Il mondo segreto della Guida Michelin: storia, criteri e le novità del 2025

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Nata più di un secolo fa da un’idea che nulla aveva a che fare con la gastronomia, la Guida Michelin è oggi il punto di riferimento assoluto per chi ama la cucina d’eccellenza. Tutto comincia nel 1900, quando i fratelli André e Édouard Michelin — fondatori dell’omonima azienda di pneumatici — decidono di regalare agli automobilisti francesi un libretto rosso con consigli utili per viaggiare: dove fare rifornimento, dove dormire, dove mangiare. Nessuno avrebbe immaginato che quel semplice strumento pensato per incoraggiare l’uso dell’automobile sarebbe diventato, negli anni, il “vangelo” della ristorazione mondiale.

Negli anni Venti la guida inizia a trasformarsi. I fratelli Michelin si rendono conto che alcuni ristoranti meritano menzioni speciali, e nel 1926 compare il simbolo della prima stella accanto ai migliori indirizzi. Cinque anni dopo nasce la classificazione a una, due e tre stelle, che diventerà un linguaggio universale per descrivere la qualità della cucina. Da quel momento, la guida si emancipa dal mondo dei motori e inizia la sua scalata nell’universo dell’alta gastronomia, fino a diventare un simbolo di eccellenza, rigore e, a volte, di controversia.

Gli ispettori

Dietro ogni stella c’è un ispettore, o meglio, un team di ispettori. Figure misteriose, formate internamente, che viaggiano per il mondo mantenendo un anonimato assoluto. Nessuno sa chi siano, nessuno sa quando arrivano. Entrano in un ristorante come normali clienti, ordinano, osservano, assaggiano e prendono appunti. Il loro compito è giudicare esclusivamente la cucina, senza lasciarsi influenzare da fama, location o lusso.

Gli ispettori Michelin vengono selezionati tra persone con una solida esperienza nel settore alberghiero o gastronomico, e affrontano un percorso di formazione rigoroso per garantire uniformità nei criteri di valutazione a livello mondiale. Ogni ristorante viene visitato più volte, da diversi ispettori, prima che si arrivi a una decisione condivisa. È un processo lungo e meticoloso, fatto di confronti e discussioni, durante i cosiddetti star meetings, dove si decide chi guadagna o perde la stella. Nessuna influenza esterna, nessuna sponsorizzazione: solo la qualità del piatto.

Come si conquista una stella Michelin

Ma cosa significa, davvero, ottenere una stella Michelin? Dietro quei simboli si nasconde una filosofia precisa.
Le cinque regole fondamentali che guidano la valutazione sono la qualità degli ingredienti, la padronanza delle tecniche di cucina, l’armonia dei sapori, la personalità dello chef e la coerenza nel tempo. Tutto il resto — servizio, arredi, vista panoramica — può contribuire all’esperienza, ma non influisce direttamente sul giudizio delle stelle. Una stella indica una cucina di grande qualità, che merita una sosta.
Due stelle premiano una cucina eccezionale, che vale una deviazione. Tre stelle, infine, rappresentano l’eccellenza assoluta: un ristorante per cui vale la pena intraprendere un viaggio. È una scala tanto semplice quanto temuta. Perché una stella può cambiare la vita di uno chef, ma può anche diventare un peso da sostenere. Molti cuochi raccontano l’ansia di dover mantenere un livello costante, altri la gioia di vedere riconosciuto il proprio percorso. Eppure, nessuno resta indifferente quando arriva — o si perde — una stella Michelin.

Non solo stelle: Bib Gourmand e Green Star

Negli ultimi anni la guida ha cercato di adattarsi ai tempi, introducendo nuovi riconoscimenti. Il Bib Gourmand è destinato ai ristoranti che offrono una cucina di qualità a un prezzo accessibile, una sorta di “buon affare” gastronomico. Un simbolo molto amato dai viaggiatori e da chi cerca esperienze autentiche senza spendere cifre da capogiro. Poi c’è la Green Star, introdotta nel 2020, che premia quei ristoranti impegnati in pratiche sostenibili: attenzione all’ambiente, riduzione degli sprechi, filiera corta, rispetto per il territorio. È il segno di una nuova sensibilità, che la guida ha scelto di abbracciare senza rinunciare al proprio rigore. In alcuni casi, ricevere una Green Star è diventato importante quanto ottenere una stella tradizionale: un modo per dire che l’eccellenza non passa solo dal gusto, ma anche dalla responsabilità.

2025: l’anno dell’evoluzione Michelin

Il 2025 è stato un anno di svolta per la Guida Michelin, che ha continuato ad allargare i propri confini geografici e culturali.
In Francia, culla della guida, sono stati incoronati due nuovi ristoranti con tre stelle, nove con due stelle e ben 57 con una stella. Segno che la scena gastronomica francese continua a essere un laboratorio in fermento, capace di unire tradizione e sperimentazione. Nel Regno Unito e in Irlanda, la selezione 2025 ha visto entrare tre nuovi due stelle e ventidue nuovi ristoranti con una stella, oltre a un numero crescente di Bib Gourmand e Green Star. A Los Angeles, invece, il ristorante Somni ha conquistato la terza stella, diventando il primo nella città a raggiungere quel traguardo da anni. Anche l’Europa orientale e il Nord America hanno fatto passi importanti: in Polonia, la Michelin ha premiato un nuovo ristorante con una stella, portando a sette il totale nel Paese, mentre in Québec la guida ha fatto il suo debutto, con nove ristoranti stellati e tre Green Star. Tutti questi riconoscimenti raccontano un trend chiaro: la guida si sta aprendo sempre più alla diversità gastronomica, alla valorizzazione delle cucine locali e a una visione globale che non si limita più all’élite europea.

Un simbolo che non smette di contare

Nonostante le critiche, le discussioni e le mode che cambiano, la Guida Michelin resta un faro nel mondo della ristorazione. Per molti chef rappresenta il sogno più grande, per altri una responsabilità, per tutti un punto di riferimento.
Ottenere una stella significa entrare in una famiglia esclusiva, dove ogni piatto racconta una storia di passione, sacrificio e perfezione. Nel 2025, la Michelin ha dimostrato ancora una volta di saper rinnovare se stessa senza perdere la propria identità: un equilibrio raro, come quello di un grande piatto in cui ogni ingrediente ha un senso preciso.