a convegno sul tema dell’Autonomia Differenziata

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Autonomia Differenziata

Riuniti per l’Autonomia Differenziata. Giovedì mattina a Napoli presso la sede dell’ACEN (Associazione Costruttori Edili Napoli), organizzato dall’Associazione ex Parlamentari della Repubblica, si è tenuto un interessante convegno dal titolo “Diversamente autonomi ugualmente cittadini– il disegno di legge sul regionalismo differenziato”, alla presenza di un folto pubblico di rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, giuristi, studiosi della materia ed imprenditori.

di Giovanni Barretta

Leimotiv dell’incontro la discussione sul ddl Calderoli sull’autonomia differenziata, che dalla prossima settimana approderà in Commissione al Senato per le prime audizioni.

Dopo i saluti di rito da parte del presidente dell’ACEN, Ing. Angelo Lancellotti, e dell’Avv. Immacolata Troianiello, presidente COA Napoli, l’apertura dei lavori è stata affidata all’On.le Avv. Erminia Mazzoni, Coordinatore della Campania dell’Associazione ex parlamentari.

La relazione del costituzionalista Sandro Staiano

Sul tema del “Regionalismo differenziato e Costituzione” i lavori sono entrati nel vivo con la relazione principale svolta dal Prof. Sandro Staiano, ordinario di diritto costituzionale e Presidente dell’AIC (Associazione Italiana dei Costituzionalisti), sulla quale, a seguire, c’è stato l’intervento del Sindaco di Napoli, Prof. Gaetano Manfredi.

Autonomia Differenziata

E’ seguito un vivace confronto, moderato da Enzo D’Errico, Direttore del Corriere del Mezzogiorno, che ha visto la partecipazione del Senatore Prof. Massimo Villone, emerito di diritto costituzionale, del Senatore in carica Avv. Sergio Rastrelli, Componente della Commissione Giustizia del Senato, e dell’On.le Dr. Marco Sarracino, Componente Commissione Lavoro Camera dei Deputati.

La relazione del costituzionalista Sandro Staiano

Il Prof. Sandro Staiano nel corso del suo intervento, con un’approfondita relazione, supportata da dati di fatto, ha evidenziato come l’attuazione del disegno di legge Calderoli, determinerebbe un collasso del sistema economico, non della regione Campania e del Mezzogiorno, ma dell’Italia e, quindi, dell’intero sistema Paese. 

Ma una speranza a suo dire c’è.  Il costituzionalista ha, infatti, riferito alla numerosa platea presente di aver colto tra gli esponenti dei diversi schieramenti politici e addetti ai lavori, tra tutti coloro che esercitano il pensiero “critico” in Parlamento, la concreta volontà di “trovare una via d’uscita”, rispetto alla “sfida”, all’”insistenza” posta dal disegno di legge che, a suo parere, sarebbe “inemendabile”.

Su questa iniziativa legislativa sarebbe stato messo in campo, secondo Staiano, un tatticismo senza strategia. Ma una speranza ancora c’è: “…Perché c’è anche una responsabilità morale  dei revisori costituzionali e dei legislatori di specie e dei legislatori della legislazione ordinaria;  i Costituenti se l’assunsero ed il  lascito che ci hanno dato  dà legittimità alle previsioni costituzionali, perché queste sono giuridicamente valide tutte, quelle giuste e quelle sbagliate;  ma  quel disegno costituzionale ha anche una legittimazione politica e morale  che è ripetuta da quella legittimazione politica e morale  degli autori . Loro la ebbero; si tratta di vedere se ci sia qualcuno all’altezza sono sicuro che sia così”.

L’intervento del sindaco di Napoli

All’accorata ed applaudita relazione di Staiano è seguito l’intervento, pacato ma incisivo, del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Questi si è detto convinto della necessità per il Paese di avviare un programma di riforme; tuttavia occorre capire quali siano le priorità e verso quale direzione voler procedere.

