Crotone, accordo con ENI non mette d’accordo tutti

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Crotone

A Crotone l’accordo con Eni non mette d’accordo tutti, anzi. L’Accordo che sostituisce e supera il Contratto di Transazione del 2011 fra ENI ed il Comune di Crotone, sottoscritto il 21 dicembre 2022 dalla Giunta del sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, ha generato una serie dicritiche e perplessità. A partire dalla legittimità delle operazioni straordinarie in esso previste nei pozzi a mare, dalle potenziali conseguenze negative sulla vicenda della bonifica, alla rinuncia del gas devottoriato, al ribasso delle royalties, etc.

Le critiche e le accuse

di Rosella Cerra

Da recenti articoli pubblicati sulla stampa e sui social, emergerebbero aspetti poco chiari che richiederebbero indagini ed approfondimenti.

Un accordo da 16 milioni di euro annunciato con enfasi per mezzo stampa dal sindaco che la società ENI cederebbe alla città.

Questa è la cifra, secondo l’opinione di alcuni,con la quale il sindaco avrebbe svenduto la città.Una cifra spalmata in 5 anni, mentre in precedenza si trattava di 17 milioni OGNI anno. Questa è la specificazione fatta invece dall’ing. Alessio Critelli di Sinergas che in una nota afferma:

17 milioni di euro, in 5 anni, rappresentano una “prebenda” di gran lunga a risparmio, per Eni, tenuto conto che le Royalties della precedente convenzione ammontavano a 17 mln l’anno oltre al gas devettoriato per le attività produttive (Gress 2000)”.Ci si riferisce cioè alla quantità di gas, pari a circa 6 miliardi di mcs, che doveva essere ceduto al comune, definito nell’accordo fra Eni e Città di Crotone del 2008.

Dello stesso avviso anche Pino Greco, presidente della associazione Fabbrikando l’Avvenire. in una nota afferma che “Nella nostra realtà si possono sfruttare le risorse e le ricchezze con una scarsissima ricaduta per la popolazione”. Lamenta inoltre la mancanza di una interlocuzione con il governo centrale. Il confronto è con la vicina Basilicata dove, continua Greco “Dopo mesi di trattative si è giunti ad un accordo che prevede delle ricadute importanti e sostanziali per quel territorio (intendendo tutta la ragione) che avranno il metano gratis”. Insomma, altro che gas devettoriato.

Ma ciò che preoccupa molto è che l’intensificarsi dell’attività estrattiva, andrebbe a peggiorare le condizioni geologiche già compromesse. Vi sono infatti studi che associano l’attività estrattiva con l’aumento della subsidenza proprio nell’area interessata. Documenti allegati in diverse osservazioni che la scrivente ha prodotto contro istanze di ricerca di idrocarburi nel Golfo di Taranto e a largo di Crotone, tutte presenti sul sito del Ministero dell’Ambiente.

L’accordo,infatti, prevede l’incrementarsi dei pozzi di estrazione di gas metano. Entra nei dettagli il dottore Vincenzo Garruba: “I 3 pozzi che verranno ulteriormente perforati sono tutti collegati alla piattaforma HERA LACINIA BEAF posta a 5 km dalla costa ricadente nella concessione D.C. 1 A.G. del 1976. Ebbene questi pozzi non sono più a norma da tempo perché abbisognano, come prevede la legge, di un provvedimento di VIA integrato, di cui non sono dotati, per cui non è possibile che ENI possa praticare altri fori o fare manutenzione straordinaria a quelli esistenti”.

La piattaforma mobile Key Manhattan

A preoccupare è stato l’arrivo, dopo 12 anni, della mega-piattaforma mobile Key Manhattan. Sarebbe questa la struttura che dovrebbe rimettere in attività i pozzi per l’estrazione del gas metano. La prima fase sarebbe quella della loro manutenzione, in seguito farà ulteriori perforazioni per nuovi pozzi.

L’osservazione, o meglio la preoccupazione, è che ciò avvenga senza studi preliminari di valutazione ambientale. L’autorizzazione è avvenuta il 9 gennaio 2023 da parte del Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, con delle “raccomandazioni” di rito, alcune delle quali riportiamo in uno screen.

Screen di un tratto del documento autorizzativo
Piattaforma mobile Key Manhattan al largo di Crotone

Accordo Gress 2000

Nel 2009, sul sito del comune di Crotone venivano annunciati con enfasi gli estremi dell’accordo: Gas a prezzo devettoriato (abbattuto dei costi di trasporto e fiscali) per Gress 2000 grazie all’impegno del Comune di Crotone ed alla disponibilità di Eni.

