di Pasquale Tarricone
Dopo trent’anni trascorsi nelle aule di giustizia, sento di dover offrire un contributo al dibattito sulla valutazione dei magistrati da parte degli avvocati, tema tornato prepotentemente d’attualità con l’introduzione di nuove piattaforme digitali e la proposta referendaria volta a restituire agli avvocati il diritto di voto nei Consigli Giudiziari.
E’ così pericoloso giudicare un giudice?
Un ricordo familiare mi sovviene, che ritengo quanto mai calzante rispetto all’argomento.
Ricordo che il giorno della consegna delle pagelle (di cui non si poteva andare fieri!) chiesi scherzosamente ai miei figli quali professori avrebbero voluto far scomparire se solo avessero avuto i poteri magici necessari.
Sorprendentemente per me, l’ordine di “scomparsa” che i ragazzi stilarono non collimava con la severità dei giudizi che avevano ricevuto: gli ultimi professori che avrebbero voluto far sparire erano proprio quelli che avevano espresso le valutazioni più severe nei loro confronti.
In altre parole, i miei figli tendevano a riconoscere e ad apprezzare i valori affermati dai docenti, contro gli stessi loro interessi, quando avevano agito con correttezza e lealtà verso di loro.
Eppure, nel nostro paese, i docenti non gradiscono essere valutati dagli alunni.
Il ruolo sociale dell’avvocatura nella valutazione dei magistrati
L’attuale sistema di valutazione della professionalità dei magistrati si presenta come un meccanismo autoreferenziale, caratterizzato da una chiusura che mal si concilia con i principi di trasparenza e responsabilità che dovrebbero guidare l’esercizio di una funzione tanto delicata.
Se si esaminano i dati sulle valutazioni attuali, emerge un quadro preoccupante di inefficacia selettiva. Nonostante l’introduzione di regole più severe nel 2006, paradossalmente le valutazioni sono diventate ancora meno selettive, con un numero esiguo di giudizi non positivi. Un sistema in cui i magistrati sono valutati esclusivamente da altri magistrati rischia inevitabilmente di “secernere veleni”, come efficacemente evidenziato nel dibattito sul referendum.
L’avvocato, nella sua quotidiana attività, è un osservatore privilegiato dell’operato dei magistrati. La nostra “capacità di osservazione sui magistrati è diffusa ed è comunque superiore a quella di chiunque altro. Nessun altro come noi è capace di osservare i magistrati. Nessun altro, meglio di noi, conosce virtù e vizi di giudici e pubblici ministeri.” Questa conoscenza diretta e approfondita rappresenta una risorsa preziosa che il sistema giudiziario non può permettersi di ignorare.
Una falsa contrapposizione: valutazione vs indipendenza
L’argomento secondo cui la valutazione da parte degli avvocati costituirebbe un attacco all’indipendenza della magistratura si rivela, ad un’analisi approfondita, infondato e potenzialmente strumentale.
L’Associazione Nazionale Magistrati teme che il diritto di voto per gli avvocati nei Consigli Giudiziari possa creare interferenze, sollevando il rischio di conflitto di interessi nel caso in cui un avvocato membro del consiglio si trovi a patrocinare davanti a un magistrato in valutazione. Tuttavia, questa obiezione pare ignorare che esistono meccanismi di astensione già collaudati in numerosi ambiti giuridici, che potrebbero facilmente essere implementati anche in questo contesto.
È significativo invece notare come alcuni studiosi sostengano che un coinvolgimento di soggetti esterni all’apparato giudiziario potrebbe in realtà contribuire a tutelare l’indipendenza interna dei magistrati, controbilanciando una valutazione effettuata esclusivamente da altri magistrati dello stesso distretto. L’indipendenza, infatti, va tutelata non solo verso l’esterno, ma anche all’interno dello stesso ordine giudiziario.
La presunta “superiorità morale” o “albagia professionale” che talvolta emerge dal dibattito merita di essere superata. Come sottolineato nel dibattito sul referendum: “Se qualcuno, in buona fede, ci ha creduto in passato, si vada a leggere le conversazioni di Palamara con alcuni dei principali leader associativi della magistratura. E cambierà presto idea.”
Valorizzare l’eccellenza: l’interesse dell’avvocatura a promuovere i magistrati meritevoli
Un aspetto fondamentale che spesso viene trascurato nel dibattito è l’interesse vitale dell’avvocatura a sostenere e promuovere i magistrati che esercitano la propria funzione con dedizione, serietà, terzietà e capacità di ascolto. Contrariamente a quanto talvolta si afferma, gli avvocati non hanno alcun interesse a denigrare o svilire la magistratura, ma anzi a valorizzare coloro che rappresentano l’eccellenza della funzione giurisdizionale.
