Slow Food compie gli anni: dal 1986 un’eccellenza

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Slow Food

Slow Food lo scorso 10 dicembre ha compiuto gli anni. Dal 1986 una catena internazionale d’eccellenza.

di Orlando Caprino

Slow Food compie gli anni, 37 per la precisione. Un anniversario sicuramente importante quello del 10 dicembre per la comunità del food. Nel 1986 nasceva infatti una delle catene d’eccellenza più importanti nell’ambito dell’industria del food.

In questi anni è stato tracciato un importante percorso che ha coinvolte 160  paesi. Migliaia di persone che ritengono il cibo “buono, pulito , giusto e sano, la difesa della biodiversità sia il la giusta via per combattere la crisi climatica e dare un futuro al pianeta”. Molto ancora si deve fare per coinvolgere più persone in questi atti di responsabilità nei confronti del pianeta attraverso l’attivazione di buone pratiche anche quotidiane e nuove idee.

Quanto ci piace correre a manetta nella vita – Cosa ci interessa veramente nella vita? Questa è una domanda importante fatta in questo evento tenutosi a Salerno con Slow Food Comunità della Valle dell’Irno e produttori virtuosi della Comunità che a Pellezzano realizzano un Mercato della Terra. L’incontro tenutosi nella zona orientale di Salerno ospiti del Circolo Marea, nella zona orientale di Salerno, prende il nome dalla vicinanza al mare.

Slow Food con un piede nel futuro ed uno sguardo al passato

Uno degli argomenti trattati da Modesto Silvestri allevatore del Beneventano. Da tempo ha fatto una scelta di vita “di libertà” di consapevolezza del passato e di un’altra futuro possibile. È stato proiettato un corto girato dal regista Damiano Pontillo il protagonista ci ha raccontato di avere sognato di costruire un’arca. Nell’arca va messa la consapevolezza e la storia dimenticata. Ha parlato spopolamento di  aree interne che sono comunque le più resistenti grazie al loro radicamento. Mancano le persone che scappano per un sogno di una vita migliore, un lavoro migliore, ma da dove ricominciamo?

Quando Slow Food parla di rigenerazione non parla di cancellare o di next generation new.

Michele Sica ci raccontato la storia del contadino impazzito, che quando si accorge che la maggior parte delle persone sua stessa strada allora la cambia. Oggi rigenerazione o agricoltura rigenerativa è anche il fertilizzante, o i pesticidi. Sono parole consumate, sfruttate, come la resilienza, le parole si consumano.

Il settore agro-alimentare deve parlare una lingua comune

Certo dobbiamo avere tutti una lingua comune, ma se di rigenerazione dobbiamo parlare parliamo di rigenerazione del cresciuto, non di rigenerazione di fertilizzanti acquistati o pesticidi.

Quando parliamo di rigenerare parliamo di un concetto diverso, frantumato, ma la parola è uguale in tutto il territorio nazionale, quando nella grande distribuzione leggiamo bio sui prodotti che acquistiamo non c’è nulla di bio come lo concepisce Slow Food. 

Il cittadino agricoltore di Ottati parla di rigenerazione come l’industriale della quarta gamma della Piana del Sele. Con processi totalmente diversi, con obbiettivi diversi. Con vite diverse.

La rigenerazione parte dalle nostre pratiche e a problemi complessi non c’è mai una soluzione semplice. Accettiamo di vivere nelle complessità.

Decrescita felice: fare un passo indietro ma guardare avanti

Partire è importante, iniziare un processo dove non si spinge al limite, non andare a manetta, vivere in un ambiente super inquinato fa nascere la voglia di cambiare, e si cambia a piccoli passi e si parte dal cambiare se stessi. Si passa da un processo di auto prodursi del cibo sano e si trova spesso il modo se si vuole. 

Qui la comunità ha un obbiettivo comune che è il mercato di prodotti che rispettano il protocollo di Slow Food. 

Si parla di decrescita felice ma il concetto che emerge non è fare un passo indietro ma andare avanti. La produzione di massa è necessaria per dare cibo a 8 miliardi di cittadini, il primo grano geneticamente modificato permise la sopravvivenza di miliardi di cittadini altrimenti non ci sarebbe stato cibo per tutti, gli allevamenti intensivi certamente permettono di trovare carne in tutti i banchi frigo del mondo. A problemi complessi servono soluzioni complesse.

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