Un notevole abbattimento di costi per la società che comporta un concreto sostegno alla produzione, alla stabilità dei posti di lavoro esistenti ed anche sviluppo dell’occupazione”.

Ottimi propositi che però negli anni non hanno trovato applicazione. Anche oggi viene nuovamente tirato in ballo quell’accordo non rispettato.

Mancata bonifica e malati oncologici. Crotone sito SIN

“Crotone ci mette la faccia” è una pagina su fb nata 10 anni fa per raccogliere notizie, documenti, denunce, storie, legate ai molti casi di tumore in città. Appare chiaro che vi è un collegamento fra malattie tumorali e siti inquinati. Ricordiamo che l’area Crotone-Cassano-Cerchiara è un sito SIN (Sito di Interesse Nazionale) fra i 42 in Italia, secondo la lista aggiornata a dicembre 2021. Sono siti “Individuabili in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell’impatto sull’ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali”.Così sono definiti in base all’Art. 252, comma 1 delD.Lgs.152/06e ss.mm.ii. Un’area che attende da moltissimo tempo una reale bonifica.

Le risposte del sindaco Voce alle accuse

Le accuse attuali sono state mosse anche da due consiglieri comunali e riguardano la rinuncia a questi6miliardi dismc di gas devettoriato. Da parte sua il sindaco risponde a mezzo stampa:

“Il consigliere Devona, proprio per il ruolo che oggi ricopre, invece di preoccuparsi della mia “rinuncia” al gas devettoriato, dovrebbe chiedere scusa ai cittadini, perchè quella parte politica che oggi rappresenta ha avuto la possibilità di sfruttare 6 miliardi di smc di gas devettoriato e non ha portato nelle casse comunali un solo centesimo di euro. La prima Convenzione con la società Ionica gas (oggi Eni) prevedeva la fornitura di gas devettoriato per 12 anni cioè fino a luglio 2020. Alla data del mio insediamento non c’era nessuna Convenzione in essere e non avevamo nessuna pretesa legale per ottenere il gas. Non solo, oggi chi utilizzerebbe il gas andando a prenderselo a “bocca di pozzo” alla centrale gas di Eni?”

Insomma, la responsabilità sarebbe della precedente amministrazione (sindaco Vallone o Pugliese?).

Relativamente al ribasso circa le royalties precisa che:

La mia amministrazione è riuscita invece a sottoscrivere un Accordo con Eni per lo sviluppo della città di Crotone pari a 16.750.000 di euro, pretendendo sostanzialmente tutti gli arretrati sulle misure previste nell’accordo iniziale”.

Anche relativamente alle accuse sulla bonifica il sindaco risponde che:

Il Pob Fase 2 (Progetto Operativo di Bonifica) in realtà non sarà una vera bonifica, ma semplicemente una messa in sicurezza permanente. (…) Se almeno avesse letto il Decreto del 2020 sul Pob Fase 2, si sarebbe accorto che solo l’attuale Sindaco ha provato ad opporsi, prima al Paur regionale, poi al ministero e infine al Tar contro la multinazionale”.

Anche in questo caso non sarebbe sua la responsabilità. Idem sulla mancanza di studi relativi alla subsidenza.

“Mi permetto solo di ricordarle che sulla subsidenza la “superficialità” l’ha avuta chi poteva esercitare il controllo almeno da 14 anni e non l’ha fatto”.

Concessioni in aree non idonee secondo il PiTESAI

Ma il problema per il sindaco attuale sarebbe invece proprio il rinnovo delle concessioni D.C.2AG e D.D.4AGdel marzo 2021 e della D.C.1AG rinnovata in precedenza. Tali concessioni di proprietà dell’ENI risultano essere in area non idonea per le attività estrattive secondo il PITESAI. Nelle figure seguenti abbiamo evidenziato in giallo questa descrizione.

concessioniD.C.1AG, la D.C.2AG e la D.C.4AG a ridosso della costa crotonese di proprietà dell’ENI

Cos’è il PiTESAI

Nel dicembre 2018 il Governo ha emanato il D.L. n. 135/2018, convertito dal Parlamento in L. 12/2019, recante “Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione”, noto come Decreto Semplificazioni, in cui è stato inserito, in sede di conversione, l’art. 11-ter che prevede l’istituzione del PiTESAI (Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee), uno strumento di pianificazione generale delle attività minerarie sul territorio nazionale, volto ad individuare le aree dove sarà potenzialmente possibile svolgere o continuare a svolgere le attività di ricerca, prospezione e coltivazione degli idrocarburi in modo sostenibile. Orbene, dalla cartina aggiornata al 21 aprile 2022si evince che vengono ritenute idonee solo alcune porzioni di mare all’interno del Golfo di Taranto e al largo di Crotone.

