Mimmo Lucano: «Dove eravamo rimasti?». Il “Modello Riace” arriverà in Europa

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Il 15 giugno, nel borgo di Riace, Mimmo Lucano esprime il suo “manifesto politico”. Insieme a lui anche Pino Alfarano, sindaco del vicino borgo di Camini, ha attuato lo stesso progetto di accoglienza

E si festeggia. Con gli amici di sempre e con chi lo ha sostenuto in questa doppia campagna elettorale che lo ha riportato a Riace come sindaco per la quarta volta e a Bruxelles come europarlamentare.

Vi è anche Agazio Loiero che, come presidente di Regione dal 2005 al 2010, ha accolto il progetto di Lucano promuovendo la legge regionale n. 18 del 2009  “Accoglienza dei richiedenti Asilo, dei rifugiati e sviluppo sociale, economico e culturale delle Comunità locali”, che ha consentito il consolidarsi dell’esperienza e del “Modello Riace”. Un modello di accoglienza conosciuto a livello globale. E che gli valse importanti riconoscimenti internazionali. Ma nel 2017 inizia il calvario giudiziario con accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa, peculato. Si attiva la macchina del fango. L’allora ministro dell’Interno Salvini lo definì uno “zero”.

Salvini con il segno dello “zero” riferito a Lucano

Ma ora è tutto terminato con assoluzione da tutte le accuse nel mese di aprile 2024. E subito dopo le candidature e la doppia elezione. Al Parlamento Europeo e come Sindaco di Riace. Ed il borgo riparte da dove si era fermato.

E porterà questo “modello” in Europa.

Abbiamo intervistato Mimmo Lucano a margine dell’evento del 15 giugno

D. La vittoria più bella è stata quella di ritornare sindaco di Riace. Quali sono le sue priorità principali ora che è stato rieletto Sindaco di Riace? Da dove si comincia?

R. C’è un programma. Ma quello a cui io tengo di più, quello che ho raccontato ai cittadini, è il problema dell’acqua e raggiungere l’obiettivo della “tariffa zero”. Questo obiettivo è oggi relativamente facile. Nelle passate legislature, e seguendo l’utopia di Giovanni di Leo e di Alex Zanorelli, l’acqua, l’oro bianco e la terra, la parte più povera del pianeta assetata di acqua per il profitto delle multinazionali, del sistema del neoliberismo, diventa una merce. Con la quale si realizzano profitti enormi a discapito della grande maggioranza del genere umano. Io ho maturato questa coscienza anche nell’incontro con il Forum Acqua Bene Comune. E poi ho applicato, come sindaco, sul sistema delle tariffazioni della Sorical (che è una diramazione quasi della Veolia, una grande multinazionale dell’acqua) esageratamente alti. Allora abbiamo fatto un pozzo per Riace Superiore, che ora ha l’autonomia idrica. Abbiamo fatto un altro pozzo intermedio che ci consente di rifornire Riace Marina. L’acqua è gratis, e la spesa si riduce al solo costo di manutenzione che è bassissimo. Anche sull’elettricità abbiamo abbattuto i costi con la produzione di energia con pannelli fotovoltaici.

D. Si sta ripopolando Riace?

R. Questo processo migratorio si verifica adesso dopo uno sforzo incredibile. Attraverso l’accoglienza, l’arrivo, abbiamo avuto le scuole, gli asili. Tutto questo si è perso. Questi 5 anni hanno segnato una storia di oblio sociale, e non ci vuole un giorno. È una cosa che mi pesa un po’ perché le persone di Riace e non solo, hanno delle aspettative. Ma alcune cose necessitano di tempo. Anche sui beni confiscati alle mafie, secondo me rappresentano un valore straordinario anche dal punto di vista culturale. La cultura contro le mafie. L’ Ente Locale deve essere il propulsore, deve avere una capacità sui territori di essere il “centro”. L’ordinarietà non basta.  E poi c’è il problema dei collegamenti e della viabilità. Vogliamo fare una strada che accorci le distanze tra i due centri, Riace Marina e Superiore, ma anche con gli altri centri limitrofi, e cosa importante, per raggiungere gli ospedali.

D. Riguardo i centri vicini, a Camini hanno continuato la politica di accoglienza in questi ultimi cinque anni. Si riprende questo legame anche con il sindaco Pino Alfarano?

R. Ancora non ho avuto modo di incontrarlo. Ho avuto delle delusioni durante i periodi delle repressioni giudiziarie. Siamo stati abbandonati. Però Riace aveva favorito il processo dell’accoglienza nei comuni che per me è nato per questione politica perché quando c’è stato lo sbarco dei curdi eravamo da soli con il vescovo Bregantini. E poi l’abbiamo capito che l’inclusione, l’integrazione, erano favorevoli al territorio perché i territori si spopolano, vengono abbandonati.

