Trump Taco? Il Presidente Usa tra l’illegale ed il legittimo: quali poteri ha davvero

0
52

Il Presidente degli Stati Uniti d’America ha davvero tutto il potere che dice di detenere? In molti lo hanno apostrofato come Taco, che significa Trump always chickens out”, cioè “Trump fa sempre marcia indietro” ma forse questa non è soltanto colpa sua.

Assolvere l’azione politica, in senso morale, di Donald Trump è davvero una missione molto complicata, per non dire critica. D’altronde, ci si interroga troppo poco su che cosa sia finzione e che cosa realtà, tanto che quando poi viene a galla ci sembra di trovarci in una serie Tv.

Nel nostro mondo Occidentale, e soprattutto in Europa (che per certi versi assomiglia un po’ al Midwest americano, ma chiedo ai veri analisti di prendere con le pinze questa similitudine), con particolare focus sull’Italia, ci sembra di essere oppressi dalla burocrazia. In pratica la nostra visione di noi stessi è quella di sentirci come delle farfalle leggerissime pronte a prendere il volo rovinate dalla cattiva burocrazia che ci tarpa le nostre bellissime ali come se fosse una tempesta di cenere.

Nemmeno a dirlo, la realtà è qualcosa di diverso, fatto sta che questo senso di presunta oppressione ci fa vivere nella speranza della semplificazione, in attesa del semplificatore massimo, colui che con un tocco di bacchetta magica, possa renderci la vita più semplice. Ci vorrebbero troppe righe, e si andrebbe fuori focus, discutere su che cosa sia davvero questa fantomatica burocrazia oppressiva. Quello che interessa è la conseguenza: ci piace il leader, anche un po’ dittatoriale, fumantino, che se la prende con i deboli ritenuti un ostacolo e che semplifica al massimo tutto, compresi i temi. Ecco che la fascinazione per Donald Trump è bella che spiegata.

Ora il nostro Taco (che ricorda un piatto di cucina messicana giusto per aggiungere un po’ di peperoncino all’insofferenza del Presidente per questo termine) si barcamena continuamente tra l’illegale, l’incostituzionale e l’illegittimo senza chiedersi davvero, e non ce lo chiediamo nemmeno noi, quali poteri abbia davvero. In meno di un anno ha collezionato più smentite a sé stesso di chiunque altro, superando di gran lunga anche l’ultimo Silvio Berlusconi o l’impareggiabile Matteo Salvini.

Il Taco ha davvero tutto questo potere?

Dietro la definizione di Taco, “Trump always chickens out”, sussiste un grande errore di fondo che si potrebbe definire come manifesta incapacità. Trump in campagna elettorale aveva promesso mari e monti, ed il connubio, oggi rinnegato, con Elon Musk gli avevano garantito un grande successo. La sua rielezione ha avuto un forte sapore storico, perché non era mai successo che un presidente fosse rieletto dopo aver mancato il bis immediato. Trump però è un abile politico, e probabilmente non crede ad una parola di quello che dice.

Così tutte le promesse da campagna elettorale: rimpatri forzati verso il sud America, pace tra Russia e Ucraina in 24h, dazi a Cina ed Europa (rintronati parassiti per eccellenza), sono state intavolate con grande entusiasmo dall’entrante amministrazione e man mano respinte. Il paradosso, è che nello stesso partito Repubblicano c’è ormai una contestazione aperta contro Trump. La vera domanda è: il Presidente degli Stati Uniti, è davvero in grado di fare tutte le cose che ha promesso in campagna elettorale? La risposta è un secco “no”.

Il Presidente non ha materialmente il potere di poter applicare questo promesso, perché tutto quello che fa passa attraverso il Congresso ed in ogni caso i suoi decreti finiscono quasi sempre sui tavoli della Corte Suprema. Chi pensa che la sua elezione significhi controllo sugli organi decisionali ragiona troppo all’italiana con un modello di democrazia, questo si, semplificata dalle ragioni ideologiche e costituzionali. Gli Stati Uniti hanno una cultura diversa, non sono come noi, ed i loro rappresentanti e senatori (hanno una divisione in due Camere) non ragionano come i deputati italiani.

Capita quindi, che l’ultima legge di bilancio il “Big Beautiful Bill” venga votata con 215 voti favorevoli e 214 contrari (di cui 2 repubblicani), o che altri provvedimento in passato fossero votati indistintamente da democratici e repubblicani (come il muro al confine del Messico durante l’amministrazione Bush fosse votato quasi all’unanimità al Senato – 283 sì – 138 no il 14 settembre 2006 dalla Camera e il 29 settembre 2006 al Senato 80 sì – 19 no).

Dazi: il più grande insuccesso di Trump

Si può entrare nello specifico degli insuccessi di Trump semplicemente citando un caso per tutti: quello dei dazi. Quelli rivolti all’Europa sono sempre stati dazi di rabbia che hanno significato fondamentalmente una ritorsione nei confronti delle province dell’Impero americano accusate di essere “parassiti” della potenza egemone. La retorica di Trump, che poi ricalca quella dell’America centrale lontana dalle coste, ci porta alla narrazione di un Europa che spolpa viva gli Stati Uniti approfittandosi della loro bontà. Ci sono poi i dazi contro la Cina, che rappresentano il vero tentativo di riportare la produzione negli Stati Uniti, principalmente in senso bellico (che poi è il mezzo vero della potenza).

