Commissione Europea: presentata l’attesa direttiva sul suolo

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Immagine di jcomp su Freepik

Il sei luglio la Commissione Europea ha presentato la tanto attesa direttiva sul suolo o,
meglio, la direttiva denominata “direttiva per il monitoraggio del suolo”.

Già dal titolo capiamo che l’elefante ha partorito un topolino. Siamo lontani dal testo che stavamo aspettando da decenni, di stop al consumo del suolo e di ripristino dei terreni, in cattivissimo stato di salute, della nostra bella Europa.

La cosa grave è che il testo è lontano non solo dalle nostre aspettative ma anche dagli
stessi obiettivi dichiarati della UE nella Strategia 2030 per il Suolo, “riportare in salute
tutti i terreni europei entro metà secolo” Come faremo?

Di caldo si muore, 18.000 morti in Italia nel 2022

Non abbiamo più tempo. Di caldo si muore, il caldo record dell’estate 2022 ha causato più di 61.000 morti in Europa, 18.000 solo in Italia, primo paese per numero di vittime. Eppure, come tutti noi sappiamo il suolo gioca un ruolo fondamentale nella mitigazione climatica e per la riduzione dell’effetto serra, essendo un’importante riserva di carbonio organico che gioca un ruolo fondamentale nel ciclo globale del carbonio.

Emergenza consumo del suolo, in Italia si consumano 2mq di suolo al secondo

Il consumo di suolo è una minaccia anche alla nostra sicurezza e sovranità alimentare
ed idrica; infatti, la nostra capacità di produzione del cibo è in costante calo, e ciò dipende
dal fatto che per il 95% proviene da terre fertili e coltivabili, così come è in costante
riduzione la riserva di acqua potabile, ancora una volta per la siccità e perché i nostri
terreni sono in cattive e cattivissime condizioni; il 60-70% dei suoli continentali è infatti
malato e i terreni coltivabili si sono dimezzati in 50 anni da 0,36 ettari pro capite a 0,18
(dati UE).


Ciò nonostante, il consumo di suolo non tende a frenarsi. In Italia si consumano ancora
2mq di suolo al secondo
. Sono anni che attendiamo inutilmente una risposta dall’Europa che ponga un freno al consumo del suolo e alla salvaguardia dei terreni; ma ancora una volta la direttiva non ci dà queste risposte; ci propone azioni di monitoraggio e iniziative di mappatura.

Sarebbe stato importante, imporre a livello europeo azioni concrete e misurabili, e non più rinviabili per la rigenerazione dei terreni e per lo stop al consumo di territorio. Non si può ancora trascurare la valutazione di impatto transettoriale di tutti i potenziali effetti economici, sociali e ambientali che le politiche sul suolo avranno nel nostro prossimo futuro.

La Commissione ha dimostrato ancora una volta, come per la transizione energetica, di
procedere con passo lento e pesante, e ancora una volta che hanno vinto gli interessi
finanziari e bancari e quindi che abbiamo perso tutti.

L’ obiettivo presentato dalla Commissione Europea per il monitoraggio del suolo

L’obiettivo della legge che ci presenta la Commissione è quello pur sempre encomiabile di
istituire “un quadro coerente di monitoraggio del suolo che fornisca dati sulla salute
dei terreni”
in tutti i Paesi membri tramite “distretti pedologici” per gestire i terreni e
monitorarne lo stato, per giungere, nei prossimi 5 anni ad avere un quadro preciso della
situazione dei suoli europei. Si stabiliscono “principi di gestione sostenibile del suolo”, con sanzioni “efficaci, proporzionate e dissuasive” in caso di violazione delle regole che vengono rinviate ai vari paesi che li dovranno stabilire.

Eppure, il quadro desolante della situazione dei nostri suoli è purtroppo già nota e la
relazione della direttiva non manca di ricordarcelo. Cosa altro dobbiamo monitorare ancora prima di agire? La decisione di istituire un quadro coerente di monitoraggio di tutti i suoli, che sarà rivisto tra 6 anni, è naturalmente positiva, e sarebbe stata una gran cosa se non fossimo già così oltre nell’emergenza climatica.

Emergenza climatica: auspicare non basta più, la compensazione è una battaglia persa

Il testo della Commissione auspica, in pratica, una riduzione del consumo di suolo e
prevede di selezionare determinate aree a maggior rischio di perdita di servizi ecosistemici
dove si possa valutare l’opportunità di “compensazioni” alla perdita dei servizi ecosistemici. Ma “auspicare” non basta più e la “compensazione” è una battaglia persa; sono greenwashing, con cui non possiamo più stare a giocare.

La proposta di direttiva inizia ora l’iter di approvazione che si aprirà nelle prossime
settimane.

Sarebbe necessario, pensano in tanti, che il Consiglio dei Ministri UE e il Parlamento
Europeo
apportassero coraggiose integrazioni al testo proposto per renderlo coerente con
gli obiettivi della Strategia 2030. Ma dovremmo essere in un altro clima politico ed
economico con un altro Parlamento, tutto questo non accadrà e forse, a fine legislatura e
con il rischio di non portarci a casa neanche questo primo tassello, non ci rimane che
augurarci che la direttiva venga considerata tutto sommato un testo tecnico e venga
approvata in tempo e senza rischi di ulteriori annacquamenti o tentativi di forzarne la
matrice ideologica con il timore di non approvarla in tempo. Sperando in un futuro, se ci
sarà dato.

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