Alla guida di una squadra di terza categoria: L’esperienza di Luigi Fiumara con l’ASD Lago Patria

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Nata tra i banchi di scuola, l’ASD Lago Patria ora compete in terza categoria. È un esempio di crescita congiunta di sport e comunità. Al centro del progetto c’è Luigi Fiumara, mister della squadra. Ha trasformato un’idea tra amici in una realtà calcistica, radicata nei valori di aggregazione e divertimento. In questa intervista, Fiumara condivide sfide e gioie di guidare l’ASD Lago Patria. Sottolinea l’importanza di costruire qualcosa che supera il gioco: un legame profondo con la comunità.

Domande personali e sul passato nel calcio

Qual è stato il momento che ricordi con più affetto della tua carriera calcistica prima di diventare allenatore?
Riflettendo sui momenti salienti della mia carriera, uno dei ricordi più cari è senza dubbio l’ultimo campionato che abbiamo vinto con una squadra di Ferrara. Quell’anno, il campionato era organizzato con un girone all’italiana, che determinava la squadra vincitrice del girone. Successivamente, le squadre classificatesi dal secondo al quinto posto si sfidavano in due semifinali. La vincitrice di questo mini-torneo aveva poi l’opportunità di giocarsi il titolo contro la prima classificata del girone. La partita finale si svolse davanti a un numero eccezionale di spettatori, rendendo l’evento memorabile non solo per i giocatori ma anche per tutti i tifosi presenti. L’emozione di quel successo, unita al contesto in cui si è svolto, ha lasciato un’impronta nella mia memoria, facendomi rivivere quel momento con grande affetto ogni volta che ci penso.

⁠Chi è stato il tuo modello o ispirazione nel mondo del calcio quando eri giovane?
La mia carriera calcistica inizia nel cuore del campo, nel ruolo di centrocampista, sebbene il mio stile di gioco si discosti leggermente dalla norma. La mia passione per il calcio è stata fortemente influenzata da Fabio Cannavaro, una vera icona e fonte di ispirazione per me. La sua origine napoletana, comune alla mia, e il suo percorso professionale hanno avuto un impatto significativo sulla mia aspirazione e dedizione al calcio.
Oltre a Cannavaro, ho ammirato profondamente Fernando Hierro, il leggendario capitano del Real Madrid. La sua eleganza in campo, atipica per un difensore dell’epoca, unita a capacità tecniche che ricordavano quelle di un centrocampista, hanno lasciato un segno indelebile nella mia concezione del calcio. Fernando Redondo del Real Madrid è stato un altro calciatore che mi ha profondamente ispirato, nonostante la sua carriera sia stata relativamente breve.
Tuttavia, è nel giocatore Diego Pablo Simeone, durante il suo periodo alla Lazio, che ho trovato il mio vero alter ego calcistico. La grinta, la determinazione e l’abilità sia in fase di recupero palla che nei calci piazzati di Simeone rispecchiavano fedelmente il mio modo di essere in campo. La sua capacità di lottare per ogni pallone e di contribuire in modo significativo sia in fase difensiva che offensiva ha rappresentato per me un modello di riferimento ideale, nel quale ho sempre cercato di rivedermi.
Chiaramente, tra le mie ispirazioni non può mancare la leggenda di Diego Armando Maradona, un’icona indiscussa non solo per ogni napoletano ma per l’intero mondo del calcio. La sua magia in campo, la sua capacità di cambiare le sorti di una partita con un singolo gesto e la sua profonda connessione con la città di Napoli hanno lasciato un segno indelebile nella mia anima di calciatore e di tifoso.

