I nuovi organi di gestione delle procedure nella crisi d’impresa: commercialisti a convegno a Lecce

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Ieri pomeriggio a Lecce si è tenuto un interessante seminario sulla crisi d’impresa dal titolo: I nuovi organi di gestione delle procedure”.

Organizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Lecce, l’evento ha ricevuto il patrocinio dagli Ordini dei Dottori Commercialisti di Brindisi e di Taranto, dall’ ANPIT, dal locale Ordine degli Avvocati, dalla Fondazione Messapia e dalla Camera di Commercio del capoluogo del Salento.

L’appuntamento, sponsorizzato dalla Banca Popolare Pugliese, con media partner la nostra testata, ha affrontato un tema, quello della crisi d’impresa, molto sentito dal mondo dei professionisti e delle imprese, stante ormai la piena operatività del nuovo Codice delle Crisi e dell’Insolvenza.

In apertura dei lavori, i saluti istituzionali di rito  che hanno visto l’intervento dei Presidenti degli Ordini dei Commercialisti di Lecce (Fabio Corvino), Brindisi (Barbara Branca) e Taranto (Francesco Vizzarro), del Presidente della Fondazione Messapia (Luisa Crusi), del Presidente dell’Ordine Forense di Lecce (Antonio De Mauro) e di quello della locale Camera di Commercio (Mario Vadrucci), della Banca Popolare Pugliese  con il Direttore Generale Mauro Buscicchio , del Presidente della Sezione Fallimentare del Tribunale salentino (Anna Rita Pasca) e del Senatore, Massimo Garavaglia, Presidente della Commissione Finanza e Tesoro del Senato.

La crisi d’impresa e le novità della riforma

Tra gli aspetti più innovativi della nuova normativa sul Codice della Crisi d’impresa e dell’insolvenza: a) l’introduzione di obblighi di salvaguardia volti a rilevare le crisi aziendali ed a promuovere l’adozione di strumenti a sostegno dei processi di ristrutturazione in una fase iniziale; b) l’approccio maggiormente favorevole a procedure che consentono la prosecuzione delle attività nel presupposto della continuità aziendale, rispetto a quelle che conducono alla liquidazione dell’impresa; c) le disposizioni specifiche in materia di insolvenza/ristrutturazione di gruppi di imprese.

Inizialmente, era previsto che il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza entrasse in vigore nel 2020; in realtà, questo è avvenuto in quel periodo solo per alcuni articoli del disegno di riforma attuato dal codice. La sua entrata in vigore, in modo completo e sistematico, anche a causa della Pandemia da Covid-19, è avvenuta soltanto il 15 luglio 2022. L’appuntamento di Lecce si è quindi tenuto ad un anno dalla entrata in vigore dell’applicazione del Codice della crisi.  

Il fil rouge del seminario: le novità introdotte dal nuovo Codice della Crisi dell’impresa e dell’Insolvenza (CCII), che ha riformato radicalmente il codice del fallimento risalente al 1942, introducendo nuovi istituti, procedure e modalità per affrontare più efficacemente e tempestivamente la crisi e le incertezze, sempre più incalzanti, che dominano l’attuale scenario economico nazionale. Tra gli obiettivi che il legislatore ha voluto porre a base della riforma, sicuramente, vi è la necessità di individuare strumenti di emersione anticipata della crisi che consentano di favorire una sua rapida risoluzione, preservando la continuità aziendale. Ciò costituisce, infatti, la premessa per conservare il tessuto imprenditoriale, salvaguardare così i livelli occupazionali, garantendo, al contempo, il miglior soddisfacimento dei creditori.

Dopo i saluti istituzionali, il seminario è entrato nel vivo, articolandosi   in due distinte sessioni di lavoro.

La prima sessione dei lavori

La prima, introdotta e moderata da Alessandro Silvestrini (magistrato del Tribunale di Lecce), è stata dedicata ad analizzare l’istituto della “Composizione Negoziata della Crisi”,” il ruolo dell’organo di controllo nell’accesso alla composizione negoziata”, “la figura dell’esperto”, “il concordato semplificato e il ruolo dell’ausiliario”.  Sono intervenuti nell’ordine: Giuseppe Positano (docente di Diritto della Crisi d’Impresa presso l’Università del Salento), Michele Monteleone (Presidente del Collegio Esecuzioni e Fallimenti presso il Tribunale di Benevento), Ciro Armigero (dottore commercialista, ODCEC Lecce).

