Esclusivo: Autonomia e Lep, ecco la bozza che condanna il sud

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Autonomia e Lep. L’editoriale del co-direttore di CentroSud24 e legislativo parlamentare.

Autonomia e Lep, ecco la bozza che condanna il sud

Odio scrivere editoriali, perché viene meno il carattere oggettivo che dovrebbe avere un articolo. Ma la circostanza è eccezionale: il Sud è in ostaggio, lo dico senza mezzi termini.

Ricevo un messaggio all’alba dallo scrittore Pino Aprile, allarmato da alcuni voci di corridoio che vorrebbero un’improvvisa accelerazione dell’autonomia differenziata già nella prossima Legge di Bilancio: “Luca, verifichiamo meglio, che se è confermato quanto mi è stato riferito, è rivolta”. Verifico.

Da anni, come legislativo parlamentare, monitoro i lavori della Commissione “Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale” e ho macinato migliaia di documenti. Ma devo dire che l’articolo 143 della prossima Legge di Bilancio (articolo che, in esclusiva per la testata CentroSud24 che co-dirigo, vi riportiamo) mi lascia particolarmente di stucco. Mai, prima d’ora, avevo registrato uno schiaffo in faccia così sonoro al Mezzogiorno e al Parlamento (scavalcato).

Nonostante i numerosi tentativi della Lega, negli ultimi anni l’autonomia è rimasta in soffitta. Salvo poi, rientrare dalla porta principale col Governo Meloni, che vede come pilastro portante un Ministro per le autonomie che risponde al nome di Roberto Calderoli. Fautore di una crociata immediata a sostegno di un provvedimento che rischia di spaccare il Paese, e padre di un articolo della Legge di Bilancio – il numero 143 – destinato a condannare il Meridione ad un destino nefasto.

Di seguito, spezzetteremo il testo, provvedendo a commentarlo.

Partiamo dal comma 1:

Ai fini (…) del pieno superamento dei divari territoriali nel godimento delle prestazioni, il presente articolo disciplina la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (…) quale soglia di spesa costituzionalmente necessaria che costituisce nucleo invalicabile per erogare le prestazioni di sociali di natura fondamentale, per assicurare uno svolgimento leale e trasparente dei rapporti finanziari tra lo Stato e le autonomie territoriali, per favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse collegate al PNRR. (…) L’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia (…) è consentita subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni”

Dunque, questa prima parte disciplina la determinazione dei Lep. Peccato che, ad oggi, non ci sono i fondi per finanziarli. Qualche giorno fa l’ex Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha dichiarato alla testata “Corriere del Mezzogiorno” che solo per assicurare i LEP in quattro materie amministrative (assistenza, trasporto pubblico locale, sanità, scuola) occorrerebbero tra gli 80 e i 100 miliardi. Figuriamoci per finanziare tutti i livelli essenziali!

Ma andiamo avanti: il motivo per cui si tira in ballo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è ancor più meschino, dal momento che nel PNRR si fa riferimento ai Lep come paletto a cui ancorare diversi finanziamenti. Perciò, dato che – al massimo – verranno definiti dei Lep “depotenziati”, a cascata, si avrà una ripercussione negativa anche sugli investimenti previsti dal Piano, che risulteranno più “miseri”, a danno del Sud.

Ma questo non è niente. Leggiamo il secondo comma dell’articolo 143:

“2 Ai fini di cui al comma 1 è istituita, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri la Cabina di Regia per la determinazione dei Lep. La Cabina di Regia è presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri, che può delegare il Ministro per gli Affari Regionali e le autonomie (…) il Presidente della Conferenza delle Regioni, il Presidente dell’UPI e il Presidente dell’ANCI o loro delegati”.

Questo comma istituisce una sorta di oligarchia leghista che, di fatto, determinerà i Lep e che adunerà attorno a un tavolo: Calderoli (e Ministri competenti), il Presidente della Conferenza delle Regioni (cioè, il leghista Massimiliano Fedriga!), il Presidente dell’UPI e il Presidente dell’ANCI. Sotto il profilo tecnico, faccio subito notare che manca all’appello l’ANCIM (Associazione Nazionale Comuni Isole Minori) che rappresenta 35 comuni isolani.

