Migranti: la rotta più trafficata parte dalla Tunisia

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Migranti
Sunny Beach on Black Sea in Bulgaria. Summer vacation travel holiday. Immagine di ASphotofamily su Freepik

La questione migranti sta infiammando l’Europa. Mai così tanti gli arrivi e dalla Tunisia parte una delle rotte più trafficate.

di Massimiliano De Vita

Costantemente da 20 anni parlare di rotte d’immigrazione e di migranti, fa parte del nostro quotidiano. Tuttologi si confrontano sui numeri delle tragedie, su come evitarle, sulle colpe della maggioranza di turno, sulla retorica dell’opposizione di turno e sulle molteplici rotte marittime più perseguite dalle anime in fuga.

Se ci fate caso sono anni che sentiamo parlare delle rotte Libiche, Balcaniche, dei campi di tortura e delle tante violenze e naufragi che questo immane problema ci riversa sulle nostre coscienze. Oggi si scopre che dalla Tunisia, potrebbe esserci uno dei più grandi esodi di massa che la storia dell’immigrazione conosca.

Sorpresa! La Tunisia è da sempre il trampolino di lancio per la UE e soprattutto per l’Italia. Per un tunisino arrivare in Italia e come per un Italiano fare una Firenze Bologna o una Roma Napoli, di una semplicità assoluta, molti di loro a Sfax studiano da scafisti e riparano imbarcazioni obsolete per le traversate, da anni non da mesi.

Migranti: la rotta più trafficata parte dalla Tunisia

Moltissimi immigrati clandestini tunisini dopo il rimpatrio ci mettono pochissimo tempo per riorganizzarsi e ritornare in Italia. Tanti di loro hanno fatto il “viaggio” decine di volte, il governo tunisino specie negli ultimi anni, ma anche prima, ha sempre preferito chiudere un occhio e caso mai tutti e due.

Non a caso la Tunisia, nonostante tutto, è il Paese con i più alti numeri sulla sicurezza interna del continente africano. Stranamente però, i cittadini tunisini presenti in Italia censiti e regolari sono circa centomila e altri diecimila potrebbero essere gli irregolari clandestini. Di questi solo poche migliaia fanno parte della popolazione carceraria (10,9 dei detenuti composta da quasi 18mila stranieri in Italia sono tunisini secondo Amnesty International).

La crisi della Tunisia rischia di sommergere l’Europa in un’onda migratoria

Se questa paura della crisi politica tunisina deve far passare il messaggio della probabile invasione da parte dei cirenaici per spingere la UE ad aiuti economici per le sorti del Governo di Kaïs Saïed ed evitare l’esodo, ben venga. Basta, però, con il riempirci di paure infondate.

Il vero problema resta solo generale. Qui c’è mezzo mondo che cerca l’occidente con il miraggio dell’eldorado, di una propria rivoluzione economica, di una vita migliore inesistente per noi ma valevole per loro.

Se proprio bisogna trovare una soluzione veloce bisogna colpire ed arrestare quei pochi signorotti locali che si circondano di piccoli eserciti e che organizzano traversate a pagamento. Sono pochi e sono sempre nei posti in cui si pensa che stiano, insediarsi per un periodo di tempo sui punti nevralgici e chiudere i rubinetti con l’aiuto dei Governi locali.

Basterebbe un niente per far saltare tutta l’organizzazione, ma siamo sicuri che lo si voglia? Che fine farebbero i centri di accoglienza sparsi in tutta Europa? E le cooperative che ci lavorano? E tutto l’indotto nelle sue molteplici sfaccettature? I Finanziamenti UE? E tutta quella miriade di Avvocati d’Ufficio pagati dallo Stato come farebbero ad intascare 5000 euro ad ogni pratica internazionale per ogni assistito, specialmente in Italia?

Potrei continuare all’infinito e citare le numerose navi e vedette private ONG che ormai regolano flussi e deflussi e che costano ai fondi UE quanto un cacciatorpediniere della Marina Militare, con relativi equipaggiamenti e uomini, la parola volontario non esiste, l’imbarco gratuito neppure.

Sui Migranti una difficile risoluzione

Si, credo che ormai sia molto difficile cercare di risolvere il problema, fiumi di parole su un qualcosa che ormai dovrebbe essere combattuto più dall’interno che dall’esterno. Siamo riusciti a rigirarci il problema addosso, già mi immagino, in caso di mancato esodo, una ancora più grave crisi economica occupazionale nel settore dell’accoglienza che ormai ha una fetta importante del PIL Europeo.

Forse sarebbe il caso di sconfiggere la tratta degli uomini gradualmente per non finire sul lastrico in un battibaleno e chissenefrega dei naufragi, quegli uomini, quelle donne, quei bambini che ogni tanto ci fanno vedere riversi senza vita su una spiaggia, hanno fatto e faranno la loro parte per nuovi fondi, nuovi centri, nuovi aiuti e che poi Iddio l’abbia in gloria.

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