Sport e giovani: un connubio da realizzare e far sopravvivere

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Foto di Hans da Pixabay

di Umberto Pini

Fin da bambini e adolescenti l’attività fisica rappresenta uno dei pilastri fondamentali per favorire una vita lunga e sana. In questo anche la scuola può fare la sua parte. Non sempre, però, ci sono le condizioni necessarie.

Benefici fisici, psicologici e sociali sono ormai comprovati, ma, purtroppo restano ancora tanti i bambini e ragazzi che praticano livelli insufficienti di attività fisica, o non la praticano affatto. Ma quali sono gli sport ideali per ogni età? Ci sono condizioni fisiche che ne impediscono la pratica? Ma soprattutto, la scuola è in grado di garantire strutture e insegnanti necessari per il corretto svolgimento dell’attività fisica?

L’organizzazione mondiale della sanità, per bambini e adolescenti tra i 5 e i 17 anni, raccomanda almeno 60 minuti di attività fisica al giorno, da moderata a intensa, per ottenere benefici e mantenersi in salute. Grazie al movimento, infatti, si può tenere sotto controllo il peso corporeo e ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, patologie tumorali e metaboliche, come il diabete. Un livello inadeguato di attività fisica è associato a un maggior rischio di sviluppare questo tipo di patologie.

Sport e giovani: un connubio da realizzare e far sopravvivere

Nonostante le scuole abbiano a cuore il benessere mentale e fisico dei ragazzi, fino a pochi mesi fa, in Italia, a differenza di tutti gli altri paesi europei, le ore di ginnastica nelle scuole elementari erano facoltative. Proprio tra i sei e gli undici anni, dunque, età cruciale per la formazione fisica dei bambini, l’attività fisica era subordinata alla disponibilità delle maestre e alla presenza delle palestre. Da quest’anno, fortunatamente, è stato introdotto l’obbligo di svolgere educazione fisica anche nelle scuole elementari, dove gli insegnanti devono essere debitamente formati e specializzati, con competenze motorie e pedagogiche.

La legge di Bilancio 2021 prospettava un ottimo sostegno all’attività fisica scolastica: per l’assunzione di nuovi insegnanti di educazione fisica, infatti, era previsto lo stanziamento di 29,91 milioni per il 2022, 116 per il 2023, 169 per il 2024 e 171 per il 2025. Purtroppo, però, come annunciato nel decreto attuativo di aprile 2022, a causa delle poche risorse, Miur e Governo hanno deciso che con questa importante novità si parte solo nelle 24.500 classi di quinta elementare.

I problemi non sono finiti: soltanto il 40,8% delle scuole italiane ha una palestra, con enormi differenze regionali (la percentuale precipita in Calabria con il 20,5%). Sono quindi gli uffici scolastici a dover contattare i Comuni per trovare degli spazi adeguati vicini alla scuola, da attrezzare opportunamente. La decrescita demografica, inoltre, fa sì che in molte scuole elementari ci siano poche classi quinte, solo una o due, questo significa che per arrivare alle 18 ore minime di lavoro che di norma un insegnante totalizza in un solo istituto, quello di motoria dovrà muoversi tra tanti plessi diversi, talvolta in comuni diversi, non certo la situazione più comoda e funzionale.

Sport e giovani: un connubio da realizzare e far sopravvivere

La pratica dell’attività fisica, nonostante gli intoppi elencati, è resa obbligatoria nelle scuole a partire dalle elementari, ma anche i piccolissimi dovrebbero iniziare a muoversi il prima possibile. Sono i primissimi anni di vita, infatti, il momento in cui si verifica il maggior sviluppo motorio e cognitivo: tutti i bambini devono essere spinti a muoversi e sperimentare ogni tipo di movimento per avere una base solida sulla quale poter successivamente costruire movimenti più complessi. Ma come scegliere lo sport ideale?

Una grande preoccupazione dei genitori è la possibilità di conciliare l’attività fisica con un buon rendimento scolastico. Gli studi scientifici non solo confermano che lo sport non rappresenta un ostacolo al percorso scolastico, ma contribuisce anche a supportarlo. Aiuta lo sviluppo cognitivo, sociale e affettivo dei giovani e favorisce un maggior livello di attenzione e un minore assenteismo a livello scolastico.

È da sottolineare, quale ruolo primario dell’attività fisica, che i giovani atleti hanno anche, in genere, una maggiore autostima rispetto ai coetanei sedentari. E alcuni studi dimostrano addirittura un miglioramento del rendimento scolastico in relazione all’aumento dell’attività sportiva.

Un altro aspetto da evidenziare è l’importanza dello sport in caso di disabilità, per lo sviluppo interiore della persona: i vantaggi derivati dallo sport valgono anche per chi ha disabilità, miglioramento della qualità di vita, non solo fisica, ma anche psicologica e sociale.

In questo modo, il bambino vede nell’attività fisica una sorta di normalità, grazie alla quale non si sente più medicalizzato. Se gli adulti di riferimento, genitori, medici, insegnanti, riescono a proporre l’attività fisica come una possibilità di riabilitazione, avremo un duplice beneficio: allontanare il bambino dal concetto di medicalizzazione e riabilitarlo nel suo percorso di cura.

Le Istituzioni potrebbero mirare a migliorare la vita dei giovani che affrontano sfide fisiche, sociali, economiche o educative utilizzando lo sport e l’attività fisica per consentire loro di realizzare il loro potenziale migliorando il loro benessere fisico e mentale, la sicurezza, l’occupabilità e le relazioni con la comunità.

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