L’Italia rallenta: produzione industriale in calo

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Indici Istat -produzione industriale (marzo 2023)

L’Italia rallenta con un’ulteriore calo della produzione industriale. Lo dichiara l’Istat con la pubblicazione dell’ultimo report statistico risalente a marzo 2023 con una diminuzione pari al 0,6% rispetto a febbraio.

Dagli ultimi dati riportati dal sito Istat, nel primo trimestre del 2023, il livello della produzione industriale ha subito un calo dello 0,1% rispetto ai mesi precedenti. Rispetto al mese di febbraio, l’indice destagionalizzato mensile cresce per i beni strumentali (+0,7%) e diminuisce, invece, per i beni di consumo e per l’energia dell’1,4%.

I settori economici in crescita nell’ultimo anno

Rispetto a marzo 2022, la produzione industriale è diminuita del 3,2%.
Nonostante il calo, vi sono settori economici che hanno ottenuto una crescita produttiva.
In crescita tendenziale, è infatti, la fabbricazione di mezzi di trasporto con un aumento del 12,4%. Seguono la produzione di prodotti farmaceutici, la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati e quella di macchinari e attrezzature.

Per questi settori si registra dunque un trend positivo ed una decisa ripresa già evidente dal 2021, periodo post- pandemico. L’accrescimento maggiore è avvenuto soprattutto per la produzione di autoveicoli con un aumento del 35,8% rispetto all’anno precedente.

In chiave generale, le attività manifatturiere sono il punto di forza della struttura economica del Paese e del settore secondario. I settori più sviluppati in Italia, sono proprio quelli che hanno subito un’incremento produttivo rispetto al 2022.

Tabelle statistiche presenti sul sito Istat

La riduzione della produzione di beni di consumo e di energia

La diminuzione ha riguardato invece soprattutto i beni di consumo (-4,7%) e l’energia (-11,2%). Mentre la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria ha subito la più ampia flessione (- 12,5%).

Sulla base di questi dati, si denota una decrescita generale dei settori industriali anche in termini annuali. Un dato non del tutto rassicurante per l’industria italiana e per il benessere economico del Paese.

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