Elezioni turche, Kilicdaroglu cambia strategia e punta all’ultradestra

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Elezioni turche

In vista del ballottaggio delle elezioni turche Kilicdaroglu fa passo indietro: “Se vengo eletto, i migranti torneranno a casa loro”.

Secondo gli ultimi sondaggi, il leader dell’opposizione dista di 5 punti percentuali da Erdogan. Per questo ora, colui che è conosciuto come il “Gandhi turco“, sceglie di cambiare strategia comunicativa e di puntare a un altro target elettorale (i nazionalisti) cercando così di recuperare il punteggio.

Il fatto che rende tutto ciò triste è che la Turchia è tra i Paesi che accolgono il maggior numero di rifugiati siriani (si parla di milioni).

Ciò che fa rimanere ancora in bilico l’elezione di uno tra i due candidati più forti per la presidenza turca è Oğan.

Elezioni turche, Kilicdaroglu cambia strategia e punta all’ultradestra

Sinan Oğan, candidato anche lui alla presidenza turca dell’estrema destra Ancestral Alliance ha un bel pacchetto di voti del 6% presi nel primo turno, è diventato a tutti gli effetti l’ago della bilancia tra i due potenziali futuri presidenti turchi e anche se non si è esposto per uno dei due, utilizza questa sua temporanea e apparente neutralità per trarne dei vantaggi politici e impone il veto su eventuali alleanze con l’Hdp.

Il risultato decisivo ci sarà il 28 maggio dove Erdogan e Kilicdaroglu si sfideranno al ballottaggio. I cittadini turchi potranno votare fino al 24 maggio in uno qualsiasi dei 17 seggi elettorali del paese. Mentre invece i turchi che risiedono all’estero hanno già iniziato a votare, come in Italia in cui è stato possibile votare dal 20 con scadenza il 22 maggio presso l’ambasciata a Roma e il consolato generale a Milano.

Ritorno alle urne e sospetti brogli al primo turno

Senza neanche attendere la conclusione delle elezioni presidenziali, la campagna elettorale turca e il primo turno tenutosi il 14 maggio (che non ha permesso all’elezione del nuovo presidente) secondo un’indagine fatta dall’OCSE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) sono avvenute con modalità “poco trasparenti e poco democratiche” e con una sola presenza “parziale” dei media pubblici.

Sotto questo punto di vista la Turchia ha ancora tanto da lavorarci ma nel frattempo attendiamo tutti il giorno del ballottaggio che permetterà l’elezione (o rielezione) del presidente turco e in caso di sconfitta di Erdogan, verrà spodestato un potere presente ininterrottamente da vent’anni.

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