Ebbene proprio in questo caso, Taco ha dato il meglio di sé. Per la Costituzione americana la politica economica è, infatti, demandata esclusivamente al Congresso e tutte le proposte di legge anche provenienti dal Presidente devono passare dalle camere: ciò vuol dire che un Decreto Presidenziale non può trattare la politica economica. Dunque l’entourage di Trump per poter dare seguito all’azione politica del proprio frontman ha impostato i dazi per decreto specificando che fossero sanzioni.

I Decreti del Presidente giustificati da uno stato d’emergenza nazionale che Trump ha dichiarato ad inizio aprile assumono una valenza straordinaria che gli consente di applicare dazi come se fossero sanzioni, almeno nella sua versione dei fatti. Versione che, una volta impugnati, è stata smentita dalla Corte Suprema (di cui alcuni membri aveva nominato lui stesso) che li ha dichiarati “illegali”. I giudici hanno stabilito che i dazi “sono inammissibili non perché insensati o inefficaci, ma perché la legge federale non li consente”. Restano in vigore i dazi su acciaio, alluminio e auto perché basati sulla ‘Section 232’ del Trade Act (fino a nuovo pronunciamento).

Fin qui, più o meno tutto chiaro: il Presidente non ha potere di applicare dazi, anche se ci ha provato e anche per questo ora si inizia a discutere di un possibile Impeachment (oltre alle recenti accuse mosse niente poco di meno che da Elon Musk).

La funzione del Congresso degli Stati Uniti: molto più di un semplice “checks and balances”

Il Congresso americano è l’organo legislativo federale degli Stati Uniti, composto da Camera dei Rappresentanti e Senato in un sistema di bicameralismo perfetto dove entrambe le camere hanno gli stessi poteri costituzionali. La funzione dell’organo principe della democrazia americana va molto al di là del semplice controllo e bilanciamento dei poteri. Sussiste, infatti, un forte indirizzo politico che molto spesso prescinde dall’appartenenza partitica e spinge i rappresentanti ed i senatori a votare in base allo Stato d’elezione.

Ad ogni modo, le funzioni principali includono l’approvazione delle leggi federali valide su tutto il territorio nazionale, nel rispetto delle competenze riservate ai singoli stati. Il Congresso può proporre emendamenti costituzionali, ma richiede l’approvazione di almeno due terzi dei voti in ciascuna camera.

Tra i poteri più significativi figura l’impeachment: la Camera dei Rappresentanti ha il potere esclusivo di mettere in stato d’accusa il Presidente e altri funzionari federali per tradimento, corruzione o altri gravi reati. Questo strumento è stato utilizzato principalmente per rimuovere giudici federali, data la loro carica vitalizia che rende l’impeachment l’unico meccanismo di destituzione.

Il Congresso esercita controllo sull’esecutivo attraverso il legislative veto, sviluppato dagli anni ’30 per bilanciare l’ampliamento dei poteri presidenziali. Può inoltre espellere i propri membri per comportamenti scorretti e supervisionare l’operato dell’amministrazione.

Dispone di poteri impliciti per emanare tutte le leggi necessarie all’esercizio effettivo delle sue competenze costituzionali, incluso il controllo del commercio interstatale. Il Congresso rappresenta il fulcro del sistema democratico americano, garantendo l’equilibrio costituzionale attraverso il sistema di “checks and balances” che caratterizza la separazione dei poteri negli Stati Uniti.

Il vero potere del Presidente in perenne lotta con gli apparati

Il vero potere del Presidente degli Stati Uniti è più relativo al tipo di influenza che la carica comporta più che all’effettiva azione. Il Presidente degli Stati Uniti resta colui che guida a tutti gli effetti la potenza egemone del pianeta e dunque anche un suo semplice bluff produce effetti in ogni parte del mondo. L’esempio più concreto di ciò sono le rivolte di Los Angeles, provocate più da una spettacolarizzazione dei rimpatri (definiti orribilmente come “deportazioni”) che ad un loro effettivo aumento, anzi semmai l’opposto.

Il vero potere di indirizzo politico del Presidente degli Stati Uniti è da sempre bilanciato ed ostacolato dagli apparati, quelli che Trump chiamava deep state e che altro non sono che i veri tecnici. Gli Stati Uniti, secondo le fonti ufficiali, hanno quasi 5 milioni di dipendenti pubblici, ben più di qualunque altro Stato al mondo e che sopravvivono a qualsiasi amministrazione presidenziale. Loro, in sostanza, restano e vigilano come la Corte Suprema, ma sono il vero motore della macchina e spesso si sono trovati a remare contro i Presidenti degli Stati Uniti.

Leggi anche:

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui