Terra dei fuochi: la cronistoria di un disastro ambientale epocale

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Terra dei fuochi

Sono passati ormai molti anni da quando emerse la problematica ambientale legata ad una specifica area geografica poi denominata “Terra dei fuochi”.

di Giovanni Rienzo

 “La terra dei fuochi”, una zona del nostro territorio collocato tra Napoli e Caserta, una zona dove lo scempio ambientale continua ancora oggi a circa 40 anni di distanza, cioè da quando la malavita, la politica e la massoneria, decisero di utilizzare cave e discariche (spesso abusive) e terreni per smaltire illecitamente rifiuti di ogni genere a partire da quelli industriali tossici e pericolosi.

Questa storia è stata raccontata tantissime volte, da giornalisti, scrittori, Legambiente, saggisti, non so dire in quanti e non sono il primo e non sarò l’ultimo, ma ogni tanto bisogna pur che qualcuno rimetta il dito nella piaga.

 Tutto iniziò nel lontano 1989 in un noto ristorante di Villaricca, Comune a pochi km da Napoli che confina con quelli di Giugliano, Qualiano e Calvizzano,  il ristorante ancora oggi è locato adiacente alla strada che tanti conoscono come strada americana, doppio senso o circumvallazione esterna.

Quel fatidico giorno si diedero appuntamento in quei locali personaggi come Licio Gelli che era a capo della loggia massonica conosciuta come P2, il quale vantava una fitta rete di contatti considerati “amici” tra gli imprenditori del nord e centro Italia, i quali necessitavano di smaltire rifiuti (anche pericolosi) a costi ridotti, c’erano rappresentanti della malavita locale, parliamo di camorristi locali o di aree limitrofe come i casalesi, furono convocati proprietari di discariche, di società specializzate nel trasporto di rifiuti, politici  e chi più ne ha più ne metta.

Terra dei fuochi: la cronistoria di un disastro ambientale epocale

In quel simposio fu deciso che la zona drammaticamente conosciuta come “terra dei fuochi” doveva divenire la discarica illegale più grossa del sud dove smaltire rifiuti di ogni genere.

L’accordo che gli attori raggiunsero quella sera fu davvero drammatico, abbagliante nella sua gravità, inoltre negli accordi si prevedeva che la camorra avrebbe anche rinunciato ad una parte dei proventi dello smaltimento dei rifiuti, per pagare tangenti a politici corrotti, i quali a loro volta avrebbero garantito le autorizzazioni necessarie allo smaltimento, che più erano tossici e più i profitti sarebbero stati consistenti, e ancora la malavita si impegnava a finanziare e portare voti ai partiti di questi famigerati colletti bianchi.

All’epoca in Campania non esisteva un piano per lo smaltimento dei rifiuti nato solo nel 1993, per cui trovarono terreno fertile centinaia di imprese guidate dal malaffare, l’anno successivo quando viene dichiarato lo stato di emergenza rifiuti, per cui le strade ne furono invase, furono confiscate molte discariche private e proprio a causa di questa circostanza il malaffare cominciò a ricorrere a discariche abusive.

Terra dei fuochi: dalle difficoltà nell’individuazione alle origini del nome

L’estensione dell’area denominata “terra dei fuochi” viene considerata mutevole nel senso che si rende difficile stabilirne le dimensioni,  infatti secondo i dati dell’ ARPAC (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale Campania) sono coinvolti 90 Comuni campani, 56 della provincia di Napoli e 34 della provincia di Caserta dove la densità della popolazione tra le due province supera i tre milioni di abitanti ed è in costante espansione.

Il termine “terra dei fuochi” fu coniato per definizione agli inizi degli anni duemila, proprio ad indicare l’area descritta sopra, tali Comuni ancora oggi sono oggetto di sversamenti  illeciti, che puntualmente vengono abbandonati e costantemente dati al fuoco provocando i cosiddetti roghi tossici.

Sempre nel 2001 proprio a causa dell’emergenza rifiuti, cominciò a presentarsi un altro problema, si produceva RSB (Rifiuti Stoccati in Balle) le famose eco balle che nessuno mai ha capito cosa avessero di eco, che vennero stoccate su terreni privati nella località giuglianese nota come “Taverna del Re”,  per le quali la Regione ci pagava un affitto, attualmente dopo vent’anni sono ancora lì depositate enormi piramidi di ecoballe, circa 6milioni di tonnellate delle quali nell’arco di questo lungo periodo ne sono state smaltite appena circa seicentomila tonnellate, inoltre a causa di questo, attualmente la Commissione Europea contesta la mancata adozione di misure necessarie per assicurare un corretto smaltimento dei rifiuti. Per questa violazione, l’Italia è stata costretta a pagare 20 milioni di euro e tutt’ora paga una multa giornaliera dal valore di 120.000 euro e che pagherà fino all’adeguamento alla direttiva.

A Giugliano il centro della Terra dei fuochi

Tale era la portata del disastro ambientale a Giugliano in Campania e nel suo circondario, che nel 2008 la Procura della Repubblica incaricò un geologo toscano (Giovanni Balestri), esperto in materia ambientale appunto, di redigere una relazione dettagliata sulle condizioni in cui versava quel territorio, conosciuta come “la relazione Balestri. In essa sono contenuti tutti gli studi e le ricerche effettuate arricchite da consulenze tecniche e che riguardano le località o meglio le discariche della cosiddetta “Area Vasta” di Giugliano, oltre anche a comprendere alcune località limitrofe come Trentola e Lusciano.

La relazione Balestri descriveva un panorama apocalittico, una catastrofe ambientale tra le più gravi mai riscontrate in Europa, vennero eseguiti sondaggi e verifiche sulla vegetazione e sul suolo, analisi chimiche carotaggi, campionamenti delle acque di falda, compresi i pozzi che si trovavano al confine con la “ex Resit”  altra enorme discarica che occupa circa 60.000 km2,  per rendere bene l’idea è una area pari a 2600 campi di calcio, acque di falda contaminate e irrimediabilmente compromesse, nella stessa relazione secondo le ricostruzioni  venne a galla che addirittura vi vennero seppelliti parte dei velenosissimi fanghi dell’Acna di Cengio.

Nel 2016 iniziano le bonifiche della ex Resit cave X e Z, o meglio, i costi proibitivi per il risanamento di una area così vasta dove erano scesi ad oltre 25 metri di profondità.

Erano stati interrati interi TIR, impedivano una vera e propria bonifica, parliamo di poco meno di due milioni di tonnellate di rifiuti, (quantità enormi), pertanto si optò per una messa in sicurezza che aveva un previsionale di spesa che oscillava tra i 5 e i 6 milioni di euro, cifra più abbordabile rispetto ad una bonifica seria.

Le bonifiche della ex Resit

Il progetto comprendeva anche la realizzazione di un parco boschivo che avrebbe dovuto non solo rappresentare il simbolo del riscatto di quel territorio ma anche fungere da piano di fitodepurazione, come peraltro è anche avvenuto in altre grosse discariche messe in sicurezza, insomma parliamo sempre di vere e proprie bombe ecologiche più piccole ma al pari della ex Resit in termini di pericolosità, e parliamo di: Masseria del pozzo- Schiavi, San Giuseppiello, Novambiente, Tecnocem, Fibe-Giuliani molto ben descritte nella Relazione Balestri.

Un pentito di camorra disse che quando divennero colme le discariche ormai i rifiuti venivano interrati ovunque e senza distinzioni, dichiarazioni che a rifletterci fanno venire i brividi lungo la schiena, perché parliamo di zone densamente abitate.

Il 23 giugno 2016 venne sottoscritto un accordo quadriennale di collaborazione scientifica, tra il Gruppo Interdipartimentale dell’ Istituto Superiore di Sanità e la Procura della Repubblica di Napoli nord, finalizzato allo scambio di dati ed informazioni derivanti dalla sorveglianza epidemiologica della popolazione residente nel Circondario di Napoli Nord, con specifico riferimento agli eccessi della mortalità, dell’incidenza tumorale e dell’ospedalizzazione per diverse patologie, che ammettono fra di loro fattori di rischio accertati o sospetti all’esposizione di inquinanti. 

Le indagini sulla terra dei fuochi

L’area oggetto dell’indagine riguardava il territorio dei 38 Comuni del circondario della Procura di Napoli Nord, in pratica una superficie totale di 426 km2 . Su questa area, in base ai dati raccolti disponibili al gennaio 2017, sono stati registrati 2.767 siti interessati da smaltimento controllato o abusivo di rifiuti, anche pericolosi, in 653 dei quali risultavano anche avere avuto luogo combustioni illegali, i famosi roghi tossici, in definitiva si cercava di capire in che misura l’ambiente incideva sull’insorgere di gravi patologie nella popolazione. 

Il risultato dell’elaborato di servizio rilasciato nel 2020 fu raccapricciante, furono confermati tutti i sospetti fino ad allora paventati, infatti risultò essere un dettagliato resoconto nel quale veniva confermato che rifiuti pericolosi e contaminanti presenti in quei Comuni impattassero gravemente sulla salute pubblica, provocando l’insorgere di patologie in primis oncologiche, respiratorie e di impotenza nei soggetti maschi, i dati furono ricavati dai registri dei ricoveri ospedalieri e dal registro dei tumori, in allegato inoltre c’erano delle tabelle sinottiche con le quali venivano identificati i maggiori Comuni a rischio, infatti risultarono come capofila quelli di Giugliano e di Caivano, tutto era compiuto,  la terra più feconda del mondo venne ridotta dalle ecomafie nella terra più inquinata del mondo.

Il tentativo di bonificare la terra dei fuochi

Nell’agosto 2020 grazie ad un emendamento della Senatrice Mariolina Castellone del Movimento 5 Stelle, “l’area vasta” di Giugliano  da Sito di Interesse Regionale (SIR) diventa sito di Interesse Nazionale (SIN), pertanto le bonifiche passarono sotto la diretta egida del MATTM” Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare” ma in ogni caso la Regione Campania resta comunque soggetto attuatore, pertanto il Ministero a più riprese sollecitava la stessa a ri-perimetrare l’area e trasmettere al MATTM i dati e, cioè tutte le visure catastali dei fondi per individuarne i proprietari, così da poter poi avviare le procedure che avrebbero consentito di avviare le procedure per poi avviare le bonifiche, ma a questi solleciti dalla fine del2020 non vi fu alcuna risposta.

Nel Gennaio 2021 un attivista ambientale chiese all’allora Ministro del MATTM Sergio Costa quando sarebbero partite le bonifiche e gli fu spiegato che mancavano appunto le visure catastali dei terreni e che la Regione Campania latitava, l’attivista gli chiese di poter avere una copia dei solleciti di riperimetrazione e il Ministro fu davvero cortese e felice di farlo.                                                                                                                             

Come si poteva fare per impulsare la Regione Campania ad adempiere alla richiesta del Ministero?                                         

L’attivista si rivolse ad una Consigliera Regionale che all’epoca militava nel M5S, Marì Muscarà da sempre sensibile e attiva sulle questioni ambientali, dopo attente interlocuzioni con l’attivista la Consigliera riuscì ad incardinare una serie di interrogazioni e di accesso agli atti, che facendo riferimento al documento di sollecito del Ministro Costa, finalmente nell’arco di qualche mese si riuscì ad ottenere da parte dell’UOD 70 05 05 “Attività relative alle discariche, ai flussi della F.U.T – Struttura di missione per lo smaltimento dei RSB”, l’elenco di tutti i soggetti privati proprietari ricadenti nella perimetrazione del SIN “AREA VASTA DI GIUGLIANO e la relativa trasmissione al MATTM da parte della stessa Regione.

Purtroppo pochi giorni dopo aver ottenuto questa piccola vittoria cade il Governo Conte 2, al Ministro Sergio Costa gli succede Roberto Cingolani, il MATTM viene rinominato come Ministero della Transizione Ecologica e a questo punto addio sogni di bonifiche, infatti il Ministro Cingolani al contrario di Costa non è minimamente interessato alle bonifiche.

Nel contempo Marì Muscarà per una serie di vicissitudini decide di lasciare il Movimento 5 Stelle, ed a nulla valsero gli appelli dell’attivista che si era preoccupato della riperimetrazione, che si rivolse ad “amici” Parlamentari e Sottosegretari del Movimento 5 Stelle, nessuno volle dargli conto, anzi minimizzarono quel documento dicendo che non era una riperimetrazione, addirittura la risposta di un Parlamentare fu: “Giovanni ma perché ti metti in mezzo a queste cose, ma chi te lo fa fare”?                                                                                                      

Ormai era fin troppo evidente che politicamente non conveniva a nessuno far emergereche un insignificante attivista, era riuscito a dare un modesto contributo sulla questione bonifiche, sarebbe stato mortificante per “qualcuno”, l’unico motivo d’orgoglio e di soddisfazione per l’attivista furono le congratulazioni di Sergio Costa…quell’attivista è lo scrivente Giovanni Rienzo.

Le condanne: l’epilogo ad oggi marzo 2023

Le condanne:

  • Avvocato Cipriano Chianese, vent’anni di reclusione per disastro ambientale e legami con i casalesi, traffico illecito di rifiuti con aggravante mafiosa, Amministratore della ex Resit.
  • 16 anni di reclusione a Gaetano Cerci, 12 anni a Remo Alfani, vent’anni di carcere per Francesco Bidognetti boss del clan dei casalesi, 7 anni di reclusione a Salvatore,Giovanni e Cuono Pellini, 6 anni per i fratelli del pentito Gaetano Vassallo Nicola, Antonio e Salvatore e diversi altri come Schiavone, Perrella e Zagaria.
  • Ad oggi la messa in sicurezza alla ex Resit non è mai stata collaudata a detta dell’ex Commissario alle bonifiche Mario De Biase, inoltre per un certo periodo è venuta a mancare la sorveglianza ed è stata devastata da vandali che hanno rubato km di cavi in rame e quant’altro.
  • Stessa sorte per la discarica Masseria del Pozzo devastata e pure dati alle fiamme gli uffici dove era riposta tutta la documentazione, probabilmente una ritorsione.

Milioni spesi per la messa in sicurezza delle discariche ad oggi lasciate incustodite

  • Cinque milioni e mezzo di eco balle dopo vent’anni (ormai cristallizzate e con ben poco da recuperare per il riuso), ancora ferme a Taverna del Re che attendono di essere sbancalate e ridotte in CSS (Combustibile Solido Secondario) per essere incenerito chi sa dove.
  • Le bonifiche sono ferme al palo ormai,  ancora oggi periodicamente in occasione di tornate elettorali, cinici politici di ogni colore divengono tautologici sulla questione rifiuti, non perdono l’occasione per passerelle e selfie provando a mostrarsi sensibili al problema, poi una volta eletti restano obnubilati dietro le loro false promesse, molti sono quelli che provano a lanciare o rilanciare la propria immagine, sono talmente rapiti dalla vanagloria che si rendono ridicoli senza rendersene conto, ma non voglio insistere più di tanto sulle considerazioni della morale dei nostri rappresentanti nelle istituzioni, tanto costoro non attecchiscono più sull’opinione pubblica che ha imparato a riconoscerli e a non lasciarsi più influenzare.

Molti parlano di uno Stato assente a causa di mezzi e risorse, ma io non sono affatto d’accordo, perché lo Stato quando vuole i mezzi e le risorse le trova sempre, miliardi per fomentare la guerra in Ucraina un esempio su tutti,  quando si deve salvare qualche banca, per l’autonomia differenziata o per acquistare gli F35, tutto questo mentre la gente continua ad ammalarsi e a morire.

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