Scuola: smentiamo Zangrillo, essere precari non è “figo”

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Immagine di Freepik

Scuola: essere precari non è “figo”

Il Ministro Zangrillo ci ha raccontato per mesi che lavorare nella pubblica amministrazione è bello , che essere precari è una gran figata, considerato il mito del posto fisso tanto agognato da Zalone.

Ma poi arriva la realtà e scopriamo che l’annuncio di un emolumento straordinario di circa 1.000 euro medi per i lavoratori del settore dell’Istruzione e, più in generale, del settore pubblico non andrà ai precari.

Il precariato che mortifica cultura e lavoratori 

Ogni anno 250mila precari consentono alla scuola pubblica statale di funzionare, ed anche di esistere. Senza di loro, intere generazioni di studenti e studentesse non avrebbero potuto concludere il loro percorso formativo iniziato dalla scuola dell’infanzia.
Per il governo attuale e i ministri Zangrillo e Valditara i precari non meritano nulla, neanche pochi soldi di aumenti dati al personale di ruolo. In silenzio, devono accettare la loro condizione.

La denuncia dei lavoratori ha lo scopo di rivendicare aumenti salariali di almeno 300 euro, mettere fine al precariato, pretendere un ampliamento dell’organico per alleggerire i carichi di lavoro e migliorare la qualità della funzione della scuola oltre a garantire e tutelare la salute e la sicurezza di lavoratrici, lavoratori e studenti per adeguati e puntuali rinnovi contrattuali. Collaboratori scolastici e amministrativi, tecnici e docenti vivono con stipendi miseri, mortificazioni quotidiane, punizioni esemplari e umiliazioni continue.
Questo è quello che è venuto fuori da una piccola indagine sollecitata dagli stessi operatori del settore .
In Italia si continuano a far prevalere le ragioni di finanza pubblica a discapito della crescita culturale e umana del paese e delle nuove generazioni.

Le ultime leggi peggiorano la condizione del personale scolastico. Lo stipendio di un lavoratore ATA si aggira Intorno alla cifra di 1000/1300 euro mensili. Per i docenti la sorte è la stessa con uno stipendio che ammonta intorno ai 1400 euro circa e da questa somma bisogna tener conto e detrarre le spese di spostamento ed anche quelle di sostentamento alimentare perché spesso si resta a scuola oltre l’orario ufficiale di lavoro.

A conti fatti quello che rimane dello stipendio si aggira intorno agli 800 euro, soldi che dovrebbero bastare a sostenere il lavoratore e la famiglia

Le conseguenze del precariato in Italia

In Italia ci sono persone in età avanzata che aspettano da decenni di essere stabilizzate per diventare lavoratori a tutti gli effetti e cioè di ruolo. Presenti nelle diverse storiche graduatorie. Una Schindler’s List del lavoratore che se non è un bravo calcolatore rischia di
rimanere imprigionato nel tunnel della precarietà a vita.

Ogni anno si ripete la stessa mortificante operazione di scelta dei lavoratori di serie (B. I presenti nelle graduatorie aspettano la destinazione, ed i lavoratori anche ultra cinquantenni devono presidiare h24 la posta elettronica ( e-mail ) e verificare l’arrivo della comunicazione della scuola per il nuovo incarico di lavoro annuale che non è
quella dell’anno precedente. Lavoratori perennemente sballottati che spesso sono costretti ad accettare contratti che chiudono il rapporto contrattuale il 30 Giugno e poi da disoccupati fare richiesta presso gli uffici preposti della cosiddetta NASPI che è una misura sociale erogata dall’ INPS nell’attesa di nuovo contratto di lavoro.

I percettori ricevono lo stipendio assurdamente decurtato. Decenni di dannosa
precarietà hanno prodotto una decomposizione, ed una degenerazione di un comparto che invece dovrebbe essere testimonianza vera di legalità, benessere, educazione.

Questa condizione e questo sistema ha precarizzato irreversibilmente la cultura ed ha condotto intere generazioni verso un pauroso declino socioculturale.

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