Alessandro Silvestrini, forte della sua precedente e lunga esperienza come Presidente della Sezione fallimentare, introducendo i lavori, ha posto l’accento sull’utilità concreta dei nuovi strumenti della composizione negoziata e del concordato semplificato, che, a suo avviso, possono essere davvero in grado di rispondere, contemporaneamente, alle esigenze dell’impresa in crisi e di quelle dei creditori.  Sulla composizione negoziata della crisi e sul ruolo dell’organo di controllo, l’intervento a seguire di Giuseppe Politano, che ha subito puntualizzato che si tratta di una procedura non concorsuale il cui accesso è riservato solo alle imprese e, tra queste, anche a quelle agricole. Si tratta di uno strumento ad iniziativa dell’imprenditore, attivabile anche attraverso l’organo di controllo, o ad iniziativa di creditori pubblici qualificati (INPS, INAIL, Agenzia Entrate e Riscossione).  Una procedura stragiudiziale, dunque, che consente all’imprenditore, che si trova in condizioni di squilibrio patrimoniale o economico-finanziario, di perseguire il risanamento dell’impresa con il supporto di un esperto indipendente, capace di agevolare le trattative con i creditori e altri soggetti interessati. L’accesso allo strumento è possibile in una fase di pre-crisi, alle prime avvisaglie di difficoltà che manifesta l’impresa. L’organo di controllo, laddove presente, ha il compito di segnalare lo squilibrio finanziario e patrimoniale che rende probabile lo stato di insolvenza.

L’intervento del Presidente Michele Monteleone sul cambio di passo richiesto dalla riforma

È toccato, quindi, a Michele Monteleone (Presidente del Collegio Esecuzioni e Fallimenti presso il Tribunale di Benevento) il quale, preliminarmente, ha voluto rimarcare la portata di una riforma, quella del Codice della Crisi e dell’Insolvenza, che, rispetto al passato, ha profondamente cambiato la prospettiva, chiedendo a tutti gli operatori del settore (magistrati compresi) competenza e tempestività negli interventi e nelle decisioni da assumere: “Nulla è più come prima”. La vera novità, secondo il magistrato del foro beneventano, è che il diritto alla crisi di impresa, che sarebbe più giusto qualificare come crisi e sostenibilità verso una nuova cultura d’impresa, necessita di un deciso cambio culturale. Se non scatta questo cambio di passo, con nuova velocità nella gestione delle procedure, non sarà possibile aggiungere nulla di nuovo. Il primo vero cambio culturale sta, dunque, in una nuova cultura d’impresa. La composizione negoziata nei casi di pre-crisi ha bisogno che i professionisti e gli organi di controllo siano responsabili. Responsabilità è la parola d’ordine, da riferirsi a tutti gli operatori.

Secondo Monteleone, è richiesto, infatti, un enorme profilo di responsabilità, come di professionalità, di autorevolezza, di umiltà, nell’approccio culturale, nello studio, nel dover addivenire nell’ambito del profilo negoziale, grazie a questa nuova figura dell’Esperto, ad una   gestione concordata nella risoluzione della crisi. Questo è il vero motore e facilitatore della composizione negoziata, al quale sono di fatto attribuiti poteri importanti e richieste competenze specialistiche su tutti i diversi fronti aperti.  Il vulcanico magistrato del foro beneventano ha immediatamente rimarcato il novero delle numerose e rilevanti responsabilità che ricadono sull’esperto, benché le stesse non siano direttamente definite nel Codice della Crisi, diversamente da quelle del curatore, sempre ben individuate anche nella previgente legge fallimentare. Il Presidente Monteleone ha sottolineato i singoli compiti cui è tenuto il nominato professionista indipendente: “L’esperto è quello che agevola le trattative, convoca immediatamente le parti, ascolta i creditori, si dà da fare in ogni modo, ad iniziare dal profilo di stretta negoziazione e composizione, e deve essere capace di trovare le soluzioni, a raccordare le opposte esigenze, agendo in modo riservato ed imparziale, potendosi avvalere a sue spese di propri collaboratori”. Si tratta di compiti e funzioni davvero delicati e cruciali nella gestione della crisi.

 In chiusura della prima sessione di lavori, la puntuale relazione di Ciro Armigero sul concordato semplificato e la figura dell’ausiliario.

