Jordan River: «Un’innovazione mai fatta in un film». Il regista spiega l’effetto delle onde “theta” nel film “Il Monaco che vinse l’Apocalisse”

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Nella proiezione presso il cinema delle Province, il giorno di Pasqua a Roma, è presente il regista Jordan River. Lo accompagnano membri del cast e della crew, tra cui il compositore pluripremiato Michele Josia, la sceneggiatrice Michela Albanese e scenografo Davide de Stefano

Michela Albanese, Jordan River, Michele Josia, Davide de Stefano

Stanno girando l’Italia Jordan River ed il cast, insieme alla crew, ai membri della squadra che hanno reso il film un evento unico. Oltre alle caratteristiche tecniche che lo rendono speciale, dalla tecnica 12K, alla colonna sonora ed effetti speciali di immagini e suoni, è una rarità anche per l’ambientazione nel Medioevo. Ma è particolare soprattutto per la narrazione. È il primo film internazionale sulla vita di Gioacchino da Fiore. Si è avvalso della consultazione di esperti e di storici. La stessa sceneggiatrice, Michela Albanese, ha studiato la scrittura ed i disegni per poter meglio ambientare le scene. Ha raccolto molte premiazioni e riconoscimenti.

Giudizi e critiche contrastanti

Nonostante ciò, il film ha avuto delle definizioni controverse con critiche e giudizi contrastanti. Per alcuni il pensiero di Gioacchino da Fiore non è stato bene espresso. Per altri si è creata confusione per la mancanza di una contestualizzazione e definizione dei personaggi. Su sceneggiatura, musica, effetti speciali, fotografia sono però tutti d’accordo che si tratta di un’opera eccezionale. Del resto quanti hanno capito effettivamente “Matrix”, o “2001 odissea nello spazio”,  o anche “Il signore degli anelli” dopo una sola visione? Di fatto è sorte dei grandi film avere critiche e giudizi contrastanti, proprio perché si tratta di film difficili, sicuramente non alla portata di tutti. Soprattutto non è sufficiente una sola visione per comprenderne tutti i contenuti.

Jordan River «Senza Gioacchino Dante non avrebbe scritto la Divina Commedia»

«È un momento simbolico importante per un film che vuole quantomeno cercare di affrontare temi importanti». Esordisce così il regista Jordan River nel presentare il film. Pochi minuti per introdurci alla visione. Ma anche qualche suggerimento sulla migliore percezione dei suoni e delle atmosfere. Continua :«Io non parlo del film all’inizio per non condizionare. Quindi ciò che posso fare dove è dire due cose sul personaggio e poi sul film. Siamo qui, oltre a me ci sono alcuni attori parte della crew che hanno lavorato, c’è lo scenografo che ha fatto un lavoro eccezionale ambientato nel medioevo. Film ambientati nel Medio Evo ce ne sono pochissimi. E quindi potete capire la complessità di questo film. Il compositore che per questo film ha vinto ben 7 premi internazionali, tra cui il Global Music Awards a Los Angeles e tanti anche la scenografia».

Prosegue con delle anticipazioni sul film

«Il film è il primo in assoluto su un personaggio sconosciuto ma di importanza fondamentale. Senza di lui non avremmo la Divina Commedia perché il Dante ha un debito culturale. Lo ringrazia, lo beatifica e anticipa la Chiesa. Dice [Dante] “… di spirito profetico dotato, … e lucemi dal lato” cioè lo illumina, e lo inserisce, lo colloca nel Paradiso[1]. Anche Michelangelo: quel capolavoro assoluto del Giudizio Universale non è altro che “i giorni ultimi”, l’Apocalisse. Lo fece perché aveva il suo fianco un Florence. Quindi capite stiamo parlando di Gioacchino da Fiore, “Florence”».

Coinvolgimento di esperti

«Nel film ci sono molti simboli, ci sono molti elementi. Noi abbiamo cercato, a distanza di 5 anni, con la sceneggiatrice Michela Albanese, di coinvolgere dei medievisti, un filosofo di importanza a livello nazionale. Abbiamo sentito anche esponenti della Chiesa. Quindi abbiamo fatto un lavoro molto ampio, molto complesso per renderlo semplice e fruibile. Quindi dicevo che Michelangelo aveva un florense perché conobbe appunto il pensiero. E anche Obama “yes we can” – si noi possiamo – quell’idea della speranza venne da Gioacchino perché lui [Obama] fece una tesi su Gioacchino da Fiore. Stiamo parlando di un personaggio fondamentale, non capito purtroppo dopo otto secoli».

“Il film è un miracolo”

«Noi abbiamo fatto questo lavoro e qualcuno ha detto “Non c’è un miracolo nel film, eppure, ne ha fatti tanti”. Sì, perché il film è un miracolo. Papa Francesco dopo otto secoli è stato coraggioso. L’anno scorso l’ha citato come esempio, non altri. Ha citato Gioacchino da Fiore come esempio: in un momento così difficile, complicato, Gioacchino seppe trovare una via d’uscita. Guardate, non siamo molto lontani dal medioevo. Ciò che avviene a poche centinaia di chilometri, lo vediamo tutti i giorni, basta accendere la tv, quindi quella barbarie c’è. Lui trovò attraverso il Vangelo, anzi lo interpretò, anzi trovò una via d’uscita all’interno di questo grande e complesso lavoro dell’ultimo libro della Rivelazione. Nessuno ne parla, l’ultimo libro della Bibbia: l’Apocalisse. Perché sta lì? se non serve buttatelo. Invece lui lo apri, lo andò a sfogliare e lo interpretò. Sostenuto da ben tre pontefici»