D. Cosa crede che sia necessario per replicare il modello di Riace in altre città europee? E come pensa di poter influenzare le politiche migratorie europee?

R. Mi piacerebbe essere capofila. Quello che vale come icona dell’accoglienza mondiale. Io penso che ci presentiamo a Bruxelles con una storia importante che è completamente antitetica a quello che accade oggi in Europa a cominciare dalla repressione che avviene nella rotta balcanica e tutte quelle che oggi sono le realtà di Europa. Dall’Ungheria all’Italia, delle deportazioni in Albania, l’esternalizzazione delle frontiere, gli accordi con i paesi terzi dove non si rispettano i diritti umani, i lager libici. Questo che avviene oggi in Italia avviene in Europa. Riace è piccolissima però ha creato una storia completamente all’opposto. Allora anche sulla moneta locale mi piacerebbe che tutti i paesi che aderiscono ai processi di accoglienza condividessero un po’ quello che immaginavo essere la moneta della solidarietà.

D. Sull’Autonomia Differenziata, come sindaco che posizione prende?

R. Tempo fa aderii ad una manifestazione con uno striscione “Riace non deve morire”. Ora si può dire “Il Sud non deve morire”.  Il ddl Calderoli, il disegno secessionista della Lega che lo stanno vendendo e che penalizza tutto il Sud.

D. Qualche tempo fa abbiamo organizzato con con i candidati alle Europee Rosa D’Amato e Pasquale Tridico un incontro sulla “questione meridionale a Bruxelles”. La D’Amato ha lanciato una proposta di costituire all’interno del Parlamento europeo un Intergruppo Parlamentare sulle “Questioni Meridionali in Europa”. Lei porterà il modello Riace. Potrebbe ampliare e portare tutto il “Sud”?

R. Ecco sicuramente un impegno io lo prendo perché riguarda più un aspetto politico. E perché l’ho detto oggi quando mi hanno chiesto quali sono le ragioni per votarmi. Ho risposto: “Votate per chi volete”. Sembra una definizione data così. In realtà si nasconde una idea politica. Ma vale questa segreteria di partiti? Vale questa organizzazione? Dove ci sono indennità stratosferiche. Dove si creano delle attese anche di logiche clientelari? “Commissione Sviluppo” e “Affari Regionali” sono le due cose io ho scelto. Ovviamente faccio parte della Sinistra Europea. Siamo io e Ilaria Salis. Quello che so è che devo reggere l’impegno col Comune e con la Unione Europea. E anche questo è stato il messaggio politico di Riace, che è stato il riscatto dei borghi, delle comunità agropastorali con la loro vita di rispetto dell’ambiente, di rispetto dei viaggiatori, di orgoglio e fierezza nell’incontrare le persone. Il “modello Riace” io l’ho imparato da loro. E il senso dell’accoglienza e della condivisione. Le case di una diventano le case di tutti. Ho pensato al riscatto, alla rivincita. I miei voti sono per quel motivo. Da quel processo arrivano. Abbiamo dimostrato al mondo che l’idea dell’umanità, dell’uguaglianza, superano, sono molto più forti come valori umani, come valori sociali, molto più forti della chiusura delle frontiere delle retoriche delle frontiere, della disumanità, degli egoismi. Mi piacerebbe continuare la Questione Meridionale da questo punto di vista

Abbiamo raggiunto Pino Alfarano, sindaco di Camini, il borgo che ha intrapreso lo stesso modello di accoglienza di Riace. Nelle foto seguenti delle immagini del borgo di Camini.

Gli chiediamo come nasce il progetto a Camini

R. Camini nasce dall’esperienza di Riace. Abbiamo fatto degli incontri con la comunità di Riace prima di partire per capire come affrontare la tematica “accoglienza”, perché giustamente non è un progetto facile prendersi cura di persone, di famiglie. Abbiamo iniziato con il primo passaggio nel 2009 non anda a buonfine e poi abbiamo ripreso definitivamente 2011 con il cambio dell’amministrazione. È un progetto di accoglienza e integrazione. Si cerca di portare avanti soprattutto quelle attività che la comunità aveva perso cercando di mantenere i servizi o comunque riattivare pure quei servizi che erano stati ormai persi e per mancanza proprio di persone. Anche la scuola, mi ricordo che nel 2011 vi era una pluriclasse con 9 bambini e attualmente abbiamo formato le scuole comuni. Ora ci sono due sezioni dell’infanzia e avremmo potuto aprire anche la scuola media ma non abbiamo la struttura. Però siamo riusciti a mantenere aperto l’ufficio postale, è stato installato un ATM che non c’è neanche nei i comuni vicini. Si cerca di portare avanti tutte quelle piccole cose per mantenere comunque in vita in maniera più decente quel poco che è rimasto nelle comunità. E quindi gli immigrati o comunque gli extracomunitari hanno fatto numero per mantenere e ottenere i servizi. All’interno di questi nuclei di persone che sono in accoglienza abbiamo 118 posti autorizzati di cui circa 40 sono componenti di famiglie che sono uscite dal progetto e hanno deciso di rimanere a Camini. Alcuni di loro hanno comprato casa, altri sono in case d’affitto ma sono tutti con un capofamiglia o comunque all’interno del nucleo familiare hanno delle persone che lavorano per il loro sostentamento. Lavorano all’interno della comunità: chi fa il muratore, chi fa l’agricoltore.