⁠C’è stato un momento chiave o un evento che ti ha spinto a scegliere la carriera di allenatore?
La pandemia di COVID-19 ha rappresentato un punto di svolta decisivo nella mia carriera. L’improvvisa interruzione di ogni attività e il successivo sviluppo di problemi di pubalgia hanno minato le mie capacità di mantenere il livello di allenamento necessario per competere al massimo. Questo periodo di inattività forzata mi ha portato a confrontarmi con la dura realtà: quando mente e corpo non sono più in grado di sostenere il ritmo richiesto, è fondamentale sapersi reinventare.
La transizione verso il ruolo di allenatore è scaturita quasi naturalmente da questa consapevolezza. Il rettangolo ha sempre rappresentato per me un elemento vitale, e l’impossibilità di contribuire come giocatore mi ha spinto a cercare un altro modo per rimanere connesso a questo mondo.
Il passaggio da giocatore a allenatore non è stato semplice. I primi tempi sono stati caratterizzati da sentimenti di sconforto e incertezza. Tuttavia, la passione che ho sempre nutrito per questo sport, unita alla determinazione e ai primi successi, ha trasformato questa sfida in un’opportunità di crescita. Ora, guardando indietro, posso dire che quella transizione, seppur nata da circostanze non ideali, mi ha permesso di scoprire una nuova dimensione del calcio e di me stesso.

⁠Come pensi che le tue esperienze passate nel calcio ti abbiano aiutato a diventare l’allenatore che sei oggi?
Le esperienze maturate sul campo durante la mia carriera da giocatore mi hanno fornito preziose intuizioni su come leggere e preparare le partite. Questi insegnamenti si sono rivelati fondamentali in più di un’occasione. Tuttavia, il calcio di oggi si discosta notevolmente da quello dei miei tempi da calciatore. Le evoluzioni tattiche, tecniche e fisiche hanno trasformato il gioco, rendendo la formazione continua e lo studio approfondito componenti indispensabili per l’attività di allenamento.
Assumendo il ruolo di allenatore, la mia percezione del calcio ha subito una trasformazione radicale. Ho iniziato a osservare aspetti del gioco che, in passato, non avrei mai considerato, analizzando il calcio sotto una luce completamente diversa. Il passaggio da calciatore ad allenatore ha implicato un’evoluzione personale e professionale, costringendomi a reinterpretare il calcio in modo più ampio e analitico.

Domande sul Lago Patria e sulle prime impressioni

Qual è stata la tua prima impressione del Lago Patria e della comunità locale quando sei arrivato?
Lago Patria non mi era sconosciuto all’arrivo; fin da bambino, durante le estati, la frequentavo. Cresciuto nel centro di Napoli, le mie estati erano trascorse qui, giocando con amici in un campeggio locale. Questi ricordi d’infanzia hanno forgiato un legame precoce con il posto.
La mia connessione con Lago Patria affonda le radici nella mia infanzia. Originario del cuore di Napoli, precisamente da via Duomo, ho trascorso ogni estate della mia giovinezza in questa meravigliosa zona. Durante i soggiorni estivi in campeggio, insieme agli amici di una vita, passavo quasi ogni giorno a giocare a calcio.
Dopo aver chiuso un lungo capitolo della mia vita professionale a Ferrara, il ritorno a Napoli, dopo diciotto anni, ha richiesto la scelta di un nuovo luogo in cui vivere. Lago Patria è emerso come la scelta naturale, una decisione condivisa con mia moglie che, guardando indietro, si è rivelata acuta.
La comunità di Lago Patria ha avuto un ruolo importante sin dall’inizio. La partecipazione attiva dei tifosi ad ogni partita evidenzia un forte senso di appartenenza e supporto, creando un’atmosfera che va oltre il semplice tifo sportivo. Questa interazione tra squadra e comunità conferma la sensazione di essere nel posto giusto, non solo professionalmente ma anche a livello personale.

⁠Hai incontrato delle sfide iniziali quando hai preso in mano la squadra? Come le hai superate?
Il mio arrivo a Lago Patria non ha rappresentato non solo l’inizio di una sfida, ma anche la creazione ex novo di una squadra. Su invito dell’attuale vicepresidente Giovanni Piccirillo, mi sono trovato davanti non solo a un progetto, ma a un’idea in fase embrionale: quella di dare vita a qualcosa di bello e significativo per la comunità, partendo da zero. Insieme alla dirigenza, abbiamo organizzato diversi open day, puntando a formare un gruppo che incarnasse sia eccellenza tecnica che integrità morale e culturale.
La nostra visione si è concentrata sull’adozione di un approccio al calcio fondato sul rispetto reciproco, l’educazione e il fair play. Questo ha implicato, in alcune occasioni, la difficile decisione di escludere giocatori tecnicamente validi ma non allineati ai nostri valori. La libertà di scelta concessami dalla società è stata cruciale per cementare un rapporto di fiducia reciproca, sebbene abbia rappresentato anche una sfida non indifferente.
Il legame viscerale che mi unisce a Lago Patria deriva da questo processo creativo e condiviso. Qui, non mi sono limitato a guidare una squadra, ma ho contribuito a darle vita, sentendola in modo più intimo e personale rispetto a qualsiasi altra esperienza precedente.