La piattaforma lanciata dall’Ordine degli Avvocati di Milano evidenzia esplicitamente questa duplice valenza: “Il sistema permette di inviare comunicazioni, sia di natura negativa che positiva, relative a condotte che possano incidere sull’integrità professionale dei magistrati.” Questa precisazione è significativa e merita di essere sottolineata con forza.
L’avvocato difensore ha tutto l’interesse affinché la giustizia sia amministrata da magistrati preparati, attenti, equidistanti dalle parti e capaci di ascoltare con attenzione le argomentazioni difensive. Un giudice che non comprende o non considera adeguatamente le istanze difensive rappresenta un ostacolo non solo per l’imputato o per la parte assistita, ma per l’intero sistema giustizia.
La possibilità di esprimere valutazioni positive costituisce uno strumento prezioso per far emergere e valorizzare quelle eccellenze che, purtroppo, nell’attuale sistema di valutazione tendono a rimanere nell’ombra. Premiare il merito significa anche incentivare comportamenti virtuosi e offrire modelli positivi ai magistrati più giovani.
In una giustizia in cui il rapporto tra avvocatura e magistratura è spesso segnato da incomprensioni e fraintendimenti, la valorizzazione dei magistrati meritevoli potrebbe rappresentare un terreno di incontro e di dialogo costruttivo. La segnalazione positiva diventa così non solo un riconoscimento per il singolo magistrato, ma un contributo concreto al miglioramento dell’intero sistema.
I miglioramenti possibili grazie al contributo dell’avvocatura
Una valutazione che integri il contributo dell’avvocatura potrebbe apportare significativi miglioramenti al sistema giudiziario sotto molteplici aspetti:
- Maggiore efficienza e qualità del servizio giustizia: L’assenza di reali valutazioni di professionalità e diligenza rappresenta una delle cause della drammatica lentezza della nostra giustizia, talmente elevata da costituire “un sostanziale diniego di giustizia per il cittadino”. L’apporto valutativo degli avvocati potrebbe contribuire a individuare prassi virtuose da replicare e criticità da correggere.
- Recupero della fiducia dei cittadini: La chiusura della magistratura agli apporti esterni viene percepita come sintomo di una “modestia etica” e di una chiusura corporativa che mina la fiducia nel sistema giudiziario. L’apertura alla valutazione da parte degli avvocati rappresenterebbe un segnale forte di trasparenza e disponibilità al confronto.
- Miglioramento della percezione del ruolo: La percezione del ruolo del magistrato da parte di coloro che interagiscono con il sistema giudiziario, come gli avvocati e i cittadini, è fondamentale per ottimizzare le risorse del sistema e garantire un continuo miglioramento. Il feedback degli avvocati potrebbe fornire ai magistrati preziose indicazioni su come la loro attività viene percepita dagli utenti qualificati del servizio giustizia.
- Superamento delle anomalie strutturali: Il sistema italiano del pubblico ministero è considerato anomalo rispetto ad altri paesi democratici per l’ampiezza dei suoi poteri investigativi e la mancanza di controlli esterni efficaci. Un contributo valutativo dell’avvocatura potrebbe rappresentare un primo passo verso un sistema di pesi e contrappesi più equilibrato.
Verso una giustizia partecipata
È necessario superare la percezione di una chiusura corporativa della magistratura e abbracciare una maggiore apertura e trasparenza per riguadagnare la fiducia pubblica. L’iniziativa dell’Ordine degli Avvocati di Milano, che ha lanciato una piattaforma per raccogliere segnalazioni sui magistrati, e il referendum che mira a restituire agli avvocati il diritto di voto nei Consigli Giudiziari, rappresentano passi importanti in questa direzione.
Il contributo dell’avvocatura alla valutazione dei magistrati non va interpretato come un’interferenza o un attacco all’indipendenza della magistratura, ma come un arricchimento del sistema di valutazione che può portare a una giustizia più efficiente, trasparente e vicina alle esigenze dei cittadini.
L’avvocato, nel suo ruolo costituzionale di difensore dei diritti, ha non solo la facoltà, ma il dovere di contribuire al miglioramento del sistema giustizia anche attraverso una valutazione obiettiva e costruttiva dell’operato dei magistrati. Solo da un dialogo aperto e rispettoso tra tutti gli attori del processo può nascere una giustizia migliore, nell’interesse supremo dei cittadini.