D. Come funziona il progetto?

R. Lo Stato eroga un contributo per ogni persona e che equivale a quelle famose 35 € di cui si parla spesso. Ma in quelle 35 € c’è tutto il lavoro che la cooperativa o chi per il comune porta avanti questi progetti di accoglienza deve badare poi al sostentamento e a tutto quello di cui ha bisogno la persona che viene in accoglienza. Quindi dalla alfabetizzazione, il medico, l’assistenza. La cooperativa prepara pure queste persone, quando arriva il momento dell’uscita, che abbia già una sua formazione abbia già un’esperienza che comunque poterlo rendere più autonomo. Questo è questo è successo già con diverse famiglie perché tanti se ne sono andati in Alta Italia, tanti all’estero. Ma la cosa più belle sono quelle che sono rimaste qua che hanno soprattutto comprato casa in un paese come Camini dell’entroterra ormai da anni vittime dello spopolamento. Quindi investire in questo senso si tratta di fare un atto di coraggio. Non solo le 35 € che vengono date all’extra comunitario ma quanto proprio al borgo al posto, quindi è un investimento per i paesi. Dimostra il fatto che spesso si punta il dito contro queste persone, contro queste famiglie che arrivano da noi e che qualcuno dice “li dobbiamo aiutare lì. Ma insomma è un aiuto a vicenda. Cioè però a noi italiani, soprattutto questo governo che dice “li dobbiamo aiutare lì” e invece a noi chi ci aiuta? Così, nel prenderci cura di loro, noi ne siamo accorti, ma hanno aiutato anche noi. C’è uno scambio umano, di saperi, di culture. E da qui nasce il discorso della condivisione. Ci si accetta e cioè il diverso poi non ci dovrebbe far paura anzi ci dovremmo aprire perché c’è sempre da imparare noi da loro e loro da noi. Ma la cosa più bella è quella di vedere queste famiglie che finalmente, e soprattutto chi ha deciso di rimanere, alla fine cercava un luogo, un posto dove poter stare tranquillo con la sua famiglia, con i suoi figli e non un luogo di guerra o luogo di repressione. Hanno trovato qua, anche se siamo in un punto sperduto della Calabria o soprattutto in quell’area della Locride dove spesso si parla in maniera negativa sono a casa, hanno trovato la loro felicità.

D. Si riparte quindi con Riace?

Dobbiamo lavorare come territorio perché poi alla fine se si ragiona da singolo, che è una forma di po’ di egoismo, non si arriva da nessuna parte. Secondo me dovremmo non solo Riace, Camini, ma tutti i paesi qua vicino soprattutto abbracciarci con la Vallata dello Stilaro. Mettere su tavolo tutte quelle che sono le esigenze del territorio, dalla sanità, ai trasporti alla viabilità. Condividiamo il percorso dell’Acqua Bene Comuni. Anche noi abbiamo il pozzo da cui attingiamo. Si devono pagare però i servizi, la manutenzione. Anche il nostro progetto è di uscire dall’acqua privatizzata dalla Sorical. Abbiamo una proposta comunale dove Camini attinge da quel pozzo.

D. Da dove nasce il progetto di accoglienza? Anche a Badolato c’è un percorso simile?

Il primo paese che si è occupato di accoglienza è stato Badolato nel 1997, poi a seguire Riace nel 98 con lo sbarco dei curdi. Però il primo è stato Badolato, uno dei paesi che ha vissuto in maniera forte lo spopolamento.

Ed è in questo borgo, insieme a quello di Riace, che il regista Wim Wenders girà il film “Il Volo”, uscito nel 2010. All’indomani della vicenda giudiziaria che vide condannato Mimmo Lucano ebbe a commentare: «Dopo Lucano mi aspetto di vedere il Papa in manette»

Wim Wenders a Riace con Lucano

Le illustrazioni sono dell’artista Claudio Parentela

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