Cultura nella Chiesa di Santa Sofia a Rovito, borgo senza tempo

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Rovito, Comune della provincia di Cosenza, viene definito la Porta della Sila

Di Anna Maria Ventura

Gilda Corigliano, Annalisa Paradiso, Rosanna Labonia, Wanda Lombardi

Vi sono borghi in Calabria arroccati su monti o nascosti in vallate, che appaiono all’improvviso, nella loro bellezza, distante e solitaria, solo dopo ore di percorrenza di strade certamente vetuste ma, nondimeno, fascinose e generose nell’offrire alla vista paesaggi incantevoli in mezzo ad una natura incontaminata. Rovito, caratteristico borgo della Presila Cosentina, è situato, al contrario, in una posizione panoramica privilegiata. A 744 metri sul livello del mare, alle falde sud-occidentali della Sila Grande, vi si giunge percorrendo la superstrada Paola- Crotone, dopo una breve deviazione, ad una manciata di chilometri da Cosenza. Le origini medievali, la storia, le tradizioni, l’arte e la cultura lo rendono ricco di fascino e di bellezza, al pari di una fortezza incastonata fra rupi scoscese o un castello, che nasconde arcani segreti.

Questo borgo sorto verso la fine del X secolo, fu uno degli antichi casali di Cosenza, dove, in seguito alle invasioni saracene i Cosentini cercarono rifugio. Nel 1644, insieme ad altri 82 casali cosentini, fu acquistato dal marchese Vincenzo Salvati, Granduca di Toscana, passando dall’amministrazione regia demaniale a quella feudale. Ma Giovanni Barracco, inviato in Spagna dall’imperatore, chiese e ottenne l’annullamento della compravendita. Nel 1647 il mancato rispetto dell’ordine regio portò alla ribellione dei casali cosentini. Questi, guidati dagli abitanti di Rovito e Pedace costrinsero alla fuga il delegato di stanza a Celico.
Durante l’occupazione francese, tra il 1806 e il 1814, i rovitesi si mostrarono dichiaratamente ostili alle truppe napoleoniche.

 “Il nome di Rovito è rimasto tra le pagine della storia che segnano l’Unità d’Italia per l’ardimentosa e sfortunata spedizione dei fratelli Bandiera. Nel “Vallone di Rovito” (che ricade però nel territorio del comune di Cosenza), trovarono la morte l’11 luglio 1844, i patrioti calabresi Pietro Villacci, Antonio Raho (suicidatosi il giorno precedente), Nicola Corigliano, Giuseppe Franzese, Santo Cesario e Raffaele Camodeca, coinvolti nei moti di Cosenza del 15 marzo, e successivamente, il 25 luglio successivo, i fratelli Bandiera, Nicola Ricciotti, Giovanni Venerucci, Anacarsi Nardi, Giacomo Rocca, Domenico Moro, Francesco Berti e Domenico Lupatelli, tutti patrioti italiani dagli ideali mazziniani, parte della spedizione di 21 persone salpate da Corfù sul trabaccolo San Spiridione del capitano marittimo Mario Caputi, che lo comandava, spedizione, quella dei Bandiera, che aveva l’intento di fornire appoggio ai moti sopracitati nell’errata convinzione che stessero avendo successo.” (Rovito – da Wikipedia).

In questo suggestivo borgo, nella parte bassa del centro storico, si trova un piccolo edificio di culto, la Chiesa di Santa Sofia, gioiello di architettura ed arte. Si presenta all’esterno con una facciata a capanna con portale ad arco a tutto sesto sormontato da una monofora semicircolare e una nicchia.  Al suo interno sono stati riportati alla luce affreschi del ‘400. In questo luogo, per un’alchimia tutta speciale, arte e sacralità si fondono in una dimensione altra, che accoglie lo spirito di chi vi entra, assetato di pace e amore, alla ricerca di infinito e lo traghetta oltre  i confini dello spazio e del tempo.

In questa Chiesa piccola, ma immensa di spiritualità, si svolgono incontri di grande valenza culturale e simbolica. Organizzati dall’Associazione  “Circolo di Cultura Tommaso Cornelio”.

Il Circolo è nato a Rovito e ne costituisce il valore identitario.

 “Ha come esclusiva finalità quella di contrastare l’indifferenza dei più verso le vicende umane contemporanee. A tal fine semina il piacere della conoscenza, prevalentemente, mediante la “lettura” dei libri, del territorio e dei segni dei tempi. Il Circolo di Cultura Tommaso Cornelio è orientato a favorire lo sviluppo del territorio assumendo come centrali i temi della coesione sociale, del rafforzamento e della qualificazione dello spirito e della prassi comunitaria, nonché quello della valorizzazione del capitale sociale”. (https://circolodiculturatommasocornelio.wordpress.com).

Un incontro molto interessante, qualche tempo fa, ha avuto come tema Il valore del pane. Organizzato in collaborazione con l’Associazione “ANDE”, si è inserito nell’ambito del percorso di studio del Circolo di Rovito “Custodire il creato”.                 

L’ANDE è una  associazione politica apartitica unica in Europa

Fu fondata nel 1946 a Roma da Carla Orlando Garabelli, che aveva conosciuto da vicino, negli Stati Uniti, la “League of Women Voters”. Oggi le associazioni aderenti, sparse in tutta Italia da Trieste a Marsala, continuano l’impegno di sempre a favore della partecipazione al voto, favoriscono il dialogo con le forze politiche e si dedicano alla riflessione ed alla formazione sui temi grandi e piccoli legati alla qualità della vita ed alla giustizia sociale per una valorizzazione della persona in un contesto di civile convivenza. Particolare attenzione è dedicata alla discussione sulla parità di genere  in una realtà in rapidissima, sostanziale trasformazione.                  Nel corso dell’evento Wanda Lombardi ha trattato l’Elogio del pane. La sua è statauna bella dissertazione sulla storia di questo basilare nutrimento del genere umano e su tutte le sue valenze culturali e simboliche nelle varie civiltà della storia dell’uomo. Di seguito i punti salienti del suo intervento.

“Le origini del pane risalgono al periodo neolitico quando cominciarono ad essere coltivati i primi cereali. Sembra che già nel 3000 e 4000 a.C. i popoli della Mesopotania e dell’Egitto si nutrissero di prodotti a base di frumento come testimoniano alcuni affreschi murali. Le testimonianze iniziali legate alla panificazione vera e propria si ritrovano presso la civiltà egizia, il primo tentativo venne fatto con l’orzo che, assieme al miglio, era la prima graminacea conosciuta dall’uomo. Quale sia la patria del grano non si sa con certezza, si avanzano varie candidature: l’Asia Minore per i grani teneri, l’Africa Orientale per i grani duri, la Sicilia per Diodoro Siculo, erudito greco vissuto a Roma nel I secolo a.C…” 

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