Durante il premier time in Senato, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tornata a parlare di uno dei temi più caldi della sanità pubblica: le liste d’attesa. Un argomento che, negli ultimi mesi, ha generato tensioni crescenti tra il Governo e le Regioni, soprattutto in merito al Dpcm sui poteri sostitutivi per gli enti inadempienti.
“Sulla questione della sanità e delle liste d’attesa devo fare io un appello alle Regioni”, ha esordito la premier, sottolineando che le risorse economiche vengono stanziate ogni anno dal Governo, ma la gestione operativa è affidata alle Regioni. Un modello che, secondo Meloni, rischia di attribuire responsabilità al solo esecutivo, anche quando le competenze sono decentrate.
Il nodo dei poteri sostitutivi
Nel recente decreto approvato sulle liste d’attesa, il Governo ha previsto la possibilità di interventi sostitutivi nei casi in cui le Regioni non riescano a gestire in modo efficace le liste per visite, esami e interventi sanitari. “Abbiamo chiesto di poter fare alcune cose – ha spiegato Meloni – perché, anche secondo le opposizioni, la responsabilità è sempre la nostra”.
Tuttavia, ha aggiunto, “le Regioni, trasversalmente, non sono d’accordo con questo approccio”, rifiutando l’introduzione di poteri che potrebbero bypassare la loro autonomia. Un rifiuto che, per il Presidente del Consiglio, genera un cortocircuito comunicativo con i cittadini: “Almeno gli italiani sappiano che abbiamo queste difficoltà, perché altrimenti sembriamo quelli che devono solo stanziare i soldi e poi essere responsabili di ciò che non funziona”.
Liste d’attesa: un tema politico e sanitario
Il problema delle liste d’attesa è tra i più sentiti nel sistema sanitario nazionale. I ritardi nelle prestazioni mediche penalizzano milioni di cittadini, generando diseguaglianze e aumentando il ricorso al privato. Il dibattito sull’introduzione dei poteri sostitutivi per garantire livelli essenziali di assistenza rientra in una più ampia riflessione sulla governance sanitaria.
Il messaggio di Meloni è chiaro: il Governo è pronto ad agire, ma chiede una collaborazione concreta da parte delle Regioni, per evitare che le responsabilità vengano confuse e per garantire ai cittadini un accesso equo e tempestivo alle cure.