Ma il punto è un altro: il comma 2 farà gestire, di fatto, alla Lega il potere di decidere i Lep (e dunque le sorti del Mezzogiorno), scavalcando la “Commissione tecnica per i fabbisogni standard” (CTFS) e “Soluzioni per il Sistema Economico Spa” (SOSE), cioè le commissioni tecniche che, da sempre, si occupano di lavorare alla determinazione dei Lep e dei connessi fabbisogni standard.

Perché, anche se il comma 3 dell’articolo che stiamo analizzando stabilisce che la Cabina di Regia “individua le materie o gli ambiti di materie che sono riferibili ai Lep, sulla base delle ipotesi tecniche formulate dalla Commissione Tecnica per i Fabbisogni Standard”, di fatto le redini saranno in mano al Premier, o meglio a Calderoli. Che potrà decidere “le ipotesi tecniche” più favorevoli (se non dettate).

Faccio notare anche un’altra cosa: i componenti della Commissione Tecnica per i Fabbisogni Standard dovrebbero essere tecnici. Eppure il tecnico che rappresenta il Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale (quindi il tecnico che dovrebbe “difendere maggiormente” gli interessi del Mezzogiorno) è un volto storico di Forza Italia, l’ex Onorevole Paolo Russo, oggi uomo di Renzi. Viva l’imparzialità! Ciò detto, la cosa più grave è che questa Cabina di Regia commissarierà anche l’operato della “Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale” e della “Commissione parlamentare per le questioni regionali”. E, dunque, l’operato dei parlamentari.

Leggiamo il comma 3:

“3. La Cabina di regia, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica (…) entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge: effettua (…) una ricognizione della spesa storica a carattere permanente dell’ultimo triennio, sostenuta dallo Stato in ciascuna Regione. Determina (…) nell’ambito degli stanziamenti di bilancio a favore vigente, i Lep”.

Questo comma, in un solo colpo, sferra 4 pugnalate.

In primo luogo dilata oltremodo i tempi: ben 6 mesi per effettuare un check, mentre si spalanca immediatamente la porta all’autonomia differenziata.

In secondo luogo, ai fini della successiva determinazione dei Lep, si fa riferimento alla spesa storica in forza del quale lo Stato garantisce alle regioni le risorse storicamente trasferite, confermando i servizi o i disservizi storici. Ed è il motivo per cui la spesa statale per bambino è stata di 3600 euro a Trento, 19 a Reggio Calabria e zero in Comuni come Casoria, Pozzuoli, Portici, Ercolano. Secondo il criterio della spesa storica, infatti, chi ha avuto di più continuerà ad avere di più, anche se ha già 66 asili, come Reggio Emilia. E chi ha avuto meno, avrà ancora meno, anche se ha soltanto 3 asili, e la stessa popolazione di Reggio Emilia, come Reggio Calabria. In questo modo, il divario Nord-Sud cresce, finanziato dallo Stato che dovrebbe ridurlo. Nel 2009 lo Stato si pose il problema e approvò la Legge Calderoli, decidendo di superare il criterio del costo storico. Così, si decise di lavorare ad una nuova metodologia – quella dei cosiddetti ‘fabbisogni standard’ – che avrebbe dovuto individuare i fabbisogni finanziari effettivi di cui necessitano gli enti locali per erogare i servizi, dalla polizia locale agli asili nido. ‘Fabbisogno finanziario effettivo’ nel senso che, per i trasferimenti ai territori, lo Stato non avrebbe dovuto prendere più come base di riferimento la quantità delle risorse ‘storicamente’ erogate ma quelle di cui hanno realmente bisogno Comuni, le Città metropolitane e le Province. Usiamo il condizionale perché i fabbisogni standard (che non nascono sugli alberi, vanno calcolati!) non sono stati ancora definiti e quindi vige ancora il criterio del costo storico. Il criterio, appunto, che verrà usato per effettuare il check e che penalizzerà il Sud.

