Ernesto Pellegrini: un uomo, una vita, un’impresa

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di Antonio Fazio

Per uno strano scherzo del destino la morte di Ernesto Pellegrini, uno dei più noti capitani d’industria italiani, è avvenuta proprio nel giorno in cui l’Inter ha giocato la finale di Champions League.

Lui, il diciassettesimo ed indimenticabile presidente del club neroazzurro che portò la squadra alla conquista della coppa UEFA nel 1991, quando da ben 26 anni mancava un trofeo europeo.

Lui, del resto, ha fatto sempre così, fino all’ultimo giorno della sua vita; una vita, quella di Pellegrini,  spesa per il lavoro e la sua amata famiglia,  con una dedizione che  può  certamente dirsi encomiabile, quasi proverbiale,  creando – dal nulla – la sua impresa, facendola crescere come una sua creatura, conducendola fino ai risultati strabilianti di oggi, ma rimanendo sempre con i piedi saldamente  in terra.

La Pellegrini SpA, oggi azienda che opera a livello nazionale ed internazionale e leader in alcuni settori come: ristorazione, welfare, vending, forniture alimentari, pulizia e servizi integrati.

La formula vincente? Sicuramente il fiuto e le capacità innate, unite a passione, impegno e onestà, che poi erano le regole che ha imposto a se stesso e alla sua famiglia.

Lui è anche quell’uomo, silenzioso, delle tante iniziative caritatevoli, che non ha mai voluto dimenticare gli ultimi. Basti pensare alla Fondazione Ernesto Pellegrini Onlus, un’iniziativa, condivisa con la figlia Valentina, nata per restituire dignità e speranza a chi vive in condizioni difficili.  Ma non finisce qua; sempre insieme alla figlia Valentina, il Cavaliere Ernesto Pellegrini fa nascere a Milano il ristorante solidale Ruben: un luogo dove non si offre solo un pasto, ma un’opportunità di riscatto sociale.

Lui, del resto, è stato sempre un leader vincente: sul campo, nell’azienda, nella vita.

Lui, uomo d’altri tempi, sul campo di calcio ha detto tutto: portando la passione, la caparbietà  e la mentalità vincente di chi si è costruito da solo, il carattere di un uomo deciso, con uno stile sobrio e un’eleganza sopraffina, apparsa, a volte, anche un  po’ stridente in un ambiente rumoroso  e caotico  come quello del calcio.

Lui, nel calcio, ha avuto sempre e solo un’unica fede, quella dell’Inter; probabilmente, il più amato di sempre dai tifosi, che vedevano in lui l’uomo del riscatto sportivo, il presidente a cui affidare  speranze ed emozioni. Ma lui è stato amato anche da chi non aveva una fede nerazzurra e anche da chi, pur non essendo un tifoso della palla rotonda, guardava il suo esempio e stile da presidente.

Lui se ne va, con il suo stile, ma rimane fermo il suo ricordo per la passione che ha messo nelle cose e per quello che ha dimostrato di saper fare, dal nulla.

Lui se ne va, ma lascia i suoi insegnamenti in una famiglia e in un’impresa che per lui sono stati un tutt’uno.

Lui se ne va, ma lascia un’impresa diventata un impero, per dimensioni, know how, redditività e solidità finanziaria; un vero gioiello aziendale che sarà adesso  affidato alle mani sapienti dell’unica e amatissima figlia, Valentina Pellegrini.

 Del resto, c’era da aspettarselo!

Figuriamoci se uno come Ernesto Pellegrini, venuto dal basso e cresciuto solo grazie al duro lavoro, un grande imprenditore visionario e pianificatore, potesse lasciare tutto al caso e non pensare al futuro, alla sua azienda, ai suoi lavoratori e collaboratori; questi ultimi erano per lui  come  dei figli, che di sovente invitava anche nella sua  casa a Milano in conviviali con la propria famiglia.

Oggi tocca, quindi,  a Valentina Pellegrini, laureata in economia, Vicepresidente del Gruppo Pellegrini, che del padre ha preso sicuramente il carattere deciso, necessario in un mondo spesso dominato da uomini. Sin da subito, forte del profilo manageriale, affinatosi anche grazie alla guida paterna, partecipa come protagonista alle vicende e alle dinamiche di un’azienda, in forte espansione, che oggi vanta un fatturato di oltre un miliardo di euro, dando lavoro a più di 11.000 persone.

Valentina Pellegrini non rappresenta solo la continuità; è quella che da qualche tempo ha spinto per l’organizzazione, l’espansione e l’innovazione, proponendo una cultura aziendale ancor più orientata all’attenzione verso i lavoratori, la qualità del servizio e la responsabilità sociale.

La manager milanese, non è però solo la figlia del compianto presidente, ma è quella che con la sua visione strategica ha proiettato l’azienda in ambito nazionale e internazionale.

Da sinistra: Ernesto Pellegrini con Valentina Pellegrini

Il mio personale ricordo

Se quella appena raccontata è la storia di un presidente e di un imprenditore di successo, chi scrive ha avuto l’onore di conoscerlo da vicino per esserne stato uno dei collaboratori.

Visto che questa testata mi ha dato l’opportunità di ricordarne la figura, mi piacerebbe esprimere, allora, qualche nota personale che  consente di conoscere, ancor di più, Ernesto Pellegrini, non solo come grande imprenditore, ma come Uomo,  dotato di una  sensibilità e generosità  non comuni.  

Con il Presidente ci siamo conosciuti nell’ottobre del 2018 e, sin da subito, sono stato affascinato dalla determinazione  che  contraddistingueva  la sua personalità,  dall’innato talento imprenditoriale  e, nel contempo, dalla  generosità, rivolta soprattutto alle persone più bisognose. Mi  ha accolto  – come diceva lui –  nella sua famiglia, facendomi sentire non solo un semplice collaboratore ma partecipe ad un progetto imprenditoriale di successo. Sono certo che la figlia Valentina, da sempre al suo fianco, proseguirà  il cammino tracciato con la stessa determinazione e passione, facendo tesoro degli insegnamenti  ricevuti dal Presidente.

 A questo punto, ritenendo di interpretare il pensiero di tutti quelli che gli sono stati vicini, non mi resta che rivolgere un caloroso ringraziamento per tutto quello che Ernesto Pellegrini ha rappresentato nell’imprenditoria italiana in tanti anni di attività (si pensi che tra qualche giorno la sua creatura – la Pellegrini SpA – compirà sessant’anni di vita), creando opportunità di sviluppo e dando lavoro a migliaia di persone.

Buon viaggio Presidente!

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