I vertici devono prendersi le proprie responsabilità dopo questo disastro. C’è un campionato da riformare totalmente: club e Figc sono i principali responsabili. Spalletti e Gravina devono dimettersi entrambi, stanno danneggiando tutti i tifosi (purtroppo pochi). Il tempo è scaduto, abbiamo ancora un ministro dello Sport?
Norvegia – Italia: Haaland e compagni ci seppelliscono
“L’Italia è forte, ma hanno trovato noi che siamo più forti”. Questo è stato il commento di un giocatore della Norvegia a fine partita, sicuramente non elegante ma nessuno può fargli rimangiare quell’arroganza. La Norvegia mette mezzo piede nel Mondiale americano del 2026, è dal 1998 che non partecipa.
Noi ci stiamo chiedendo come mai siamo arrivati a questo. Partiamo dalle basi: della Nazionale italiana non interessa più a nessuno: non interessa ai tifosi, che già erano pochi, e sono bravi a salire sul carro del vincitore (come nel 2006) ma poi al massimo guardano la nazionale solo per seguire i loro “beniamini” che giocano nella squadra del cuore. Non si fanno vedere, i tifosi, sono i primi a mancare, ma non è colpa loro perché neanche l’atletica leggera attira folle oceaniche eppure ottiene risultati straordinari.
I tifosi a Oslo sono mancati tantissimo, ma veniamo al campo. Il campo parla e dice che l’Italia prende un’imbarcata imbarazzante: 3-0 ma la Norvegia meritava anche il quarto e forse pure il quinto gol. Il palo salva l’incolpevole Donnarumma dopo una bordata di Berg che avrebbe reso il passivo più pesante. In questa partita si può davvero solo parlare di Norvegia perché gli azzurri non sono stati in grado di tirare mai verso la porta della Norvegia. L’unica vera occasione la crea il subentrato Lucca che al 90esimo effettua il primo tiro in porta. Fino a quel momento gli spettatori non avevano mai visto il colore della maglia del portiere avversario. Nel calcio si può perdere, è lo sport e la vita, ma bisogna giocare e l’Italia davvero non lo ha fatto mai.
Le responsabilità mai prese di un ennesimo disastro: un calcio da riformare
Lo scudetto vinto dal Napoli nella stagione 2022-23 non dev’essere messo in discussione. Questa è una ed unica premessa fondamentale, perché nessuno si offenda. Antonio Conte è un mago, ha fatto un vero miracolo ed il quarto scudetto il Napoli lo ha vinto con merito. Andiamo avanti.
L’Italia offre da anni un calcio che dire pietoso è poco, sia a livello di club che di Nazionale. Gli errori sono da individuare alla base: strutture inadeguate, campi vecchi e stadi fatiscenti. Salvo lo Stadium, nessuno è di proprietà dei club. Manca la seria volontà di investire. Nessuno vuole metterci i soldi. Questo ovviamente fa sì che i settori giovanili siano abbandonati, completamente messi da parte solo in rarissimi casi.
Il risultato è evidente a tutti: nel campionato italiano ci sono pochissimi campioni e pochi sono italiani, ma ci sono ancor meno fuoriclasse e nessuno è italiano. Non ci sono trascinatori, ed il campionato è retrocesso quasi ad un campionato di serie B. Certo, si dirà, c’è stata la finalista di Champions (e sappiamo anche com’è finita). Andiamo a contare i giocatori italiani dell’Inter: Sommer (portiere), Barella, Di Marco, Darmian, Bastoni, Frattesi e Acerbi, cioè appena 7 giocatori della rosa. Nel Napoli campione d’Italia ci sono: Meret, Contini (secondo portiere), Buongiorno, Spinazzola, Di Lorenzo, Mazzocchi, Politano e Raspadori, cioè 8 giocatori in rosa. Meglio non guardare le altre, ma l’andazzo si è capito. Sono sintomi di un calcio da riformare completamente: è un calcio che non vince in contesti internazionali, dove appaiono solo comparsate e dove il campionato non brilla per qualità.
Gabriele Gravina è Presidente della Figc dal 2018, cioè da quando Carlo Tavecchio si dimise proprio per aver fallito la qualificazione al mondiale. Gravina non ha seguito l’esempio del predecessore ed è rimasto in sella dopo il secondo disastro del 2022, forte dell’Europeo portato a casa nel 2021. Ma esattamente, che cos’ha fatto la Figc dal 2018 ad oggi? Quali sono le norme messe in campo? Ci sono forse dei provvedimenti presi dalla Federazione che ci siamo persi? Lo stesso si può dire dell’autogestita Lega calcio, e quindi dei club che fanno come vogliono.
Abodi si è mai fatto vivo? Ci vuole un ministro dello sport adeguato
Il ministro dello Sport, Abodi, è pervenuto? Assolutamente no. La figura del Ministro dello Sport in Italia è sempre stata evanescente, come a dire che in realtà è solo una figura di rappresentanza. Il vero problema è che il nostro ministro si espone solo quando le cose vanno bene e sparisce quando c’è da combattere. Siccome siede nel Consiglio dei Ministri e quindi nell’esecutivo, potrebbe forse portare delle istanze, delle proposte per riformare lo sport. Invece nulla di tutto ciò.
Ci sarà, prima o poi, un governo in Italia che penserà anche allo sport? Oppure daranno ancora soldi a pioggia alle società di calcio per non farle fallire com’è stato finora? Forse c’è un grande problema in Italia e si chiama ipocrisia: sono tutti sempre pronti a dire cosa non va, ma poi cedono agli interessi del momento, allo spot elettorale.
Gravina e Abodi dovrebbero, più di tutti, farsi un esame di coscienza ed iniziare a comprendere che è necessario invertire la rotta ed iniziare a fare qualcosa per il calcio italiano. Magari tornando alle regole: ad esempio quelle sugli stranieri, sui centri sportivi e sulle giovanili. Depotenziare le figure dei procuratori ed iniziare a ripensare il sistema. Invece in Italia la maggior parte del dibattito gira esclusivamente intorno al “rigore non dato, all’arbitro, al fuorigioco, alla rimessa laterale”.
Si dovrebbe iniziare con un gesto coraggioso: dimissioni subito, per aprire quanto prima un nuovo ciclo ed una vera rivoluzione nel calcio italiano che aspettiamo da 20 anni. Riportiamo le coppe in Italia, giochiamo meno partite e così alziamo la qualità a discapito dell’inutile quantità. Se il calcio non ritorna ad essere sostenibile, il sistema italiano, che è sempre più debole, affonderà inevitabilmente.