Quali sono le Spese in Conto Capitale. Quello che i sindaci del Sud dovrebbero sapere

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Il 34% delle spese in conto capitale al Sud. Questo quanto previsto dalla legge 18 del 2017. Mai applicata. Nel 2024 Fitto la modifica passando al 40% delle “risorse allocabili” di queste spese in conto capitale. Cosa comporta? Potrebbe non essere un vantaggio per il Sud?

Queste domande sono state poste in maniera continua a diversi interlocutori senza avere avuto finora una risposta. Chi tace acconsente? Oppure la risposta non la si conosce?

Cominciamo con elencare le Spese in Conto Capitale

Facciamo subito qualche esempio, tratto direttamente dalla definizione fornita sul sito della Ragioneria Generale dello Stato[1].

Infrastrutture idrauliche e stradali. Crediamo siano abbastanza importanti. Quanti Comuni del Sud lamentano la mancanza di strade? E quanti sindaci lamentano danni e malfunzionamento di acquedotti e impianti idrici? In quanti comuni, o quartieri, l’acqua viene erogata ad orario? Nel quartiere Sambiase di Lamezia Terme l’acqua di notte non c’è. Continui sono i danni alle condotte e la fornitura viene interrotta per diversi giorni in maniera continuativa. Ma andiamo avanti. Infrastrutture per altre vie di comunicazione terrestri (ferrovie e altro). Infrastrutture portuali e aereoportuali.

Opere di sistemazione e bonifica del suolo, del demanio idrico e marittimo.

Contributi agli investimenti ad amministrazioni pubbliche, amministrazioni locali, Regioni e Province, Città metropolitane, Comuni. Enti produttori di servizi sanitari, economici, assistenziali, ricreativi e culturali locali. Contributi alle imprese, alle famiglie e istituzioni sociali.

Incredibile vero? Il punto è proprio questo. Ed infatti forse non ci crede nessuno. Si pensa sia una illusione e noi stiamo raccontando balle.

Proviamo a chiederlo all’Intelligenza Artificiale. La risposta è la seguente:

«Le spese in conto capitale sono quelle spese che incidono sulla formazione del capitale di un’entità, sia essa pubblica o privata. Queste spese sono destinate all’acquisizione di beni di investimento o alla realizzazione di opere che hanno una durata pluriennale. In altre parole, sono spese che non rientrano nel normale funzionamento di un’attività, ma che servono a creare o migliorare beni durevoli

Ecco alcuni esempi di spese in conto capitale:

  • Acquisto di immobili:

L’acquisto di fabbricati, terreni o altre proprietà immobiliari rientra nelle spese in conto capitale. 

  • Investimenti in attrezzature e macchinari:

L’acquisto di macchinari, attrezzature, impianti e altri beni strumentali destinati a rimanere in uso per un periodo prolungato di tempo sono considerati spese in conto capitale. 

  • Spese per la costruzione di opere pubbliche:

La realizzazione di infrastrutture, strade, ponti, edifici pubblici e altre opere di interesse generale sono considerate spese in conto capitale. 

  • Acquisizione di partecipazioni azionarie:

L’investimento in partecipazioni in altre società, attraverso l’acquisto di azioni, rientra nelle spese in conto capitale. 

  • Concessione di crediti per finalità produttive:

La concessione di prestiti o finanziamenti a terzi con lo scopo di sostenere attività produttive è considerata una spesa in conto capitale. 

  • Trasferimenti di capitale:

I trasferimenti di fondi destinati ad altri soggetti per finanziare investimenti rientrano tra le spese in conto capitale. 

In sintesi, le spese in conto capitale sono investimenti che contribuiscono alla crescita e allo sviluppo di un’entità, sia essa un’azienda o un ente pubblico, e che hanno un impatto duraturo nel tempo». 

Basterebbero queste ultime due righe a fare comprendere il senso ed il valore di questa Legge. Eppure, niente.

Non si capisce. Non si comprende. Non si applica. Ma, cosa molto grave, non se ne pretende l’applicazione. Nemmeno da parte di quei sindaci che affannano e annaspano per mandare avanti la baracca.

Chi la Legger l’ha capita, l’ha modificata

Mentre, di contro, sicuramente, chi la Legge l’ha capita perfettamente, l’ha poi modificata. E ad accorgersene sono state pochissime persone, evidentemente. E certamente le persone sbagliate. Quelle che magari non possono parlare, non possono scrivere. O quelle che anche se parlano e scrivono non vengono prese proprio in considerazione

Ma sulla modifica ancora non si è espresso nessuno. Anzi, uno solo. Alessandro Caramiello, deputato del M5S e presidente dell’Intergruppo Parlamentare Sviluppo Sud Aree Fragili e Isole Minori. Lo ha fatto con un post sulla sua pagina FB. E poi null’altro.

Anche sulla legge, dal 2017 ad oggi, ad esprimersi sono stati pochissimi politici. Li possiamo contare e citare uno per uno. Sono quelli che hanno fatto le interrogazioni parlamentari. Una ventina in tutto, ed in cinque anni. Da Silvana Abate a Ubaldo Pagano, in ordine alfabetico e anche cronologico: la prima nel 2020, l’ultimo nel 2025.


[1] https://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/CIRCOLARI/2022/46/Classificazione-economica_spese-e-entrate.pdf

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