Arabia Saudita: un’enorme opportunità per il calcio europeo ed italiano

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La grafica è presente sul sito di La7 che ha acquisito i diritti del campionato Arabo per trasmetterli in Italia.

Dopo il Qatar è stato il turno, in grande stile, dell’Arabia Saudita che ha fatto approdare nella Saudi Pro League alcuni dei più grandi campioni europei. Una grande occasione per questi campioni, riempiti di soldi e venerati come divinità, ma una grande occasione sotto molti punti di vista per il calcio europeo ed italiano.

Arabia Saudita e Qatar: una genesi di trasformazione del calcio contrastata in Europa con un’arrogante vanagloria

Il calcio europeo è davvero in crisi? In questa rovente estate 2023 se lo sono chiesti proprio tutti ed in particolare gli appassionati si sono chiesti, non senza un pizzico di retoricità nella domanda, se il calcio europeo abbia davvero perso attrattiva. L’Arabia Saudita, che ha portato alcuni dei più grandi calciatori a militare nella Saudi Pro League, è vista come il grande nemico.

Un tema che si mischia con la politica, e non soltanto, forse anche con una questione di intrinseco odio razzista ed islamofobico che spesso ha agitato il vecchio continente convinto di essere “il centro del mondo”, anzi no, dell’universo stesso (calcistico e non soltanto). Spesso in quelle vanagloriose frasi si nasconde il retaggio (una specie di ancien régime pallonaro) del calcio che conta e che ha visto militare i calciatori più importanti della storia nei propri campionati. Una gloria passata ormai da tempo per il campionato italiano, s’intende.

L’aspetto più inquietante resta quello delle frasi inutili come “ecco perché non dovevamo farli entrare”, o ancora peggio “gli abbiamo dato i nostri soldi”. In questo marasma, veramente incredibile, il campionato italiano è stato un precursore grazie alle finali di supercoppa giocate a Doha, in Qatar, che però i tifosi, alla vittoria della propria squadra, festeggiavano senza indignazione. Il calcio italiano è stato il primo a svendersi, e forse ne aveva anche bisogno a livello economico ma ha perduto la dignità e con esso anche i tifosi di tutte le squadre.

Il calcio europeo ed italiano sono in crisi: ma l’Arabia non c’entra

La notizia che l’ex commissario tecnico della Nazionale di Calcio italiana, Roberto Mancini, abbia firmato un faraonico contratto con la Nazionale di Calcio araba ha di nuovo scatenato polemiche. Il ct era dimissionario, forse per motivi che non attenevano all’Arabia Saudita ed alla panchina, ma sicuramente è stata una conseguenza.

Poco male, dovremmo dire, visto che Mancini, Campione d’Europa, non era riuscito a qualificarsi per il Mondiale replicando il disastro Ventura. Non è soltanto colpa sua, si capisce che in campo vanno i calciatori, ma certamente era la “testa del serpente”.

Ci si dovrebbe chiedere, e ce lo saremmo dovuti chiedere da tempo, ma il nostro calcio è davvero così attrattivo? In Premier League giocano le migliori squadre del mondo, in Spagna sono 3-4 come in Italia, ed in Germania sono appena 3, mentre in Francia a stento 1. Parliamo di risultati a livello europeo ed internazionale, non certamente di fantacalcio. Competere ai massimi livelli si può, ma non con campionati a 20 squadre ci si chiede il senso di certe partite e di certi monday night (che in Italia mai c’erano stati).

L’obiettivo era vendere, rivendere e stra-vendere: diritti tv più che altro. Tutto questo perché? Per mantenere calciatori (che nel 80% dei casi sono stranieri) che vengono proposti dai grandi procuratori allo scopo di far girare soldi. La qualità calcistica non interessa, non più e la Nazionale si era ritrovata sola a contare morti e feriti, ma soprattutto ad alternarsi in disfatte alla Caporetto.

Va da sé, che se in un sistema del genere: senza alcun tipo di cultura sportiva, in cui i tifosi si accapigliano per rigori non dati, fanno guerriglie per strada, pagano cifre astronomiche per biglietti ed abbonamenti (e non solo) la crisi era dietro l’angolo. Bastava che arrivasse, com’è successo, un secondo elemento competitivo con tanti soldi. Gioco, partita e incontro.

Arabia Saudita: un’enorme opportunità per il calcio europeo ed italiano

Ci sarebbe da chiedersi: ma davvero è così tanto un male? La Saudi Pro League è davvero il demonio?

Non per forza, anzi. L’Arabia Saudita è una grandissima opportunità per il calcio europeo ed italiano (ormai fanalino di coda). Spiegarlo è molto semplice: potrebbe allontanare, e convogliare a sé, tutto o quasi tutto il marciume che si è accumulato nel calcio nostrano e portarlo via.

Ad esempio: giocatori interessati solo a maxi stipendi, siano essi giovani o esperti, non hanno alcuna voglia né di competere né di imparare. Per di più, i blasonati procuratori spingeranno i giocatori vogliosi di faraonici contratti proprio in Arabia, il che potrebbe mettere fine al valzer di squadre degli ultimi 15 anni. C’è da chiedersi, poi, quanto i giocatori che stanno andando in Arabia, interpretando il calcio in maniera ultramoderna, possano dare in effetti al calcio.

Sarebbe anche la volta buona, vista la mancanza di denaro, che in Italia soprattutto si inizi a puntare sui giovani ed attuare una linea verde massiccia che parta da giovani italiani delle primavere. Nuova linfa per la nazionale, ma che faccia anche tornare il sapore del calcio di un tempo (salvo che i violenti e gli insultatori ed odiatori seriali farebbero bene a stare a casa loro).

Questo è il punto di caduta e da qui bisogna ripartire per creare, per gli appassionati veri, un calcio sostenibile ed appassionante. Cosa che, oramai, non è più da tempo.

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