“Caporà e muort l’alifant”, ecco quando nasce questo sfottò

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Chi è nato all’ombra del Vesuvio e, più in particolare, a Portici, avrà spesso sentito l’espressione “Caporà è muort l’alifant”, frase utilizzata nei confronti di qualcuno che continua a vantarsi di un vantaggio che prima aveva ed ora non ha più.

Questo detto è molto antico, risale infatti, al 1742 quando al re Carlo di Borbone, venne regalato, da parte del sul-tano della Turchia Maometto V, un elefante. Il pachiderma fu assegnato alle cure di un caporale, il quale portava in giro per la città di Portici l’animale e riscuoteva numerose mance da parte dei cittadini e visitatori.

“Caporà e muort l’alifant”, ecco quando nasce questo sfottò

All’interno del parco superiore della Reggia è ancora visibile la struttura che ospitava l’elefante. Purtroppo, forse per la cattiva alimentazione, nel 1756 l’animale morì ed il caporale tornò nuovamente alle sue vecchie mansioni ma continuò ad avere un atteggiamento di superiorità e venne preso in giro dal popolo con la celebre espressione: “capurà è mmuorto l’‘alifant nun si cchiu’ nisciuno” suggerendogli, quindi, di non darsi più arie.

Che fine hanno fatto i resti dell’animale? Furono inizialmente esposti nel museo Borbonico (attuale Museo Archeologico Nazionale), poi trasferiti nel Museo Zoologico nel 1819.

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