Se analizziamo il disegno di legge Calderoli, dal punto di vista dell’organizzazione dello Stato, secondo Manfredi occorre rendersi conto che non possiamo devolvere alle regioni anche quelle funzioni che sono da considerarsi strategiche per il futuro del Paese. Dove ci sono quelle sfide importanti, che vanno anche al di là del Paese stesso (grandi vie di comunicazione, aeroporti, porti, commercio estero, energia, ambiente, formazione e ricerca), non si può immaginare di essere efficienti, quando sono presenti 20 diverse autonomie locali, che decidono in maniera del tutto autonoma rispetto a tematiche, che dovrebbero essere, invece, di interesse nazionale ed internazionale.

Secondo il Sindaco di Napoli, oramai le scelte strategiche devono essere almeno di portata europea; altrimenti non ci sarebbe neppure la massa critica sufficiente per poter stare al passo dei giganti della competizione globale. Pensare che, con l’autonomia differenziata e con questa parcellizzazione dei territori e degli interessi, sia comunque possibile stare nella competizione globale, a dire di Manfredi, sembra davvero incredibile.

Il solo pensare, ad esempio, che per una grande rete di comunicazione nazionale, che attraversa più territori, un pezzo di essa lo decida una regione, un altro pezzo un’altra regione in altro modo e così via, appare cosa davvero assurda. 

Allo stesso modo quando attraversiamo i confini di una regione. Del resto, ha rimarcato Manfredi, che paesi che hanno una tradizione autonomista vera, come la Germania, stanno ripensando all’utilità di questo modello organizzativo, valutando la possibilità di riportare al centro alcune materie e funzioni, perché diventate strategiche per il Paese. Effettivamente ci sono alcuni territori che hanno una certa storia e tradizione autonomista, che legittimamente pensano che con l’autonomia differenziata starebbero meglio, ma, secondo il Sindaco di Napoli, non è così in un mondo sempre più globalizzato.

Autonomia Differenziata

L’esperienza della riforma del Titolo V ci avrebbe dovuto insegnare che un federalismo non governato in maniera appropriata può determinare danni importanti, con incrementi sempre meno sostenibili della spesa pubblica, come del resto avvenuto negli ultimi vent’anni. C’ è stata così in Italia la devoluzione alle regioni di alcune materie, senza che poi i risultati, in termini di migliori servizi per i cittadini, ci siano effettivamente stati. Ed allora, secondo Manfredi, bisogna uscire da una contrapposizione tra Nord e Sud e guardare agli interessi dell’Italia secondo una vera strategia.

L’Autonomia Differenziata un tema scollegato dalla realtà

La riforma delle autonomie regionali, come concepita da Calderoli, porrebbe – peraltro –  una serie infinita di problemi di attuazione pratica. Il tema, secondo il Sindaco di Napoli, posto in questi termini, risulterebbe completamente scollegato dalla realtà. Si tratterebbe, in altre parole, di un tema di natura politica, cosa ancora più preoccupante. La ricerca ossessiva di un posizionamento politico non può rischiare di pregiudicare gli assetti istituzionali e gli interessi del Paese. Contrastare il disegno di legge Calderoli non significa, secondo Manfredi, difendere gli interessi del Sud, ma piuttosto quelli dell’intero Paese.  

La vera sfida vera non è l’Autonomia Differenziata ma la crescita

Secondo il Sindaco di Napoli, anche un bravo studente comprenderebbe il fatto che per crescere un Paese ha bisogno e deve far leva soprattutto sulle sue aree più deboli che, in quanto tali, hanno maggiori margini. Del resto, la Germania quando, dopo la caduta del Muro di Berlino, ha attraversato la difficile fase della riunificazione è partita insistendo proprio sullo sviluppo dell’Est, più arretrato, piuttosto che dell’Ovest, e che poi ha finito col trainare l’intero paese.