Domande sull’essere allenatore dell’ASD Lago Patria

Qual è la filosofia o il principio guida che segui nell’allenare la tua squadra?
La mia filosofia di gioco è profondamente radicata nel possesso palla e nella tecnica, elementi che si rispecchiano nelle abilità dei giocatori. La nostra strategia si concentra su un gioco basato sul controllo del pallone, una movimentazione rapida e incisiva, e il cambio di gioco per disarticolare le difese avversarie, creando così le condizioni ideali per colpire nel momento più opportuno. È una scelta tattica precisa, che raramente ci vede adattarci allo stile degli avversari; piuttosto, cerchiamo di imporre il nostro modo di giocare.
Questo approccio si accompagna a una filosofia più ampia, quella di garantire spettacolo e divertimento. Accettiamo il rischio di subire gol se questo significa poterne realizzare ancora di più. Il nostro è un gioco che predilige l’attacco, una scelta che si riflette anche nelle statistiche: le partite che disputiamo finiscono raramente in pareggio; per noi, è o vittoria o sconfitta.
Al centro di tutto ciò, c’è il desiderio di divertirci e di intrattenere, accettando consapevolmente il rischio che questo comporta. È una filosofia di gioco che privilegia l’audacia e la ricerca del successo attraverso un calcio giocato in maniera aperta e offensiva.

⁠Puoi condividere un aneddoto significativo o un momento speciale che hai vissuto con la squadra finora?
Tra i momenti più memorabili della mia esperienza qui a Lago Patria, ce ne sono due che occupano un posto speciale nel mio cuore. Il primo è stata la nostra prima vittoria in campionato. Quel momento, con la sua intensa emozione e la gioia pura riflessa negli occhi dei ragazzi, è qualcosa di indimenticabile. Vedere il frutto del nostro lavoro trasformarsi in tre punti ha confermato il nostro impegno e la nostra dedizione, regalando a tutti noi un senso di realizzazione profondo.
Il secondo ricordo che custodisco gelosamente è la vittoria nel derby di ritorno contro un’altra squadra di Lago Patria, una compagine che ha avuto vita breve, esistendo solo per una stagione. Questo scontro interno, un derby vero e proprio, ha avuto un sapore diverso rispetto agli altri incontri: era carico di un’atmosfera unica, con una tensione e un coinvolgimento emotivo senza precedenti sia per noi che per i tifosi. La vittoria in quella partita è stata dolcissima, non solo per il significato sportivo ma anche per l’eccezionale dimostrazione di unità e appartenenza. Lo striscione che attraversava la curva con la scritta “8/9/22: Noi decidemmo di essere Lago Patria” ha suggellato quel momento, rendendolo eterno nella mia memoria e in quella dei ragazzi. Questi successi non sono solo vittorie sul campo, ma rappresentano la conferma di una scelta, di un’identità comunitaria che abbiamo abbracciato con orgoglio.

⁠Quali sono stati i maggiori ostacoli che hai dovuto affrontare come allenatore di questa squadra e come li hai superati?
Partire da zero è stato senza dubbio uno degli ostacoli più grandi che abbiamo affrontato. Creare un’entità unica e coesa da un insieme di idee e personalità diverse, tutte orientate verso l’obiettivo comune della vittoria, rappresenta una sfida notevole. Devo ammettere però che siamo vicini a raggiungere questo obiettivo. Anche se il percorso da compiere è lungo, i progressi che abbiamo fatto tra il primo e il secondo anno sono stati notevoli.