Immagine tratta dalla cartina del PiTESAI

Le aree grigie, come è scritto chiaramente nella legenda, sono da ritenersi NON IDONEE, quindi anche quelle che contengono le concessioni dell’ENI rinnovate di recente, dopo la pubblicazione del PiTESAI.

Intensificazione delle attività estrattive di gas

Dopo l’inizio del conflitto in Ucraina è stata prevista l’intensificazione delle attività estrattive, facendo comunque un esplicito riferimento al rispetto delle aree escluse dal PITESAI per le estrazioni di idrocarburi.

Ad esempio, sul sito del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, nell’introdurre la Direttiva del 28 giugno 2022, a firma del ministro Cingolani, in “Attuazione all’articolo 16, commi 1 e 2 del Decreto Legge 1° marzo 2022 n.17 – Procedure per l’approvvigionamento di lungo termine di gas naturaledi produzione nazionale nel mar territoriale e nella piattaforma continentale”, si specifica che:

«A seguito dell’insorgere dello stato di guerra tra la Russia e l’Ucraina, il Governo ha adottato iniziative d’urgenza volte ad assicurare la continuità delle forniture di gas a partire dal prossimo inverno e a diversificare per il medio lungo termine le fonti di approvvigionamento».

Si specifica ancora che:

«L’articolo 16, comma 2, del D.L. 17/2022 prevede inoltre che “Il Gruppo GSE invita i titolari di concessioni di coltivazione di gas naturale, situate nella terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale, a manifestare interesse ad aderire alle procedure di cui al comma 1” e che “La disposizione di cui al primo periodo si applica alle concessioni i cui impianti di coltivazione sono situati in tutto o in parte in aree considerate compatibili nell’ambito del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PITESAI), approvato con decreto del Ministro della transizione ecologica 28 dicembre 2021, di cui al comunicato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 35 dell’11 febbraio 2022, anche nel caso di concessioni improduttive o in condizione di sospensione volontaria delle attività».

Inoltre

«Il citato Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (di seguito PiTESAI) (…) prevede, per le concessioni di coltivazione di idrocarburi (casistica 2.B.II), in base all’ubicazione in terraferma o in mare, modalità differenti di verifica della compatibilità, intesa ex art. 11-ter, comma 8, del citato D.L. 135/2018, come sostenibilità ambientale, sociale ed economica, alla prosecuzione delle attività di coltivazione già in essere o già approvate nell’ambito di concessioni vigenti o in fase di proroga alla data di adozione del Piano medesimo».

Ma cosa significa “Modalità differenti di verifica della compatibilità”?

Sempre sul sito del ministero, il 6 luglio 2022 si annunciava l’avvio delle “Procedure per l’approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale nel mare territoriale e nella piattaforma continentale” specificando che:

«Considerato il particolare momento storico caratterizzato dal notevole aumento del prezzo del gas e al fine di contribuire al rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale a prezzi ragionevoli per i clienti finali e, contestualmente, alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti, anche a fronte degli scenari bellici in essere, l’intervento di cui all’art. 16 del Decreto Legge 1 marzo 2022 n.17 convertito con modificazioni dalla Legge 27 aprile 2022, n. 34, si propone di garantire che la produzione nazionale di gas sia destinata, per gli anni dal 2022 al 2031, a  clienti finali industriali a forte consumo di gas»…

E per rendere ancora più chiara la linea:

«Sono state dunque previste delle procedure “semplificate” per poter approvvigionare gas dai produttori nazionali, titolari di concessioni i cui impianti di coltivazione sono situati in tutto o in parte in aree considerate “compatibili” secondo il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), anche se improduttive o in condizione di sospensione volontaria delle attività, in modo da poterlo rivendere a prezzi ragionevoli per i clienti finali».

Insomma, a questo punto non è del tutto chiaro quale sia la normativa prevalente. Il PITESAI esclude delle aree per le attività estrattive. Ma se prevalesse la necessità di amplificare le attività estrattive, allora si potrebbe andare addirittura in deroga al piano? Fatto sta che fra le aree NON IDONEE vi sono anche quelle delle concessioni a ridosso della costa di Crotone, di proprietà dell’ENI, la  «D.C4.AG» e «D.C2.AG». Eppure, alla luce del fatto che si stanno esaurendo, alla luce del fatto che innumerevoli sono le denunce dei malati oncologici che attribuiscono le loro patologie all’avvelenamento del territorio e del mare ad opera delle attività estrattive, alla luce anche della “mancata bonifica” di cui ancora si parla, a chi giova rinnovare le concessioni? Quale vantaggio ne potrà avere la città? Insomma, ci sarebbero anche gli estremi per un eventuale ricorso?

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