L’intervento del costituzionalista Villone

Il confronto è proseguito con l’intervento dell’emerito di diritto costituzionale, Prof. Massimo Villone, che ha immediatamente invitato i relatori a tener conto della circostanza che il ddl Calderoli non rappresenti una legge generale sull’autonomia, bensì un disegno di legge per consentire alle regioni di stipulare singole intese.

Autonomia Differenziata

Il che sarebbe oltretutto peggio. Secondo Villone, ciascuna delle 21 autonomie regionali (21 e non 20, perché, accanto alle 15 regioni ordinarie e alle 5 speciali, tra queste ultime vi sarebbe da considerare le due province di Trento e Bolzano) potrebbe, con una trattativa privata con il Ministro delle Autonomie Regionali e con il Governo in carica crearsi un proprio regime giuridico ed economico. E questo sarà tendenzialmente irreversibile. Il tema vero cui mira la riforma Calderoli sarebbero le infrastrutture, la vera polpa dell’economia.

L’idea del grande Nord

Secondo Villone il vero intento di Calderoli non è quello di dare autonomia ai 21 pezzi del Paese, piuttosto di realizzare per questa via il Grande Nord. La riforma del 2001, del resto, ha aperto la strada ed ha avviato questa sfida; l’intento sotteso dalla riforma era di far correre quel pezzo di Paese che era in grado di farlo, tenendo al palo l’altra parte di esso. La strategia in questi anni non è cambiata; basti pensare al fatto come gli ultimi 5 Governi, da Gentiloni in poi, abbiano tutti posto, come priorità, nella propria agenda il tema dell’autonomia differenziata.

Quali le soluzioni prospettate da Villone?

Secondo Villone, ci sarebbe bisogno di una incisiva strategia emendativa, capace di contrastare il ddl Calderoli, facendo entrare a pieno titolo il Parlamento al centro della discussione, coinvolgendo anche i presidenti delle regioni.

L’intervento del senatore di maggioranza Rastrelli

Dopo Villone c’è stato l’intervento, particolarmente atteso, del Senatore Rastrelli di Fratelli d’Italia che ha iniziato con il rilevare la presenza di un vero pregiudizio che sarebbe stato posto sul tema. Secondo l’esponente di maggioranza, Fratelli d’Italia, per le sue tradizioni e la storia che la contraddistingue, non consentirebbe mai che una riforma sull’autonomia differenziata possa essere fatta mettendo a rischio l’unità nazionale. Secondo Rastrelli, occorre tener conto come il tema dell’autonomia regionale sia, del resto, già in Costituzione con la riforma del Titolo V° del 2001, peraltro voluta dalla sinistra.  Ci sarà l’occasione delle audizioni e della discussione in aula, per compiere le più opportune ed utili valutazioni sul suo impatto. Ma certo è che il Paese, a dire di Rastrelli, ha bisogno di una riforma in tal senso. Il disegno di legge Calderoli non è stato, a parere di Rastrelli, introdotto surrettiziamente nel dibattito politico ed istituzionale, facendo già parte del programma di centro-destra che ha ricevuto il consenso da parte della maggioranza degli italiani. Quindi, il Governo e la maggioranza si muoverebbero per dare voce al mandato popolare ricevuto.

Erminia Mazzoni: “DDL Calderoli solleva dubbi di legittimità costituzionale”

“Il DDL Calderoli solleva, nel metodo e nel merito, dubbi di legittimità costituzionale – ha dichiarato l’on. Erminia Mazzoni in esclusiva ai microfoni di CentroSud24 -. Il rischio è che una frettolosa approvazione possa compromettere l’equilibrio sociale ed economico del Paese, già fortemente in bilico. Non vi è alcuna urgenza.

La pretesa di regionalizzare le entrate tributarie sul presupposto della maggiore contribuzione di alcune regioni non tiene conto delle minori entrate di altre regioni in settori strategici come la sanità, gli investimenti e l’istruzione.

Il dibattito parlamentare può e deve portare a ripensare gli errori accogliendo le proposte migliorative. Questa è la speranza che coltivo.”

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