Obiettivi e aspettative future per l’ASD Lago Patria

Quali sono gli obiettivi a lungo termine che hai stabilito per te stesso e per la squadra?
Il nostro scopo principale si può riassumere in due parole: aggregazione e divertimento. Siamo determinati a impegnarci e a crescere, mirando a raggiungere categorie superiori e, perché no, a conquistare il nostro primo trofeo. Personalmente, non mi prefiggo obiettivi individuali; il vero traguardo per me è vedere l’evoluzione di un progetto nato dalla collaborazione e dalla passione comune. La soddisfazione di assistere alla crescita di qualcosa che abbiamo costruito insieme, partendo da nulla, supera qualsiasi desiderio di riconoscimento personale.
Credo fermamente nel valore del collettivo rispetto a quello individuale, soprattutto nel contesto del calcio dilettantistico. Questo ambiente ci permette di godere del gioco in maniera più rilassata e divertente, mantenendo un equilibrio tra la competizione e il puro piacere di giocare. La leggerezza con cui affrontiamo le sfide non diminuisce l’importanza dei nostri obiettivi, ma ci consente di vivere lo sport in modo più autentico e appagante.

⁠C’è un aspetto della squadra o del gioco per il quale stai attualmente concentrando più energia nel migliorare?
Nel nostro approccio al gioco, poniamo l’accento su vari aspetti fondamentali: il possesso palla, la fase senza palla e il movimento individuale dei giocatori. Tuttavia, un’area su cui mi sto concentrando particolarmente è la gestione del vantaggio. Abbiamo notato che, quando ci troviamo avanti nel punteggio, tendiamo a diventare troppo precipitosi, cercando subito il passaggio in profondità anziché controllare il ritmo del gioco. Questo atteggiamento ci ha portato, in alcune circostanze, a perdere il vantaggio acquisito, risultando in pareggi o sconfitte che avremmo potuto evitare.
La sfida principale consiste nel saper riconoscere i momenti in cui è necessario mantenere il possesso della palla per ‘addormentare’ la partita, garantendoci così la vittoria, senza correre rischi inutili. Questa capacità di gestire il gioco e il punteggio è qualcosa su cui stiamo lavorando intensamente, convinti che con il tempo e l’esperienza riusciremo a migliorare. La consapevolezza di quando è il momento di attaccare e quando invece è meglio far circolare la palla sarà determinante per il nostro sviluppo e per il raggiungimento dei nostri obiettivi.

La tua esperienza con il Lago Patria ti ha fatto crescere anche come persone e come allenatore?
L’esperienza di allenatore mi ha dato l’opportunità unica di esplorare molteplici aspetti della società calcistica, ben al di là della dimensione tecnica. Ho avuto modo di addentrarmi nelle complessità della gestione burocratica e dirigenziale, scoprendo una realtà completamente nuova rispetto a quella a cui ero abituato come giocatore. Questa visione olistica del funzionamento di un club calcistico mi ha permesso di comprendere più a fondo le sfide e le opportunità che caratterizzano la vita di una società sportiva, ampliando significativamente la mia percezione del mondo del calcio.

Come vedi il tuo futuro?
Non mi soffermo troppo su obiettivi personali a lungo termine; la mia attuale situazione a Lago Patria mi soddisfa pienamente e mi diverto lavorando con la squadra. La mia filosofia si basa sul continuo miglioramento, sia personale che collettivo. Finché persiste la reciproca volontà di progredire, ritengo che ci sia spazio per continuare insieme su questa strada. Dovessero presentarsi cambiamenti significativi che mettano in discussione la mia capacità di contribuire positivamente al progetto, o se la società o i giocatori dovessero ritenere che il mio apporto non sia più all’altezza, solo allora considereremmo, sempre nel rispetto reciproco, la possibilità di un cambiamento.
Tuttavia, l’eventualità di una simile svolta mi sembra al momento remota, se non del tutto inesistente. La mia felicità qui a Lago Patria e la condivisa aspirazione al miglioramento mi fanno guardare con ottimismo al futuro. Continuerò a seguire il mio credo: migliorarsi costantemente e non far mai mancare il divertimento. Credo fermamente che, mantenendo il piacere e l’entusiasmo nel nostro lavoro, il successo e i risultati seguiranno naturalmente. Proseguiamo dunque su questa via, curiosi di scoprire fino a dove potrà portarci.

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