La Wagner verso Mosca: una buona occasione per far ripartire le trattative di pace

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A distanza di due giorni dalla marcia della brigata Wagner verso Mosca, motivazioni e dinamiche non sono ancora chiare. 

Era solo un ammutinamento di Prigozhin o invece era una mossa concordata tra Putin e il capo della Wagner per stanare tutti i possibili traditori? In entrambi i casi è indicativo di una debolezza del paese della quale si potrebbe approfittare per promuovere trattative di pace. 

L’avventura andata e ritorno della Wagner in Russia 

Cosa è successo ieri in Russia? È veramente finito tutto con un “abbiamo scherzato, torniamo indietro”? Probabilmente no. 

– Putin e i suoi servizi segreti hanno mostrato di essere fallibili e Putin è già molto più debole di due giorni fa; 

– Prigozhin ha dimostrato dedizione per il paese soprattutto quando ha deciso di evitare spargimento di sangue (russo, di quello ucraino gli importa poco), ha ottenuto che la Wagner non sarà assorbita sotto il comando del ministero della difesa, forse otterrà la testa del MOD Shoigu; c’è un rischio che venga fatto fuori ma probabilmente non ora. La guerra in Ucraina ha bisogno della Wagner. Ha dimostrato di piacere ai russi.

 – Usa ed Europa non pervenuti: nessuno aveva previsto l’evento, anche se si monitorava, e nessuno ha commentato se non con un “continuiamo a sostenere l’Ucraina”;

– Italia? Il nostro parere pare che non interessasse al presidente Biden che ha convocato solo Francia, Germania e Regno Unito;

 – L’Ucraina approfitta e riconquista Krashnorivka, un villaggio del Doniesk perduto nel 2014, ma nella notte gli attacchi riprendono forti. 

Tutto resta uguale perché tutto cambi, Wagner o meno

Bene, tutto come prima?

No! Perché Putin debole e messo all’angolo, in un paese pieno di testate nucleari, non può non farci interrogare su come adattare la strategia; 

No, perché qualcun altro, come per esempio Prigozhin, al posto di Putin, non renderebbe il mondo più tranquillo. Cosa ci sarà dopo deve essere la nostra preoccupazione più pressante;

No, non tutto come prima, perché il prima è comunque una strategia che comprende solo l’opzione militare e ignora tutti i danni prodotti da questa guerra. 

Due giorni fa una notizia è stata tenuta sottotono da tutti eppure avrebbe dovuto perlomeno suscitare dubbi. Netanyahu aveva detto: “armi anticarro Occidentali sono ora sono presenti ai confini di Israele, non parliamo di una ipotesi ma di un fatto concreto.” Questa notizia dovrebbe far riflettere su una delle conseguenze di armare Kiev senza alcun controllo, come si sta facendo. Ma nessuno ne parla. Avere dubbi è considerato “putiniano”, come anche parlare di pace. 

Si continua a parlare di pace giusta come traguardo da ottenere militarmente, quando la Russia avrà lasciato tutti i territori non suoi. Si trascura che  esiste un modo non militare per farlo ed è quello – più difficile – di ricominciare a trattare, e questo è il momento giusto

Le trattative possibili

Qualche idea di partenza? Cessate il fuoco, smilitarizzazione della linea del fronte, missione di peace keeping ONU, neutralità dell’Ucraina che non entra nella Nato, ma fa tutto il percorso per entrare nell’UE; statuto speciale per Donbass con una soluzione tipo “Trentino Alto Adige” (garanzia di bilinguismo e di rispetto di tutte le componenti etniche e culturali) che garantisca una forte indipendenza nell’ambito di una sovranità ucraina; referendum in Crimea gestito dall’ONU, dopo il cessate il fuoco e l’affidamento temporaneo a un mandato europeo o ONU sulla regione. 

Insomma arrivare alla pace non è impossibile ma bisogna volerlo e parlarne è il primo requisito. L’attuale debolezza di Putin consiglierebbe di non perdere il momento propizio. 

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contributo esterno

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