Il Decreto Sicurezza approvato dalla Camera preoccupa per il rischio di repressione del dissenso e compressione delle libertà civili.
Approvato il Decreto Sicurezza: cosa prevede davvero?
Il 27 maggio 2025 la Camera dei Deputati ha approvato, con voto di fiducia, il nuovo Decreto Sicurezza. Il provvedimento, ora atteso al Senato, introduce misure che toccano ambiti delicati: tutela delle forze dell’ordine, gestione dei CPR, manifestazioni pubbliche, sicurezza urbana. Ma al di là delle apparenze, il decreto riflette una visione dello Stato che rischia di comprimere le libertà democratiche.
Un provvedimento sbilanciato verso il controllo
Il Decreto Sicurezza punta formalmente a rafforzare l’efficienza nella gestione dell’ordine pubblico e dell’immigrazione. Prevede infatti:
- maggiore flessibilità urbanistica per la costruzione di nuovi CPR (Centri per il Rimpatrio);
- sanzioni anche per comportamenti “passivi” nei CPR, assimilati a reati;
- estensione del porto d’armi fuori servizio per agenti, con un sistema di controllo debole;
- potenziamento degli interventi contro manifestazioni considerate “ostative” all’ordine pubblico.
Misure che possono apparire giustificate, ma che nella loro formulazione pongono seri interrogativi sull’equilibrio tra sicurezza e diritti fondamentali.
Le norme rimosse (e il segnale preoccupante)
Preoccupa ancor di più ciò che inizialmente era incluso nel Decreto Sicurezza e poi eliminato dopo reazioni critiche:
- l’obbligo per i giornalisti di rivelare le fonti in caso di indagini su sicurezza nazionale;
- la possibilità per università ed enti pubblici di collaborare con i servizi segreti in deroga alle leggi su privacy e trasparenza.
Il fatto stesso che tali misure siano state scritte e inserite in un testo di legge è un campanello d’allarme. Rivelano un orientamento politico orientato più al controllo sociale che alla protezione dei diritti.
Sicurezza senza libertà? Il rischio di un modello repressivo
Sicurezza e libertà non sono opposti, ma devono coesistere. La vera sicurezza protegge il diritto di parola e ascolta il dissenso. Il Decreto Sicurezza 2025, invece, rischia di scivolare verso un modello repressivo, dove:
- il dissenso viene trattato come una minaccia;
- la protesta viene neutralizzata prima di essere compresa;
- la partecipazione democratica cede il passo alla sorveglianza e alla repressione.
Una visione diversa è possibile
Come ex ministra della Difesa e segretaria della Democrazia Cristiana, sento il dovere di lanciare un appello: governare il conflitto sociale significa affrontarlo con ascolto, giustizia e trasparenza. Non possiamo costruire uno Stato giusto ignorando le tensioni sociali o comprimendo gli spazi civici.
Il Decreto Sicurezza deve essere riscritto in modo da tutelare davvero le forze dell’ordine senza sacrificare i valori democratici su cui si fonda la nostra Costituzione.
contributo esterno