La seconda sessione dei lavori

La seconda sessione, introdotta e moderata da Stefano Adamo (ordinario di economia Aziendale Università del Salento)), ha approfondito, invece, le  questioni poste da “il nuovo concordato preventivo”, “il risanamento nella continuità aziendale”,  “Il commissario giudiziale nel concordato preventivo in continuità”, “Il trattamento dei crediti erariali”, “la continuità aziendale a vantaggio della liquidazione”, il ruolo del liquidatore giudiziale”, i professionisti e il nuovo codice della crisi”. Su questi temi si sono avvicendati, in un animato dibattito, alcuni tra i più noti esperti nazionali della materia: Fabrizio Russo (Presidente Ordine dei Dottori Commercialisti di Benevento), Paolo Bastia (ordinario di economia aziendale presso l’Università di Bologna), Pietro Papaleo (commercialista in Genova), Antonio Costa (ordinario di Economia aziendale presso l’Università del Salento).

Interessanti spunti sono venuti dalle relazioni di Fabrizio Russo, sul nuovo concordato preventivo e sulle prospettive di risanamento, e di Paolo Bastia, sul ruolo del commissario giudiziale nel concordato in continuità.

Particolarmente apprezzate le relazioni di Pietro Papaleo, sul trattamento dei crediti erariali e la fiscalità nel concordato preventivo, e di Antonio Costa, sulla continuità dell’attività d’impresa nella liquidazione aziendale.

Papaleo, uno dei massimi esperti italiani del settore, ha evidenziato, innanzitutto, come il concordato preventivo rimanga l’istituto di regolazione della crisi più vantaggioso sotto il profilo della fiscalità. Il commercialista genovese si è poi intrattenuto sulle più recenti novità in materia introdotte dalla L.111/2023 – delega per la riforma fiscale, in vigore dal 2 agosto scorso.

È stata, quindi, la volta di Antonio Costa, che, in merito alla liquidazione giudiziale (la nuova denominazione che ha assunto il fallimento con il Codice della crisi), ha evidenziato come con essa: “Di fatto si supera il vecchio fallimento. Una procedura che nasce per interrompere le attività d’impresa a causa della crisi irreversibile. Una procedura che si pone come obiettivo la miglior liquidazione delle attività aziendali nell’ottica della migliore soddisfazione dei creditori. Ma ciò non significa che non vi sia la possibilità, seppur temporanea, di una prosecuzione dell’attività d’impresa. L’indirizzo teso a salvaguardare la continuità delle attività ed a conservare i mezzi produttivi organizzati trova, del resto, fondamento nelle recenti direttive europee”.

Circa la possibilità, con la liquidazione giudiziale, di una prosecuzione delle attività, seppure a termine, Antonio Costa ha segnalato come: “Vi potrebbe essere il rischio di una perdita dell’avviamento o anche delle conoscenze acquisite dal personale interno. Per scongiurare ciò vi potrebbe essere lo spazio per una prosecuzione delle attività d’impresa diretta (a cura del curatore che si sostituirebbe al soggetto aziendale) o indiretta (affitto di azienda ad un terzo). Si tratterebbe comunque pur sempre di qualcosa di temporaneo legato alla migliore soddisfazione della massa dei creditori”.

Al termine della seconda sessione dei lavori, l’intervento di Fabio Aiello (Vice Presidente Fondazione Nazionale di Ricerca dei Dottori Commercialisti) sul ruolo dei professionisti nel nuovo codice della crisi e dell’insolvenza,

La chiusura dei lavori è stata affidata a Vittorio Boscia (direttore del Dipartimento di Scienze Economiche – Università del Salento)

Il Seminario tenutosi a Lecce ha acceso un faro sul ruolo attivo e propositivo che rivestono gli attori della gestione delle procedure. Esperti del mondo accademico, magistrati e professionisti iscritti agli Ordini professionali hanno illustrato le principali   tematiche legate al ruolo e funzioni dei diversi organi delle procedure.

La parola d’ordine è, comunque, agire con tempestività”, evitando i rischi di un’inutile quanto dannosa procrastinazione dell’attività aziendale. Per salvare o risanare l’impresa occorre, infatti, intervenire con immediatezza ed in modo efficace; non sono più ammessi ritardi in un mondo, quello dell’economia reale, che procede anch’esso con ritmi frenetici,  per effetto di una competitività sempre più aggressiva e  oramai globale.

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