Smart working e settimana corta: il mondo del lavoro cambia

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Immagine di master1305 su Freepik

Il mondo del lavoro sta attraversando una profonda trasformazione. Con l’affermarsi dello smart working, l’idea di una settimana lavorativa di quattro giorni sta guadagnando sempre più interesse. Una possibile soluzione che potrebbe migliorare il benessere dei lavoratori e ridurre l’impatto ambientale. Un’indagine condotta da NielsenIQ per Pulsee Luce & Gas ha delineato un quadro dettagliato delle preferenze e delle aspettative dei lavoratori italiani. Il 49% dei lavoratori infatti, preferisce la flessibilità del lavoro agile mentre il 42% esprime ancora un certo attaccamento all’ufficio.

L’ascesa del lavoro da remoto: lo smart working

Secondo lo studio, oltre un terzo degli italiani lavora in modalità completamente remota o ibrida. Mediamente gli italiani dedicano il 37% delle loro ore lavorative allo smart working. I principali vantaggi percepiti sono la riduzione dei tempi di spostamento e dei costi, nonché una migliore gestione del tempo libero. Tuttavia l’isolamento sociale, la sedentarietà e la difficoltà a separare lavoro e vita privata, rappresentano i principali ostacoli.

La maggior parte degli italiani dichiara di possedere i dispositivi essenziali per lo smart working come computer e smartphone. Purtroppo però sono ancora pochi (26%) quelli dotati di postazioni di lavoro ergonomiche come sedie e scrivanie regolabili. Questo può avere ripercussioni sulla salute e sulla produttività a lungo termine. Ciò sottolinea quindi, la necessità di investimenti da parte delle aziende per garantire il benessere dei dipendenti anche al di fuori dell’ufficio.

Smart working e vita domestica

Lavorare da remoto offre l’opportunità di gestire al meglio il proprio tempo, dedicandolo anche alle faccende domestiche. Secondo l’indagine, ben l’89% degli intervistati sfrutta le pause per svolgere attività come cucinare (66%), fare le pulizie (45%) e mettere la lavatrice (44%). Questa nuova abitudine se da un lato ci permette di essere più efficienti, dall’altro potrebbe influenzare i nostri consumi energetici. Il 49% degli intervistati ha riscontrato un impatto sulle bollette. Tuttavia gli italiani si stanno dimostrando proattivi nell’adottare comportamenti più sostenibili come l’uso di lampadine a basso consumo (59%), il ricorso alla luce naturale (58%), lo spegnimento completo dei dispositivi elettronici (44%) e l’ottimizzazione degli impianti di riscaldamento e raffrescamento (42%).

La settimana corta: un desiderio sempre più diffuso

Oltre l’80% degli intervistati si dichiara favorevole alla settimana lavorativa di quattro giorni. Il motivo principale è la possibilità di dedicare più tempo alla famiglia, agli amici e alle attività personali.

Per chi ha figli la riduzione della settimana lavorativa, rappresenta un’opportunità per dedicare più tempo alla famiglia. La maggior parte dei genitori gestisce la cura dei propri figli in autonomia (66%) o con l’aiuto dei nonni (24%). Solo l’11% si affida a servizi esterni come baby-sitter. Tre quarti degli intervistati credono che una settimana lavorativa più corta faciliterebbe la gestione della famiglia.

Anche coloro che si occupano di familiari anziani o disabili, vedono nella settimana corta un’opportunità per fornire cure più personalizzate. L’85% dei caregiver intervistati ha espresso la convinzione che un giorno in meno lavorativo, migliorerebbe significativamente la qualità delle cure offerte. Importante è il supporto delle aziende che offrono bonus come la flessibilità (37%), le ore di permesso (22%) e il supporto psicologico (14%). Il 13% del campione si rivolge per la cura domestica a professionisti, spendendo in media oltre 105 euro mensili.

Benessere personale e impatto sulle aziende

La settimana lavorativa ridotta migliorerebbe il benessere personale. Nel tempo libero in più ci si può dedicare all’attività fisica, ai viaggi e ad altre attività ricreative. Inoltre apporterebbe potenziali benefici che includono, un aumento della produttività, una riduzione dell’assenteismo e un miglioramento del morale dei dipendenti. Tuttavia non mancano i compromessi. I lavoratori sono disposti a una maggiore flessibilità oraria (52%), un aumento della produttività durante i giorni lavorativi (47%) e una riduzione delle pause (45%). Solo una minoranza (10%) sarebbe disposta ad accettare la diminuzione dello stipendio.

Le aziende potrebbero dover affrontare alcune sfide nell’implementare la settimana corta. Ad esempio la necessità di riorganizzare il lavoro e garantire la continuità dei servizi. Inoltre non mancherebbero gli aspetti critici come l’aumento del carico di attività durante i giorni lavorativi (51%), la maggior pressione e stress associato al raggiungimento degli obiettivi (37%) e i problemi di coordinamento (27%).

Una prospettiva globale

I paesi come Islanda, Nuova Zelanda e Spagna sono stati i pionieri nello sperimentare settimane lavorative più brevi. Altri paesi invece stanno esplorando l’idea, ognuno con un approccio diverso. Il Regno Unito ad esempio, ha condotto un ampio progetto pilota. Le aziende partecipanti hanno deciso di adottare definitivamente la settimana di quattro giorni. Anche Belgio, Germania e Svezia hanno sperimentato questo modello, ottenendo risultati variabili.

La Grecia ha adottato un approccio diverso. Invece di accorciare la settimana lavorativa, il governo greco ha introdotto incentivi per i dipendenti che lavorano più ore nei fine settimana. Questa politica mira ad affrontare la carenza di manodopera e a stimolare la produttività.

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