Mes: tutto quello che c’è da sapere sul funzionamento del Meccanismo Europeo di Stabilità

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La scorsa settimana la Camera dei Deputati ha bocciato e respinto la ratifica della riforma del MES con 184 voti contrari, 72 favorevoli e 44 astenuti.  Per capire come si è arrivati a questo punto e il motivo per cui questa questione crea dibattito e divisioni, è necessario approfodire il significato e il percorso di questa misura.

di Giuseppe Ventesimo

Mes: le origini e il funzionamento della misura

Nel nuovo secolo, l’Europa è stata colpita da due gravi crisi. La prima è di derivazione internazionale ed è la crisi economico-finanziaria del 2008 proveniente dagli USA, dovuta ai mutui subprime e al fallimento della Lehman Brothers. La seconda crisi è di derivazione interna e ha colpito l’Eurozona, ed è dovuta alla crisi valutaria dell’euro e dei debiti sovrani. Quest’ultima crisi ha colpito in maniera maggiore ed intensa i Paesi del Sud Europa.  

In questo contesto storico-economico nasce e viene istituito nel 2011 il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità). Tale strumento è ufficialmente entrato in vigore nel 2013. Viene anche chiamato “Fondo Salva Stati”. È un fondo intergovernativo, con sede a Lussemburgo. Lo strumento è dotato di un capitale di 700 miliardi di euro. Ciascuno Stato membro del MES sottoscrive una propria quota, versando un proprio contributo.

Il Mes in Italia e in altri Stati: un dibattito ancora aperto

L’Italia contribuisce per il 17,7% come quota. Il meccanismo è finalizzato a sostenere gli Stati membri che sono in gravi difficoltà finanziarie. In cambio degli aiuti e del sostegno finanziario, lo Stato beneficiario rispetta un Memorandum d’intesa: si impegna ad eseguire lunghe e dettagliate liste di “riforme strutturali”, volte a ridurre il deficit e la spesa pubblica. Queste devono essere adottate e vengono sorvegliate. Queste attuazioni consistono in ingenti tagli al welfare, ai servizi sociali, alla scuola e alla sanità. Misure molto punitive dal punto di vista sociale.

Gli Stati che hanno utilizzato il MES sono la Grecia, la Spagna, l’Irlanda e il Portogallo. In Grecia i piani di salvataggio sono stati molto impattanti sull’economia. Il rispetto dei programmi delle rigide “riforme strutturali” veniva sorvegliato dalla Troika. La Troika è un organismo di controllo, formato dalla Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale. I finanziamenti sono intergovernativi. Questi piano di salvataggio sono serviti a ricapitalizzare le banche e a pagare vecchi interessi sui debiti piuttosto che ad aiutare il Paese e i suoi cittadini. La ricapitalizzazione e il salvataggio delle banche sono a carico dei cittadini. In questo ambito Parlamento e cittadini perdono potere. Questi interventi non tengono conto delle specificità nazionali.

Il Mes durante il Covid-19

Durante la pandemia di Covid-19, scoppiata nel 2020, tra le misure dell’UE a sostegno delle economie nazionali c’è la modifica del MES con il Pandemic Crisis Support. Si tratta di una linea di credito di 240 miliardi di euro. Non c’è nessuna condizionalità. L’unica finalità è che lo Stato utilizzasse questi fondi per impegnarsi a sostenere le spese in campo sanitario dirette ed indirette volte alla prevenzione e all’assistenza connessa alla crisi pandemica. L’Italia non ha utilizzato questa opzione.

Proposta di riforma del Mes e prospettive future

Alla fine del 2020, i Ministri delle Finanze dell’Eurogruppo decisero di modificare i trattati che stabiliscono la forma del MES. Tra le novità e modifiche più importanti è l’intervento del MES come backstop. Il backstop consiste nell’intervento del MES come paracadute finanziario nel caso in cui il Fondo di Risoluzione Unico finisca i fondi per aiutare le banche europee in difficoltà. Il Fondo di Risoluzione Unico è un pilastro del progetto dell’Unione Bancaria. Questo fondo è finanziato non più a carico dei cittadini contribuenti, ma carico delle banche dell’Eurozona.

L’Italia è l’unico Paese dell’Eurogruppo che non ha ratificato la riforma del MES. Il dibattito sul MES continua ad avere aspetti controversi. Anche se il MES ha l’obiettivo di migliorare la gestione delle crisi bancarie e finanziarie, le divergenze tra gli Stati membri riflettono le preoccupazioni riguardo l’effetto stigma, la perdita di sovranità economica e l’imposizione di politiche di aggiustamento.

Il futuro del MES richiede la costruzione di strumenti efficaci e di stampo comunitario per promuovere una maggiore coesione all’interno dell’Unione Europea. Questo capitolo riflette la complessità delle sfide che l’UE deve affrontare per garantire stabilità e prosperità.

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