Altra pugnalata: come recita il comma, la ricognizione va effettuata considerando “la spesa storica a carattere permanente dell’ultimo triennio”. Che significa? Che si prenderà in considerazione la spesa effettuata negli ultimi 3 anni. Faccio notare che nell’ultimo triennio c’è stata la pandemia, momento storico in cui sono stati drenati fondi straordinari soprattutto al Nord (epicentro pandemico). Perciò, riferirsi agli ultimi 3 anni, vorrebbe dire fare un check su capitoli di spesa “drogati” da una circostanza eccezionale. Qual è l’effetto? Che il Nord ‘passerebbe’ per un territorio che necessita di maggiori fondi (soprattutto sotto il profilo sanitario) rispetto al dovuto, a danno del resto del Paese.

Ultima pugnalata, la peggiore: “La Cabina di Regia determina nell’ambito degli stanziamenti di bilancio a favore vigente, i Lep”. Che significa? In parole povere vuol dire che se nel piatto (cioè, nella Legge di Bilancio) ci sono 5 euro, tanto deve bastare per finanziare i Lep. Ma, sin da subito, i conti non tornano: se la Manovra è da 35 miliardi e questa dotazione serve per finanziare milioni di altre cose importanti per l’Italia, dove si trovano i soldi per far fronte ai Lep? Anche perché, qualche rigo precedente, vi avevamo spiegato che solo per assicurare i LEP in quattro (solo 4!) materie amministrative (assistenza, trasporto pubblico locale, sanità, scuola) occorrerebbero tra gli 80 e i 100 miliardi. E a sostenerlo non è stato un uomo di strada, ma l’ex Ministro Competente per materia, Boccia!

Andiamo avanti col comma 5:

“5. Entro 6 mesi dalla costituzione delle attività (…) la Cabina di regia predispone uno o più schemi di decreto del Presidente del Consiglio con cui sono determinati, anche distintamente, i LEP e i correlati fabbisogni standard. Ciascun decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è adottato su proposta del Ministro delegato per gli affari regionali e le autonomie”.

Dal comma 5 si evincono due prese in giro. In primis, far credere che in 6 mesi sia possibile determinare i Lep: è irrealistico credere che si possano determinare i Livelli Essenziali delle Prestazioni in 6 mesi, atteso che (come più volte denunciato dalla Corte Costituzionale) è dal 2001 – e cioè dalla riforma del Titolo V – che si attende la definizione dei Lep. La Commissione tecnica per i fabbisogni standard e le Commissioni parlamentari non sono riusciti a determinare i Lep in oltre 20 anni ed ora si vuole centrare il risultato in 180 giorni? Il Piano è palese: aprire la porta all’autonomia differenziata con la scusa “non vi preoccupate, abbiamo scritto in Legge di Bilancio che finalmente definiamo i Lep”, salvo poi rendersi conto che è una truffa al Mezzogiorno. Anche perché, come recita il comma, “Ciascun decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri è adottato su proposta del Ministro delegato per gli affari regionali e le autonomie”. Quindi deciderà tutto Calderoli, che di fatto tiene per le briglie Giorgia Meloni.

Ultimo comma:

“7. Qualora le attività della Cabina di Regia non si concludano nei termini stabiliti dal presente articolo, il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro delegato per gli affari regionali e le autonomie (…) nomina un Commissario entro i 30 giorni successivi alla scadenza del termine di 12 mesi, per il completamento delle attività non perfezionate”.

Quest’ultimo comma dovrebbe essere intitolato “abbiamo scherzato”. Cioè, è ovvio che i Lep non verranno mai definiti in 12 mesi. Pertanto, è logico prepararsi all’idea di un Commissario (liquidatore del Mezzogiorno) pronto a “completare le attività non perfezionate”. Una sorta di monarca, che deciderà le sorti di milioni di meridionali. Sarà in quel momento che Calderoli dirà alla Meloni: “o decidiamo noi questo Commissario o la Lega staccherà la spina al Governo”.

L’État, c’est moi!” avrebbe detto Luigi XIV.

Finirà così.

Ovviamente la palla passa al Presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale. Ma, sin da subito, è bene che – al di là degli schieramenti – il Sud si mobiliti.

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1 commento

  1. Alla fine è un grosso passo avanti. Finalmente si parla di LEP. Che poi non sono così complicato da definire, c’è la spesa storia e quella delle regioni più virtuose é un valido punto di partenza.

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