Continua con un invito all’ascolto

«La cosa che vi chiedo è di ascoltare. Anzi, non è un obbligo ma un suggerimento, se potete spegnete il cellulare perché si spengono le luci e si va nel medioevo. Si è dentro l’abbazia. Anche una foglia, anche un cane che entra in scena, anche una farfalla, anche una coccinella, alcuni elementi sono un racconto del film. Quindi se vi sfugge quella parola, quel dettaglio, non riuscite a capire il film. Quindi richiede, ma questo è fondamentale, su tutto il suo cammino, anche interiore, è importante che ci sia uno sforzo. Quindi la prima parte sembra non succedere nulla ma si stanno sedimentando. Agisce sul piano di subconscio. Se volete quindi dirò qualcosa anche sulle onde theta, di cui si è parlato. Però finisco questa cosa. Nel film ci sono molte parole originali prese dal latino all’italiano. Noi abbiamo asciugato molto perché sennò avremmo fatto una serie. Però volevo che ci fossero i messaggi autentici originali».

L’importanza delle parole

«Al cinema si tende andare lì per sgranchirsi le ossa, qui si va per stimolare la ghiandola endocrina. O quella ghiandola che si chiama timo, che sta vicino al cuore. E lì siamo noi. È stato fatto un lavoro importante, di semantica, della parola. Perché quando si dice Vangelo è parola. Se si inverte quella parola casca il palazzo».

Un accenno sulla posizione della Chiesa rispetto al film

«L’altro giorno eravamo a Saronno, qualcuno ha fatto l’intervento. Un evento moralmente di un successo straordinario e come mai la Chiesa…? La Chiesa è una parola. Oggi qualcosa sta cambiando, questo è importante. Ed è importante che ciò avvenga Pasqua. Il film è uscito il 5 dicembre e dopo il quarto mese, è stato a Los Angeles, è stato distribuito in 30 paesi, è stato tradotto in inglese»

Relativamente alle onde Theta spiega

«Sulle onde abbiamo fatto un lavoro particolare. il film intanto è in tre livelli narrativi. Finito il lavoro di post, conoscevo uno studioso che insegna anche a Tor Vergata e in tante università, che ha scritto ben 40 libri. Conoscevo di queste onde Theta e non c’è nulla di magico. Noi tutti noi ogni giorno almeno due volte entriamo in questo limbo che sono le onde Theta. Quando siamo sdraiati sulla poltrona siamo onde Alfa, rilassati onde beta. Il nostro cervello è come una radio, funziona con delle onde che quindi poi si intreccia con la sensibilità. Con le onde radio, se non riusciamo metterci in quella frequenza non becchiamo il canale. Così il nostro cervello. Quindi delle sensazioni, delle intuizioni, se affiniamo quelle onde o le moduliamo possiamo entrare in quel libro. Quindi onde Alfa, Beta. Poi ci sono le onde Gamma, quando c’è la massima concentrazione. Quando siamo nel sonno totale, Rem, quindi entriamo nelle onde Delta. Quando stiamo nell’intercapedine tra sonno e veglia ecco le onde Theta. È quel momento in cui vediamo tante cose di noi. È quel momento in cui il nostro cervello, perché quelle frequenze ci consentono di aprire un varco»

30 maggio approfondimento con Bruno Gioffrè

Ecco il film in qualche modo vuole fare questo. Cioè aiutare a fare un cammino. Non entro nei tecnicismi. Però vi anticipo che il 30 di maggio a Tor Vergata si parlerà di questo film e anche dell’aspetto scientifico affrontato dal professore Bruno Gioffrè. Quindi non entriamo negli aspetti scientifici però è importante che questo lo si sappia. Semplicemente queste onde agiscono sul piano di subconscio. Cioè non sentite il suono, non è un effetto sonoro. Le frequenze sono state modulate per percepire, entrare in quella dimensione. Si entra in estasi. Ci sono queste frequenze modulate per creare appunto una forma di transfert. Ecco è un un’innovazione mai fatta al cinema. Anche perché molti poi, post proiezione, dicono “mi sento bene”. L’obiettivo è quello. Non fare nulla di strano se non far sentire bene perché in questo sentire bene ci si muove su un piano di subconscio».

Presenti in sala il giorno di Pasqua, la sceneggiatrice Michele Albanese e lo scenografo Daniele de Stefano, il compositore Michele Josia. Vi sono anche Willy Stella, il cattivo che diede fuoco al monastero. Mariano Mestici, il lebbroso che Gioacchino abbraccia ai piedi del Monte Tabor. Alessio Braconi, il monaco che trascriveva le visioni di Gioacchino. A conclusione del film si apre il dibattito. Molte le domande e le curiosità svelate. Il dialogo rappresenta sicuramente una ottima opportunità per comprendere meglio il film. Un invito quindi a seguire le proiezioni alla presenza di cast e crew. Insomma sfruttare la possibilità di chiedere direttamente a chi il film l’ha ideato, prodotto, interpretato. A chi ne ha creato la musica, la sceneggiatura, i costumi.


[1] “… e lucemi dallato il calavrese abate Giovacchino di spirito profetico dotato”, Par. XII vv. 139-141

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