Caso Assange, concesso rinvio: ecco quando ci sarà il nuovo appello

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L’Alta Corte di Londra ha concesso  una vittoria a metà al fondatore di Wikileaks, Julian Assange, bloccando l’estradizione del giornalista negli Usa.

Nella giornata di oggi, martedì 26 marzo, il verdetto emesso dai giudici britannici ha favorito il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, affermando che estradizione negli Stati Uniti con l’accusa di spionaggio non potrà avvenire.

Come affermato in precedenza, questa decisione si traduce come una parziale vittoria per il fondatore di Wikileaks, permettendo agli avvocati della difesa di aver più tempo per presentare nuova documentazione e per far maggior leva sui giudici britannici.

La vicenda legale continuerà nei prossimi mesi fino al 20 maggio dell’anno corrente. Questo “prolungamento” del processo potrà favorire o svantaggiare il fondatore di Wikileaks?

Perché il caso di Julian Assange ha diviso il mondo

La decisione presa nella giornata di oggi 26 marzo è solo l’ultimo tassello di un mosaico di eventi, azioni ed episodi internazionali che nel giro di pochi anni hanno cambiato completamente la vita di Julian Assange, rendendolo un simbolo del giornalismo libero nel mondo.

Il giornalista australiano si trova nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito, dall’aprile 2019 dopo essere stato arrestato, su richiesta delle autorità della Svezia, per due accuse di stupro, che nel giro di poco tempo vennero archiviate. Nonostante ciò, la reclusione fu prolungata per la sopraggiunta richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti per crimini che Julian Assange avrebbe commesso verso gli stessi, tra cui il rilascio in rete del celebre video “Collateral Murder”, qualificato come documenti riservati appartenenti al governo americano.

Nel 2021 l’Alta Corte britannica diede il via libera alla richiesta degli Usa, decisione confermata l’anno seguente dalla Corte Suprema. L’allora ministro dell’Interno di Londra, Priti Patel, aveva disposto l’ordine di estradizione, ma Assange aveva fatto ricorso chiedendo la revisione del verdetto del 2021.

Nel 2022 il fondatore di Wikileaks si era anche rivolto alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma i giudici comunitari hanno respinto la sua istanza.

Se l’estradizione avvenisse Assange rischierebbe fino a 175 anni di reclusione.

contributo esterno

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